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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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camminando spe<strong>di</strong>tamente, ed agilmente saltando, le quali operazioni non<br />

poteva prima in niun conto fare.<br />

Nel mentre che <strong>Francesco</strong> in Napoli <strong>di</strong>morava, se gli offerse il figliuolo <strong>di</strong><br />

Tiberio Iu<strong>di</strong>cissa <strong>di</strong> Spezzano suo grande amico, e insigne benefattore del<br />

Convento già fon<strong>da</strong>to in quella sua patri, <strong>di</strong> cui era egli principalissimo<br />

citta<strong>di</strong>no, e’l pregò volergli permettere l’onore <strong>di</strong> accompagnarlo fino alla<br />

Francia. Fracnesco ciò udendo, restò sospeso ne’ suoi pensieri, e vide ciò che in<br />

Spezzano allor allora era avvenuto. In<strong>di</strong> in sé tornato, <strong>di</strong>sse al Iu<strong>di</strong>cissa, se<br />

ascoltava alcuna cosa? Nulla, rispose quegli. Allora egli il tirò per un braccio, e<br />

fe’ metterlo coll’orecchio ad una finestra <strong>di</strong> quella stanza, e l’interrogò se u<strong>di</strong>va<br />

alcun suono? Sì che l’ascolto, replicò il Iu<strong>di</strong>cissa, e parmai che sia il suono delle<br />

campane della mia parrocchia <strong>di</strong> Spezzano. L’interrogò <strong>di</strong> nuovo <strong>Francesco</strong> se<br />

sapea per qual cagione suonassero quelle campane? Quegli rispose, <strong>di</strong> non<br />

saperlo. Soggiunse egli allora; suonano per la morte <strong>di</strong> vostro padre, e chiaman<br />

voi in Spezzano ad assestar gl’interessi <strong>di</strong> vostra casa. Itene dunque alla patri, e<br />

non vi curate <strong>di</strong> fare a me compagnia, rassegnandovi a quello che Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>spone;<br />

quegli subito partì e tanto appunto trovò essere in Spezzano avvenuto in quello<br />

stesso giorno, quanto gli avea <strong>Francesco</strong> in Napoli manifestato.<br />

In quelle stanze dove nel regio Castello <strong>Francesco</strong> avea l’albergo, si<br />

accese accidentalmente un grande incen<strong>di</strong>o. Si accorse al riparo; ed egli<br />

attribuendolo al demonio, che Malatasca solea chiamare, animò quella gente ad<br />

estinguerlo. Ma mentre quelli cercavan maniere <strong>di</strong> farlo, videro che egli prendea<br />

con le sue ignude mani il fuoco e il buttava <strong>da</strong>lle finestre; onde subito sen vide<br />

libera la stanza, e le sue mani sen trovarono illese. Fu questa stanza convertita<br />

<strong>di</strong>poi in <strong>di</strong>vota e ben guarnita cappella che presentemente ancora dentro il<br />

Castello nuovo si mantiene, e si mostra in memoria perenne delle tante<br />

maraviglie che in essa operò <strong>Francesco</strong>. Ma <strong>di</strong> queste maraviglie, oltre alle<br />

poche qui <strong>da</strong> noi riferite, molto grande è il numero, che alla notizia de’ posteri

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