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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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fino allora niuno uomo gli aveva potuto neppure parlare. Anzi arrivò a tant’oltre<br />

la confidenza che il re avea risposta nell’animo <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>, che <strong>da</strong> sé stesso lo<br />

interrogava sovente <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>fficili bisogne, che per lo passato gli avean<br />

tenuto travagliata la sua coscienza. E infra gli altri gli propose l’affere della<br />

Contea <strong>di</strong> Rossiglione e <strong>di</strong> Cer<strong>da</strong>nia per cui era in guerra col Re <strong>di</strong> Aragona<br />

richiedendogli parere, se egli obbligato fosse a restituirla, o se pur potesse<br />

giustamente per sé ritenerla. <strong>Francesco</strong> senza usare affettate ambiguità nelle sue<br />

parole, <strong>di</strong>ssegli schiettamente, che dovea restituire ciò che non era suo. Non si<br />

realizzò per allora la restituzione, ma si fe’ cessare la guerra riservandosi quella<br />

al successore <strong>di</strong> Luigi, Carlo VIII, il quale, a persuasione ancor <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>, e<br />

la determinò a praticola, siccome a suo luogo verrà narrato.<br />

E perché <strong>Francesco</strong> in parecchi incontri avea accennato al re i flagelli che<br />

Id<strong>di</strong>o tenea apparecchiati alla Francia: il Re fu curioso in <strong>di</strong>man<strong>da</strong>rgli quai<br />

flagelli fossero mai quelli, <strong>da</strong> cui il fierissimo suo regno dovea essere<br />

travagliato? Satisfece in ciò la <strong>di</strong> lui curiosità <strong>di</strong>cendogli che tra non molti anni<br />

Id<strong>di</strong>o avrebbe castigato la Francia col flagello dell’eresia; il che cominciò ad<br />

avverarsi nel tempo <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> I. e <strong>di</strong> Arrigo II., e proseguì poi a compiangersi<br />

nel tempo <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> II., <strong>di</strong> Carlo IX. e <strong>di</strong> Arrigo III, restandone ancora le<br />

funeste conseguenze nel Regno <strong>di</strong> Arrigo IV. e <strong>di</strong> Luigi XIII. infino a quando,<br />

regnando Luigi XIV. furono al postutto <strong>di</strong>sfatte, restandone financo <strong>di</strong>ssipate le<br />

memorie: onde egli ebbe a riportare il nome <strong>di</strong> Grande; essendo vero come la<br />

più propria magnificenza de’ Principi sia quella che acquistasi proteggendo la<br />

religione <strong>di</strong> cui Id<strong>di</strong>o feceli <strong>di</strong>fensori; e perseguitando la eresia contra cui<br />

debbono sempre tenere il brando in mano e l’abbominio nel cuore.<br />

Non ebbe certamente Luigi a pentirsi <strong>di</strong> aver fatto venire <strong>Francesco</strong> <strong>da</strong> sì<br />

lontano paese, perché in grazia delle preghiere <strong>di</strong> lui, vivere più lungamente<br />

potesse; quando riseppe <strong>da</strong> lui medesimo non aver egli più speranza <strong>di</strong> <strong>vita</strong>, e la<br />

sua morte appressarsi a momenti; la sua infermità essere trista e non guaribile;<br />

non dover egli ad altro por mente che alla <strong>vita</strong> eterna. Il perché egli, sebbene per

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