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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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a benefizio <strong>di</strong> moltissimi, i quali bevendo specialmente in quella tazza nelle loro<br />

infermità, racquistano sovente la salute.<br />

Al cavaliere Galeotta andò un reliquiario, che infino a molti anni sono si è<br />

costantemente serbato <strong>da</strong>i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> un ramo <strong>di</strong> questa antica e chiara<br />

famiglia. Ed inoltre vaticinò al medesimo, che mai alcuno <strong>di</strong> sua casa sarebbesi<br />

morto senza avere ricevuto <strong>da</strong>pprima il sagrosanto Viatico; questo privilegio,<br />

che non è certamente or<strong>di</strong>nario, attestano quelli che alla suddetta famiglia<br />

appartengono, costantemente essersi serbato in tutti i loro antenati anche in pro<br />

<strong>di</strong> coloro che in guerra son periti o <strong>di</strong> ferro o <strong>di</strong> fuoco. Donde pure intravenne<br />

che due altri <strong>di</strong> questa famiglia, nominati Simone e Luigi Galeotta, Governatore<br />

il primo, Assessore e Giu<strong>di</strong>ce il secondo nella terra della Regina nella Calabria<br />

Citeriore ad occasione della canonizzazione <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>, ne scrissero anche<br />

eglino a Leone X, siccome altrove verrà narrato. Per questo medesimo cavalier<br />

Galeotta scrisse <strong>Francesco</strong> a Re Fer<strong>di</strong>nando <strong>da</strong>ndogli contezza del suo arrivo in<br />

Francia, <strong>da</strong>l quale n’ebbe <strong>di</strong>poi a suo tempo gentilissima ed amorevole risposta.<br />

Ed an<strong>da</strong>ndone il Principe <strong>di</strong> Taranto alla volta <strong>di</strong> Valenza, egli il Galeotta,<br />

postosi sulla galea che in Marsiglia lo aspettava, incamminossi inverso Napoli.<br />

Ma non appena quella avea sciolto le vele al vento, che furiosa burrasca sorta<br />

all’improvviso repente minacciava irreparabile sciagura. Era ivi al servizio del<br />

naviglio un galeotto, il quale veggendo i zoccoli <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> nel fondo della<br />

galea, <strong>da</strong> quello lasciativi per <strong>di</strong>menticanza; <strong>di</strong>sse: oh! questi sono i zoccoli <strong>di</strong><br />

quel romito che bene potea con una parola liberarmi <strong>da</strong> questo travaglio che<br />

patisco; e nol volle a verun patto fare; ed io ora per <strong>di</strong>spetto vo buttare i suoi<br />

zoccoli nel mare: ed in ciò <strong>di</strong>cendo, buttolli <strong>da</strong>ddovero con tale e tanta burbanza<br />

delle gorghi-profonde acque. Ma appena quei zoccoli toccarono l’onde che il<br />

mare acquietossi, tutto placido e tranquillo ad<strong>di</strong>venendo <strong>da</strong> furioso che era prima<br />

torbido e tempestoso, onde potè quella nave proseguire prosperamente il suo<br />

viaggio; e fare <strong>da</strong> ultimo felicemente l’arrivo in Napoli.

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