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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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Martino Marmolejo fratello laico, il quale andò in Tours per vedere <strong>Francesco</strong>, e<br />

<strong>da</strong> lui ebbesi per ricordo un bastone <strong>di</strong> legno ad<strong>di</strong>man<strong>da</strong>to moro, <strong>di</strong> cui dovesse<br />

servirsi nel viaggio, e non appena pervenuto in Eccia, fosse stato sollecito <strong>di</strong><br />

piantarlo nell’orto del monastero. Ed egli, cui forte grandeggiava il pensiero e’l<br />

desiderio <strong>di</strong> eseguire le insinuategli pratiche, non v’interpose esitanza <strong>di</strong> sorta; e<br />

vide poi appuntino intervenire che quel bastone <strong>di</strong>venne un foltissimo ed<br />

altissimo albero <strong>di</strong> moro, le cui foglie valsero per moltissimi anni ad alimentare i<br />

bachi che fanno la seta, ed in parecchie fiate furono ezian<strong>di</strong>o serbate con<br />

miracoli. Ed imperciocchè qui il destro ce ne viene, non vogliamo, siccome<br />

pregio dell’opera, pretemettere, innanzi che ponessimo fine al presente capitolo,<br />

la narrazione <strong>di</strong> due miracoli operati <strong>da</strong> <strong>Francesco</strong>, ed i quali nel primo volume<br />

<strong>di</strong>cemmo intervenuti nella persona <strong>di</strong> que’ <strong>da</strong> <strong>Paola</strong>. Due giovanette, l’una cieca<br />

al postutto d’ambo i lumi; e invasata <strong>da</strong> maligno spirito l’altra, viveansi <strong>vita</strong> dura<br />

e travagliatissima. Né le cure più assidue de’ cultori delle me<strong>di</strong>che scienze per la<br />

prima; né le preci, né tutte le devote pratiche per la secon<strong>da</strong>, valsero a far<br />

conseguire il desiato fine ad ambedue. Ed in mezzo a così fatta <strong>di</strong> speranza non<br />

ferono che rivolgersi al comune soccorritore, al <strong>Paola</strong>no <strong>Francesco</strong>, perché<br />

questi avesse efficacemente impetrato loro <strong>da</strong>ll’Onnipotente Id<strong>di</strong>o che <strong>da</strong> que’<br />

duri travagli per l’una, e morali per l’altra le liberasse. E ben esse s’avvisarono;<br />

il perché <strong>Francesco</strong> subito che riseppe lo stato in felicissimo <strong>di</strong> esso-loro, e<br />

ripiegato a misericor<strong>di</strong>a, altamente sperando in Dio, d’impromise <strong>di</strong> appagarle.<br />

Il perché il <strong>Paola</strong>no ponendo su gli occhi della cieca una certa erba che lì lì avea<br />

raccolta in un orto, e tenutavela sopra alquanto <strong>di</strong> tempo con la propria mano, la<br />

quale togliendo poscia, cadde l’erba, e la giovinetta aperse gli occhi,<br />

cominciando così a vedere ed a godere <strong>di</strong> quello che prima miseramente<br />

venivale denegato. E con voce d’impero ed altitonante coman<strong>da</strong>ndo al maligno<br />

spirito che l’altra giovinetta travagliava, <strong>di</strong> escire subitamente <strong>di</strong> quel corpo, ed<br />

invocando il nome <strong>di</strong> Dio Ottimo Massimo, sforzollo ad uscirne allor allora, e<br />

con tale e così fatta violenza, che l’afflitta giovanetta cadendo giù per terra

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