La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi
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<strong>di</strong> tutti, si trovò liberato <strong>di</strong> que’ dolori. Gabriello Rieza, notajo reale <strong>di</strong> Majorca<br />
viaggiava, essendo giovanetto, <strong>da</strong> Costix a Cineu sua patria. Lunghesso il<br />
cammino fu assalito <strong>da</strong> alcuni ladroni i quali tiranrongli molti colpi <strong>di</strong> carabina.<br />
Invocò egli il soccorso <strong>di</strong> S. <strong>Francesco</strong> <strong>da</strong> <strong>Paola</strong> suo protettore, <strong>di</strong> cui avevasi<br />
pur indosso il cordone, e lasciando le re<strong>di</strong>ni in balìa al cavallo, <strong>di</strong>essi, con quello<br />
a fuggire, salvassi, ed in luogo securo pervenuto, vide che le palle eran <strong>da</strong>te nel<br />
cordone, senza offendere in alcuna maniera la persona <strong>di</strong> lui; il perché egli per<br />
memoria del gran miracolo, ne lasciò appesa allo altare del Santo una tavola<br />
votiva.<br />
L’abito votivo ezian<strong>di</strong>o salvò un fanciullo che <strong>di</strong> esso era vestito.<br />
Nell’anno 1618 Carlo Rapollo e Camilla sua moglie Messinesi, avean quel loro<br />
figliuolo ottenuto <strong>da</strong> Dio ad intercessione del <strong>Paola</strong>no; laonde eglino per<br />
gratitu<strong>di</strong>ne del ricevuto favore, dell’abito <strong>di</strong> lui il facevano an<strong>da</strong>re vestito. Si<br />
posero un giorno in barca per an<strong>da</strong>re nella chiesa <strong>di</strong> S. Sepolcro, e con seco<br />
condussero benanco il fanciullo che era <strong>di</strong> tre anni. Scesero eglino in terra, ed il<br />
fanciullo restò in barca, d’onde, senza che quelli se ne accorgessero, cadde<br />
<strong>di</strong>sgraziatamente in mare. Volsero <strong>di</strong>poi, siccome era naturale cosa, lo sguardo<br />
alla barca per prendere il figliuolo, ma nol trovarono mica, e guar<strong>da</strong>ndo il mare,<br />
videro che quegli, sopra le acque a posta loro camminava, sano e salvo il<br />
presero, e che è più, <strong>da</strong> quelle acque nemmeno era leggermente bagnato. Paolo<br />
Volentino <strong>da</strong> Melazzo <strong>da</strong> più anni era tempestato <strong>da</strong> in soffribilissima lebbra per<br />
modo che anche a sé stesso erasi renduto schifoso e obbrobrioso, e tutti gli<br />
spe<strong>di</strong>enti usati essendo tornati vani e non acconci pel suo malore, raccomandossi<br />
<strong>da</strong> ultimo fervi<strong>da</strong>mente al <strong>Paola</strong>no, e questi apparsegli <strong>di</strong>cendo: che se era vago<br />
<strong>di</strong> risanare della lebbra, si lavasse con l’acqua al pozzo, e portatagli<br />
amorevolmente l’acqua <strong>da</strong> uno <strong>di</strong> que’ religiosi, lavossi; e cadendogli <strong>da</strong>lle carni<br />
quella feti<strong>da</strong> materia, fu sano al tutto. Ciò avvenne nell’anno 1657. Dell’acqua<br />
fatta <strong>da</strong>l <strong>Paola</strong>no miracolosamente scaturire <strong>da</strong> una selce in <strong>Paola</strong>, ove<br />
ammirassi il miracolo della trota che altrove narrammo, si porta in lontanissimi