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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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sentiva <strong>di</strong> morire, gli facea adorar quella mano, che siccome era più avvezza,<br />

così pure più pronta trovatasi a <strong>da</strong>r piuttosto morte, che <strong>vita</strong>. E questi<br />

cosiffattamente an<strong>da</strong>va superbo della soggezione in che teneva il Re; che un dì<br />

ebbe fin la tracotanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli, senza lui al fianco non potersi egli avere che<br />

pochi giorni <strong>di</strong> <strong>vita</strong>. Onde Luigi se pur se lo avesse avuto a male, si conosceva<br />

non però obbligato, qual necessario <strong>da</strong>nno, se non ad amarlo, almeno a temere<br />

ed a pregiarlo. Purnon<strong>di</strong>meno al primo arrivo <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> in Francia avendo<br />

vòlto Luigi tutti gli affetti suoi verso <strong>di</strong> costui, il me<strong>di</strong>co dubitando quasicchè la<br />

estimazione che <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> faceasi, si scemasse a lui, comincionne ad ardere<br />

d’invi<strong>di</strong>a, ed a smaniarne <strong>di</strong> rabbia. Dunque, <strong>di</strong>cea egli, non sarò più io l’arbitro<br />

del cuore del Re, se un Romito italiano non appena comparso in questa Corte,<br />

me ne ha rapito il possesso. Tutti gli occhi de’ cortigiani che non san mirare che<br />

con le sole pupille del principe, si veggono intenti sopra questo uomo; facendo<br />

tutti a gara nell’onorarlo presente; e nel celebrarlo <strong>di</strong> lontano. Ed io impertanto<br />

veggomi privo del culto <strong>di</strong> tanti animi, ai cui voleri era legge il solo mio arbitrio,<br />

il perché ognuno crederammi come caduto <strong>da</strong>lla grazia del Re, e perciò inetto o<br />

a promuovere od a mantenere la propria con<strong>di</strong>zione. Ma il Re <strong>da</strong> qual motivo si<br />

muove mai a stimar tantoquesto Romito? Non <strong>da</strong> altro se non perché si lusinga,<br />

mercè le orazioni <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> poter più oltre prolungare sua <strong>vita</strong>. Dunque reputerà<br />

d’ora innanzi la mia professione <strong>di</strong> niun pro a’ suoi malori? E se pur la cosa va a<br />

questo modo, avran certamente fine le mie pensioni, le mie grandezze, tutte le<br />

mie prosperità. Nò, si pensi al rime<strong>di</strong>o. Ca<strong>da</strong> questo uomo, perché io resti saldo<br />

nell’antico mio posto. Conosca il Re, che non pure io gli son necessario, ma che<br />

in oltre sono solo; <strong>da</strong>cchè <strong>da</strong> niun altro può mai conseguire quanto finora ha per<br />

me conseguito.<br />

Dopo un ondeggiamento <strong>di</strong> sì torbi<strong>di</strong> pensieri che sconvolsero il cuore del<br />

me<strong>di</strong>co, si <strong>di</strong>è questi a tentar tutti i mo<strong>di</strong> per calunniar <strong>Francesco</strong> <strong>da</strong>pprima<br />

appresso la Corte, e poscia appresso lo stesso Re. Fecesi a censurare <strong>di</strong> primo<br />

slancio tutte le operazioni <strong>di</strong> lui, quali biasimandone siccome affettate, quali

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