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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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il natale, la sua presenza aver a tornare <strong>di</strong> non poco giovamento a quelle prime<br />

sue case che pur se abbisognavano oltremodo; avere abbastanza fatta in Francia<br />

<strong>di</strong>mora sotto il principato <strong>di</strong> due re a cui avea sempre servito con sincero e<br />

<strong>di</strong>voto animo e con amore gran<strong>di</strong>ssimo; ed essere tempo omai <strong>di</strong> vivere nel<br />

patrio suolo dove l’aere sarebbe tornata più giovevole alla sua età inoltrata <strong>di</strong><br />

troppo.<br />

Re Luigi sia perché non conoscesse abbastanza <strong>Francesco</strong> come quegli<br />

che era sempre stato <strong>da</strong>lla Corte lontano, o perché il conoscesse troppo amato<br />

<strong>da</strong>’ suo antecessori, e perciò nel comune mangiamento delle cose volesse lui<br />

involger benanco, sia perché me<strong>di</strong>tasse l’impresa del regno <strong>di</strong> Napoli e gli fosse<br />

per ciò rappresentato per sospetto uno che era naturale del regno; al primo<br />

venirgli chiesta la licenza <strong>da</strong> parte <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>di</strong> volersi partire <strong>di</strong> Francia, si<br />

mostrò presto ed apparecchiato a tanto concedergli. Ma non appea ebbe risaputo<br />

la verità delle cose fuori della reggia e conosciuto chi mai si fosse quel <strong>Paola</strong>no,<br />

che subito <strong>di</strong>è ismanie e conturbossi nel cuore.<br />

Al che aggiunsero le rappresentanze de’ Gran<strong>di</strong> della Corte, i quali con<br />

istanze fervi<strong>di</strong>ssime faceangli intendere, <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>spiacimento era tornata a<br />

tutt’i suoi sud<strong>di</strong>ti la licenza ch’egli avea <strong>da</strong>ta a <strong>Francesco</strong> <strong>di</strong> partirsi <strong>da</strong>’ suoi<br />

regni; parlarsene <strong>da</strong>ppertutto con in<strong>di</strong>cibile tenerezza. E poscia si facevano ad<br />

esporre al re la verace per<strong>di</strong>ta che faceasi non lasciar partire quest’uomo, il quale<br />

<strong>da</strong> Dio man<strong>da</strong>to per comune conforto, a buon <strong>di</strong>ritto potea <strong>di</strong>rsi esser <strong>di</strong> tutti,<br />

tutti avendosi la <strong>di</strong>mora del <strong>Paola</strong>no in Francia a due Re antecessori. Luigi aver<br />

per lui santamente finito sua giornata, Carlo aver <strong>da</strong> lui imparato le più squisite<br />

massime <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> devozione. Le vittorie che il primo acquistò sopra l’inferno<br />

esser conseguenza delle calde preghiere che a Dio porgeva il <strong>Paola</strong>no; le<br />

palmenche il secondo portò de’ nemici essere state delle sue lagrime augurate.<br />

Ma segnatamente vuolsi qui parlare del Car<strong>di</strong>nal Giorgio <strong>di</strong> Ambuosa<br />

Legato a latere in Francia, Arcivescovo <strong>di</strong> Roano e Consigliere del Re. Era egli<br />

uomo <strong>di</strong> non or<strong>di</strong>naria interezza <strong>di</strong> costumi, <strong>di</strong> pietà assai esemplare, ed amava

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