La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi
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conceputo per le tante cose che ne pubblicava la fama: altri <strong>da</strong> una devota<br />
curiosità spronati <strong>di</strong> verificare co’ loro sguar<strong>di</strong> quanto della sua <strong>vita</strong> an<strong>da</strong>van<br />
tutto <strong>di</strong> decantando le lingue altrui.<br />
Infrattanto si determinò la giornata <strong>di</strong> dover an<strong>da</strong>rne a’ pie<strong>di</strong> del Papa, e<br />
fu la mattina seguente al giorno del suo arrivo.<br />
Andò egli dunque al Vaticano, accompagnato <strong>da</strong>ll’inviato Francese, <strong>da</strong>l<br />
Principe <strong>di</strong> Taranto, <strong>da</strong>’ Cavalieri Napoletani, <strong>da</strong> altri Prelati, e cavalieri sì <strong>di</strong><br />
Napoli, come <strong>di</strong> Francia, oltre al Maresciallo or<strong>di</strong>nario Ambasciatore che<br />
l’introdusse all’u<strong>di</strong>enza. Nel passar per le strade <strong>di</strong> Roma, il popolo fu immenso,<br />
che vi si trovò radunato per ammirar quella pompa con che un povero romito si<br />
onorava; ma molto più per ammirare lui stesso, che <strong>di</strong> ogni più vaga pompa era<br />
il più grato spettacolo. Nell’anticamera pontificia fu egli accolto <strong>da</strong> un gran<br />
numero <strong>di</strong> Prelati che tutti si facevano a gara a chi più <strong>di</strong>mostrar gli potesse<br />
espressioni <strong>di</strong> stima, e <strong>di</strong> riverenza. Gli occhi <strong>di</strong> tutta la Corte eran solamente<br />
sopra <strong>di</strong> lui, avvegnacchè sopra niuno <strong>di</strong> tanti che li riguar<strong>da</strong>vano, si fissarono le<br />
<strong>di</strong> lui pupille.<br />
Fu intanto egli introdotto alla u<strong>di</strong>enza. Ritrovò il Pontefice Sisto assiso<br />
nel maestoso suo seggio; ed egli al vederlo buttassi proteso a terra per adorarlo,<br />
il qual atto avendo per due volte ripetuto, arrivò a suoi pie<strong>di</strong>, baciandolo col cuor<br />
sulle labbra, non men liquefatto <strong>da</strong>lle lagrime che gli gron<strong>da</strong>vano <strong>da</strong>gli occhi,<br />
che infiammato <strong>da</strong>gli ardori che gli esalavano <strong>da</strong>l seno. In<strong>di</strong> sciolse la sua lingua<br />
per manifestare al Santo Padre i più sinceri sentimenti del suo profondo rispetto.<br />
Confessò in prima esser inetto suo labbro a parlare qual si conviene ad un<br />
Vicario <strong>di</strong> Cristo siccome in degnissimo egli stesso riputava a comparirgli<br />
<strong>da</strong>vanti. Esser non<strong>di</strong>meno un benignissimo effetto della Pontificia clemenza<br />
l’ammetterlo a’ suoi santissimi pie<strong>di</strong> in cui siccome ritrovava il colmo <strong>di</strong> tutte le<br />
umane grandezza, così <strong>da</strong> essi ritraeva il cumulo <strong>di</strong> tutte le felicità <strong>di</strong> cui l’uomo<br />
in questa <strong>vita</strong> esser capace. Per rispondere alla benignità che inverso <strong>di</strong> sua<br />
bassezza si usava, egli rincuorarsi a parlare e rendere in primo luogo sue