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La-vita-di-S.-Francesco-da-Paola-Volume - Giovani Minimi

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nella tristizia e nella oppressione. In quanto a lui, non altro desiderare che il<br />

Cielo. Si ricor<strong>da</strong>sse quin<strong>di</strong> pure dell’anima, e con quella limosine a miglior fine<br />

condotte procurasse <strong>di</strong> satisfare i propri peccati che certamente, essendo uomo,<br />

dovea averne commesso. Non prestasse orecchio ad ultimo a chi gli parlava per<br />

perderlo, e non <strong>di</strong>sdegnasse le savie ed aggiustate ammonizioni <strong>di</strong> colui che<br />

grandemente estimavalo e <strong>di</strong> cui il bene spirituale era l’unico, incessante,<br />

fervi<strong>di</strong>ssimo voto. Or qui fu che Luigi si <strong>di</strong>è per vinto, allorché conobbe<br />

<strong>Francesco</strong> per invincibile. Prostrossi <strong>da</strong>pprima innanzi a lui confessando sé<br />

troppo ar<strong>di</strong>to in tentare sì replicatamene la costanza del saldo e virtuoso cuore <strong>di</strong><br />

lui. Dappoi chiamato a sé il me<strong>di</strong>co, gli fè conoscere che tutti gli artifizi eransi<br />

rotti come vetro, eran tornati senza effetto; il perché <strong>Francesco</strong> avea l’animo<br />

superiore ad ogni umana grandezza. E qui non vi so <strong>di</strong>re come quel maledetto e<br />

tristo uomo arrossì in volto, e tutto conturbossene nella mente, <strong>di</strong> modo che fin<br />

la lena mancogli <strong>di</strong> soggiugner altro in pregiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong>. Ma il malvagio<br />

non cangia stile che per un miracolo potentissimo <strong>di</strong> Dio! Peperò se non potea<br />

usare la mal<strong>di</strong>cenza contro <strong>di</strong> lui, non volle nemmeno commen<strong>da</strong>re quelle<br />

irrefragabili <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> santità e <strong>di</strong> virtù. Si stette quin<strong>di</strong> ad aspettare la<br />

congiuntura la quale un dì favorevole appresentogli nel mentre che il Re sedeva<br />

a mensa. Si era introdotto ragionamento all’aspro rigor <strong>di</strong> <strong>vita</strong> che praticava il<br />

santo uomo per quanto riguar<strong>da</strong>va la corporale astinenza, ed allora soggiunse il<br />

me<strong>di</strong>co, che tutto era pura apparenza, imperciocchè <strong>di</strong> soppiatto egli satisfaceva<br />

la ingor<strong>da</strong> sua gola con delicate vivande: e che se a tanto non prestatasi fede,<br />

poteva il Re bene degnarsi <strong>di</strong> farne la prova; e profferirne <strong>da</strong>ppoi aggiustato<br />

giu<strong>di</strong>zio. Ed il Re allor allora mandò per un suo Scalco a <strong>Francesco</strong> entro un<br />

piatto due pesci ben preparati, perché mangiar li dovesse insieme co’ suoi<br />

seguaci. Ed il Santo né pur volle accettarli <strong>di</strong>cendo; il cibo suo e de’ suoi non<br />

essere <strong>di</strong>licato, e squisito cotanto. Bastar loro poco pane e scarsi legumi per tutto<br />

il pasto, e con questi rimaner eglino paghi e satolli; a chi si contenta del poco,<br />

tutto bastando. A risposta così fatta non ebbe il Re esitanza <strong>di</strong> apertamente

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