La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi
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CAPO XXV.<br />
Ultima infermità <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>, pre<strong>di</strong>zione della sua morte,<br />
e suo avveramento.<br />
Era obbietto <strong>da</strong>ddovero <strong>di</strong> alta maraviglia, che <strong>Francesco</strong> avesse potuto<br />
durarla per la lunga stagione <strong>di</strong> anni novantuno in sì rigoroso tenore <strong>di</strong> <strong>vita</strong>; e<br />
che avesse sempre goduto <strong>di</strong> una invariabile sistema <strong>di</strong> salute; ma suonata alla<br />
fine delle fini l’ora in cui Dio a sé volevalo, fu soprappresso <strong>da</strong> una lenta sì, ma<br />
continua febbricciuola, la quale col coti<strong>di</strong>ano suo travaglio gli andò piano piano<br />
consumando tutte le forze, <strong>di</strong> modo che <strong>di</strong>venne uno scheletro <strong>di</strong> morte;<br />
ravvisato non però mai sempre <strong>da</strong>l consueto e naturale suo spirito, che mai<br />
perdette in mezzo alle pena, <strong>da</strong> cui giaceasi abbattuto il suo corpo. Quanto più<br />
non <strong>di</strong> meno il suo malore avvanzavasi, un viemmaggiore aborrimento egli<br />
sentiva in sé medesimo <strong>di</strong> questa bassa terra, ed un vivo desiderio del cielo. Ed<br />
ogni dì volea ricevere l’eucaristico pane, perché in tal guisa stessa l’anima più<br />
vigilante ad amre il suo Dio, o fosse pure più rafforzata in combattere tutti i<br />
sinistri avvenimenti. Era la Domenica delle Palme 28 Marzo 1507, ed egli a sé<br />
chiamati tutti i suoi seguaci, così <strong>di</strong>sse loro « Dielttissimi, egli conviene che<br />
.«.sappiate la mia morte essere vicina, e dovrà intervenire in giorno <strong>di</strong> passione,<br />
.«.dopo la Pasqua del Giovedì Santo, e l’ora sarà quella <strong>di</strong> Nona. Voi dunque<br />
.«.confortatevi, siccome me ne consolo io. Per me non vi ha speranza <strong>di</strong> <strong>vita</strong><br />
.«.temporale, e solo nella eterna mi è <strong>da</strong>to sperare.» Successe a tali parole un<br />
profon<strong>di</strong>ssimo silenzio, <strong>da</strong>ppoi un <strong>di</strong>rottissimo pianto <strong>di</strong> tutti quei seguaci. Fra<br />
questo tempo le pratiche, che il Santo facea con i suoi religiosi, erano piene <strong>di</strong><br />
zelo, d’amore, e spirito, che loro moveva ad incre<strong>di</strong>bile dolore, ed afflizione.<br />
Era impertanto il Giovedì Santo, ed egli così prostrato <strong>di</strong> forze come era,<br />
volle a do<strong>di</strong>ci suoi religiosi lavare i pie<strong>di</strong>; costumanza che servata avea in