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Rendiconto sull'attività svolta nel secondo ... - INGV Home Page

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Monitoraggio delle falde acquifere, delle manifestazioni fumaroliche e delle emissioni<br />

diffuse di CO2 dai suoli 29<br />

Introduzione<br />

Stromboli, il vulcano più attivo dell’intero arco eoliano, è caratterizzato da un degassamento<br />

sommitale a “condotto aperto” permanente e da una persistente attività esplosiva.<br />

Occasionalmente, in quest’area si verificano esplosioni più violente associate ad emissioni di lava.<br />

L’episodio eruttivo più recente ha avuto inizio alla fine del 2002, si è protratto fino al 22 luglio del<br />

2003 ed è stato accompagnato da un forte evento esplosivo (5 aprile 2003). Dopo la fine<br />

dell’eruzione, Stromboli ha ripreso gradualmente la sua tipica attività inter-eruttiva caratterizzata da<br />

modeste esplosioni nei crateri sommitali con una frequenza di circa un evento ogni 20-30’.<br />

Il programma di sorveglianza svolto durante il 2006 è consistito <strong>nel</strong> monitoraggio della<br />

composizione chimica ed isotopica delle acque di falda e dei gas in esse disciolti, delle emissioni<br />

fumaroliche e dei gas diffusi dai suoli. Tale obbiettivo è stato raggiunto attraverso campionamenti<br />

periodici (e successive analisi di laboratorio) e misure continue effettuate tramite strumentazioni<br />

automatiche. La falda acquifera è stata campionata attraverso 4 pozzi termali ubicati all’interno del<br />

centro abitato di Stromboli (fig. 1) individuati attraverso uno studio di dettaglio svolto <strong>nel</strong> triennio<br />

1999-2002. La rete per il monitoraggio continuo è costituita da due stazioni per la misura del flusso<br />

di CO 2 dai suoli site rispettivamente a Scari (STR01: all’interno del centro abitato di Stromboli) e<br />

sulla parte sommitale del vulcano (STR02: in località Pizzo Sopra La Fossa), e da una stazione<br />

sperimentale per la misura della temperatura e della concentrazione della CO 2 disciolta <strong>nel</strong>la falda<br />

installata in località Ossidiana (Scari). Nell’isola, infine, è presente una rete pluviometrica per il<br />

monitoraggio della quantità e della composizione isotopica delle piogge.<br />

Discussione dei dati<br />

L’acquifero termale - I pozzi monitorati hanno temperature variabili da 35 a 47°C ed un ampio<br />

range di salinità (8200 < TDS < 40000 mg/l), dovuto ad un variabile contributo di acqua di mare<br />

(fig. 2). Come si osserva <strong>nel</strong> diagramma triangolare di fig. 3, le acque campionate ricadono su un<br />

trend di mescolamento tra l’acqua di mare ed un termine più ricco in HCO 3- che, in aree vulcaniche,<br />

è riconducibile ad un input di CO 2 di origine magmatica (“perypheral waters”, sensu Giggenbach,<br />

1991). Tale composizione variabile, evidenzia fenomeni di stratificazione verticale e zonazione<br />

orizzontale <strong>nel</strong>l’acquifero. Come consueto in molti strato-vulcani, l’alternanza di lave fessurate e di<br />

livelli piroclastici di differente granulometria e permeabilità, crea corpi idrici stratificati e di<br />

composizione variabile in senso verticale. I siti Saibbo, Limoneto e Zurro sono rappresentativi<br />

dell’acquifero più profondo e salino, mentre Fulco presenta una salinità minore ed è principalmente<br />

alimentato da acque meteoriche. I valori di temperatura e del contenuto di specie che si<br />

arricchiscono preferenzialmente <strong>nel</strong>la fase vapore (NH 4 e H 3 BO 3 ) (fig. 4), indicano che l’acquifero<br />

salino interagisce maggiormente con il vapore proveniente da un sistema idrotermale profondo. Il<br />

29<br />

Inguaggiato S., Brusca L., Federico C., Francofonte V., Grassa F., Liotta M., Longo M., Madonia P., Mastrolia A., Vita F.,<br />

Rizzo A., Rouwet D.<br />

225

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