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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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psichiatria italiana. Lo stesso Lumia poi ha seguito un’indagine di una commissioneparlamentare che ha indagato su tutti i manicomi, alcuni chiusi, altri no, per riuscirea portare a compimento l’opera reale di chiusura degli ospedali psichiatrici ein questo ci ha messo la passione che è sua propria.È stato nostro ospite anche lo scorso anno: è un amico particolare de “Le paroleritrovate”.GIUSEPPE LUMIADeputato, Membro della Commissione Affari Sociali, RomaVi chiedo scusa del ritardo, ma la nebbia ha annebbiato il cervello del pilotache si è spaventato e ci ha portato a Brescia. Speriamo che non l’abbia annebbiatoanche a me. Sono molto contento di essere qui, perché l’esperienza che ho fatto convoi nel convegno ‘Le parole ritrovate’ dello scorso anno hanno fatto anche a meritrovare un po’ di parole ed anche un po’ di responsabilità. So che avete fatto unbuon lavoro sino adesso e sono molto contento che avete scelto Artuto Paoli per lasua esperienza profetica. È una persona che sa entrare dentro la nebbia, squarciareil tempo, e dare delle speranze solide.Sono molto contento per questo cammino che state facendo. Io vorrei continuarecon voi, per quel poco tempo che ho a disposizione, quella riflessione cheabbiamo iniziato insieme lo scorso anno, anche se so che c’è una buona parte dipersone nuove. Lo scorso anno proposi una pista di lavoro, che poi si può riassumerein parole molto semplici. Noi, in questo nostro tempo, non abbiamo bisognodi persone che si tuffano col cuore pieno di valori, con la testa ricca di contenutiper ‘fare per’. Facciamo per gli anziani, facciamo per le persone che hanno delledifficoltà, lavoriamo nel disagio mentale pensando che noi abbiamo tutto chiaro edobbiamo fare per, dobbiamo fare bene per loro, dobbiamo organizzare bene perloro.L’anno scorso dicevamo che bisogna ‘fare con’. Fare con loro, ascoltare loro,coinvolgere loro. Naturalmente ‘fare con’ non si improvvisa. Non è che ti alzi lamattina e dici: “Adesso faccio con”. Il ‘fare con’ è una dimensione che richiedeformazione, richiede un cuore diverso, che richiede un approccio culturale moltoaperto, disponibile a mettersi in gioco e quindi non è una cosa che si può improvvisare.Richiede un itinerario, un cammino.Il fare con non nasce spontaneo. Nella nostra società nasce spontaneamente ilfare per, perché tutto spinge verso il fare per. Anche adesso, in questo particolaremomento storico arrivano i nostri e sistemiamo il mondo. Arriva l’Occidente emette tutto a posto. Facciamo per loro, facciamo per il mondo. Invece fare con ilmondo è più complicato. È una dimensione più ricca, dà più valori sani. Il fare perspesso ha bisogno di prodotti manipolati geneticamente perché deve riempire e devegonfiare, come la carne, che poi, però, quando si arrostisce squaglia. Il fare conmette gli ingredienti sani, ma questi ingredienti sani per farli crescere, come neicampi, richiede più fatica, più attenzione, più cura. I diserbanti chimici ci accor-103

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