La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi
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solo a solo col re, fecesi <strong>da</strong>pprima ad intessergli elogio <strong>di</strong> quel Santo uomo,<br />
magnificandone le apparenze tutte esemplari, e tutte sante. Dappoi, siccome è<br />
perversa costumanza dei più sagaci malversatori, cominciar cioè <strong>da</strong>lle lo<strong>di</strong> e<br />
terminar nelle satire, <strong>di</strong> essi bel bello ad annunziare il dubbio se all’esteriore<br />
santità che appariva nelle operazioni, rispondesse all’unisono la retta intenzione,<br />
e la purezza de’ sentimenti. Siam noi, <strong>di</strong>cea egli, pur troppo rimasi delusi e la<br />
purezza de’ sentimenti. Siam noi, <strong>di</strong>cea egli, pur troppo rimasi delusi in<br />
parecchie congiunture <strong>da</strong>lle imposture <strong>di</strong> molti; e gl’inganni de’ malvagi<br />
conviene che ci ren<strong>da</strong>no accorti a sospettare anche de’ buoni. Quanto a me,<br />
soggiungeva, allorché mi faccio ad osservare le pratiche <strong>di</strong> questo italiano, le<br />
trovo uniformi alle regole <strong>di</strong> una virtù superiore alla stessa nostra<br />
immaginazione. Chi però sarà mai che possa conoscere i suoi fini? Sarebbe<br />
quin<strong>di</strong> mestieri venire in alcuna maniera alle pruove, e per tal modo, ancorché<br />
egli c’ingannasse, sarebbe degno <strong>di</strong> compassione il nostro inganno,<br />
conciossiacchè saremmo ingannati alla sprovvista; siccome per contrario il<br />
deferir cotanto alla opinione che corre <strong>di</strong> lui, senza farne prima la convenevole<br />
sperienza, non potrebbe liberarci <strong>da</strong>lla nota o <strong>di</strong> troppo creduli, o almeno <strong>di</strong> poco<br />
<strong>di</strong>ligenti.<br />
E vedendo quel miserabile che tai suoi pensieri facevano una tal quale<br />
impressione nell’animo del Re, proseguì animoso a proporgli in specie le pruove<br />
che poteansi adoperare per conoscere la veracità delle virtù <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>. E<br />
venne quin<strong>di</strong> proponendo lo spe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> cominciare <strong>da</strong>’ donativi, con cui<br />
pensava <strong>di</strong> adescare il cuor <strong>di</strong> colui, che nell’esterna apparenza mostravasi<br />
<strong>di</strong>staccato <strong>da</strong>lle umane cose. E avutone il consentimento del Re, si pose mente<br />
alla qualità del regalo che in nome <strong>di</strong> lui medesimo dovea essere presentato a<br />
lui; ne pensarono molti, ma <strong>da</strong> farsi non tutti in un tempo. Gli fecero <strong>da</strong>pprima<br />
addurre un tavolino <strong>di</strong> argento con intagli <strong>di</strong> preziosissimo lavoro ove ve<strong>da</strong>nsi<br />
istoriate varie cose sollazzevoli ed allegre, ed all’intorno ammiravansi<br />
guarnimenti <strong>di</strong> oro <strong>di</strong> finissima lega. Sovra il tavolino era pure <strong>di</strong> argento tutto