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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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Il Re che in pie<strong>di</strong> stavansi presso alla porta ad aspettarlo, non appena che<br />

a sé poco <strong>di</strong>stante il vide, fecesi subitamente all’incontro <strong>di</strong> lui, teneramente<br />

abbracciollo e baciogli rispettoso le mani, al che non vi so <strong>di</strong>r come il buon<br />

<strong>Paola</strong>no si rimanesse, ed in quante e quali umili ed officiose espressioni si<br />

facesse a profferirgli la sua devozione ed il più ossequioso rispetto. Dappoi la<br />

real famiglia innanzi a lui prostrata gli venne profferendo i più amorevoli<br />

argomenti <strong>di</strong> ammirazione e <strong>di</strong> riverenza; tutti gli or<strong>di</strong>ni in appresso fecero a<br />

gara nel venerarlo qual uomo <strong>da</strong> Dio man<strong>da</strong>to, chi baciandogli le mani, e cui le<br />

vesti. Da ultimo si <strong>di</strong>è principio solenne accompagnamento con cni egli per le<br />

strade più frequentate della città fu condotto al Castel nuovo, ove in quel tempo<br />

era la Regia stanza. E camminando per quelle popolosissime vie fu tale e così<br />

fatta la folla della immensa moltitu<strong>di</strong>ne, che ebbesi ad attribuire alla <strong>di</strong>ligenza<br />

del Principe <strong>di</strong> Taranto <strong>di</strong> non esser rimasto <strong>Francesco</strong> <strong>da</strong> quella pesto; e senza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong> tanto altro popolo che <strong>da</strong>’ terrazzi de’ palagi, <strong>da</strong>lle finestre delle case, era<br />

insieme aspettatore ed ancora spettacolo, <strong>da</strong> far forte meravigliare riguar<strong>da</strong>ndo<br />

una sì ampia città, tutta commossa, per vedere un povero Romito lacero e<br />

cencioso, camminare per le sue strade.<br />

E <strong>Francesco</strong> pertanto tutto concentrato nel conoscimento del suo nulla,<br />

an<strong>da</strong>va tra queli applausi, come se egli non ne fosse stato l’oggetto. Innalzava la<br />

sua mente a Dio, e tutto a lui riferiva quelle onoranze ossequiose; onde non<br />

isdegnava riceverle, conoscendo che egli ne era il mezzo, ma il fine non già. E<br />

così inabbisavasi in una profon<strong>di</strong>ssima umiltà <strong>di</strong> modo che la sua vanagloria non<br />

valse né pure ad alterare il menomo de’ suoi pensieri, e comunque molte fossero<br />

quelle <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> stima e <strong>di</strong> rispetto, non valsero però giammai a strappare<br />

<strong>da</strong>l suo cuore un atto <strong>di</strong> compiacenza, né ad ottenere <strong>da</strong>ll’animo suo un atto <strong>di</strong><br />

ammirazione. Egli consideravale come fatte non a sé, che <strong>di</strong> tutto reputatasi<br />

indegno, ma sì a Dio che a tutto conosceva superiore. Ammirabile fu la sua<br />

modestia non avendo mai tolto <strong>da</strong>l suolo gli occhi; né per vedere la moltitu<strong>di</strong>ne<br />

che gli facea corteggio, né per osservare il gran giubilo che a’ plausi animatali.

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