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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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troppo bastevole cosa, e lasciamo volentieri le pompe ed il <strong>di</strong>letto, allorquando<br />

si tratti <strong>di</strong> servire al corpo. Ma che è mai questo corpo? Una fugace veste dello<br />

spirito, un po’ <strong>di</strong> polve che si scioglie come larva, che ritorna colà d’onde<br />

partissi ad un cenno incontrastabile dell’Eterno; un po’ <strong>di</strong> polve che spesso ve<strong>di</strong><br />

superbamente innalzarsi e <strong>di</strong>re: io sono; e che i pro<strong>di</strong>gj della mente usurpando,<br />

gri<strong>da</strong> <strong>di</strong> sfi<strong>da</strong>re orgoglioso i flutti e <strong>di</strong> stringere in pugno la folgore; che nella<br />

valle della cieca gente non ha altra <strong>vita</strong> che quella fuggevole <strong>di</strong> un suono !!<br />

Ma queste cose intrepi<strong>da</strong>mente <strong>da</strong> <strong>Francesco</strong> dette non furono bastevoli a<br />

persuadere il me<strong>di</strong>co della incorruttibilità dell’animo suo; e però tanto<br />

adoperassi in fino a quando il Re si mosse a regalargli altro utensile non <strong>di</strong><br />

argento, ma <strong>di</strong> finissimo stagno, e <strong>di</strong> tal lavoro, che era mirabile cosa a vederlo<br />

nel suo più che vago artifizio. E facendogli il messo <strong>da</strong> parte del Re le più alte<br />

scuse per l’utensile <strong>di</strong> argento antecedentemente statogli presentato; e che<br />

<strong>da</strong>ddovero riconosceva <strong>di</strong>sacconcio alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lui; or quest’altro<br />

man<strong>da</strong>tagli che non dovea ricusare, come quello che bene rispondeva alla<br />

povertà che professava, essendo esso non <strong>di</strong> argento, ma <strong>di</strong> stagno. E <strong>Francesco</strong><br />

ripetendo che era benanco prezioso ai Romiti ciò che era vivezza ed abbiezione<br />

appo i Gran<strong>di</strong>, proclamava come <strong>di</strong>sa<strong>da</strong>ttato al suo povero stato il dono e,<br />

pregavalo a volerlo lasciare in pace con la povertà sua. E questo secondo rifiuto<br />

neppure valse ad abbattere la pertinace baldoria del nemico; che anzi fattosi vie<br />

più ar<strong>di</strong>to ed animoso, rappresentò al Re, che quei donativi <strong>da</strong>ddovero eran<br />

troppo spiattellamene opposti all’affettato rigor <strong>di</strong> vivere che professava l’uomo<br />

in apparenza povero ed austero; si tentasse per ciò fargliene altri ricchi sì, ma<br />

<strong>di</strong>voti dove il lusso sotto la maschera della pietà e della religione si ricuoprisse,<br />

ed allora si vedrebbe se in verità il suo genio fosse schivo cotanto delle umane<br />

cose, siccome ei adoperavansi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare. E Luigi al nuovo astuto consiglio<br />

accon<strong>di</strong>scese e comandò che una statua <strong>di</strong> Maria nostra Signora <strong>di</strong> finissimo oro<br />

composta, <strong>di</strong> preziose gioje adorna, e, che <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette mila scu<strong>di</strong> circa<br />

estimatasi <strong>di</strong> valore, in suo nome a <strong>Francesco</strong> si presentasse perché od in alcuna

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