pubblici e volontariato, mediante un modello non separatista e dalla partecipazionedegli utenti al sefl-help nelle varie fasi del loro percorso terapeutico. Tutte questeforze - servizi pubblici, volontariato, utenti - sono state messe assieme per creareuna sinergia, favorendo la continuità del progetto personale di ognuno.Vorrei sottolineare il fatto che, attraverso la partecipazione attiva degli utenti,ci possono essere delle risposte a dei bisogni, perché gli utenti, diventando consapevolidelle loro risorse, possono mettersi anche in una posizione attiva e dare. Abbiamol’esempio di persone che frequentano i nostri gruppi che hanno fatto ungrande cammino, nel senso che prima partecipavano soltanto ad un gruppo sulladepressione, adesso hanno fatto amicizia con persone di altri gruppi e vanno a farealtre attività, e questo permette loro di telefonare meno al Servizio e di essere piùsoddisfatti della loro vita.Lo sviluppo del coordinamento fra servizi pubblici e volontariato è una cosaabbastanza recente ed è stata favorita da Cristina, che appartiene al Coordinamentodelle Associazioni di volontariato di Arzignano. Noi abbiamo cominciato a parteciparea queste riunioni in quanto abbiamo capito che il volontariato ci avrebbe datouna carica di grande umanità e questo ci sembrava molto in linea con il nostromodo di fare e così abbiamo messo in moto delle risorse con loro ed anche loro connoi.Quindi, noi abbiamo fatto un cammino ed è successo che è aumentata la ricercadi soddisfare i propri bisogni nel territorio e l’apertura verso l’esterno. Più fittisono stati i rapporti con il volontariato, la partecipazione al Coordinamento delleassociazioni del volontariato sociale, la messa in comune delle risorse con la popolazione,gli incontri con la popolazione e i soggiorni insieme ad altri gruppi. Suquest’ultimo punto vorrei fare presente che quest’inverno siamo andati a fare unsoggiorno invernale con un gruppo sulla disabilità, quindi con un’esperienza di disagiodiversa dalla nostra ed è stata una cosa interessante per tutti noi. In seguito ènata l’idea di fare un gruppo di auto aiuto misto con persone con problemi di tipopsichico e persone con problemi legati all’handicap. Aumenta la consapevolezzadei propri problemi e bisogni; diminuiscono le richieste sanitarie versol’istituzione, mentre aumentano quelle più evolute.Abbiamo fatto, nella primavera del 2000, un corso di formazione sull’autoaiuto all’interno della nostra USL. Poi c’è stato un corso di educazione alla salute -corpo e movimento - e quest’anno un corso per promuovere l’autostima ed un corsodi biodanza.Nell’anno 2000 è stato fatto un progetto per sensibilizzare gli operatori del territorioe i volontari, perché avevamo numerose richieste e ci rendevamo conto cheil processo della delega doveva in qualche modo avvenire, altrimenti non avrebbeneanche avuto senso.L’anno 2001 è stato caratterizzato dal progetto di fare dei corsi per gli utenti,perché ci richiedevano degli approfondimenti che erano un po’ trasversali a tutte lepersone dei gruppi. Il gruppo sulla depressione “Tirami su”, il gruppo “Fai da te”,persone di vari gruppi, i familiari, avevano delle esigenze in comune. Noi le abbiamoraccolte e da lì è venuto fuori un corso per promuovere l’autostima ed uncorso di biodanza, che è appena iniziato.93
Questa cosa è molto importante, perché ha permesso delle evoluzioni interessanti.Io, due anni fa, tenevo, come facilitatrice, un gruppo di auto aiuto per personedepresse e, in certi momenti, mi sono trovata veramente immischiata, in quanto,nonostante la mia volontà di propormi come facilitatrice, c’era sempre l’aspettativadata dal fatto che io sono una psicologa. Era quindi difficile, perché c’era semprequesta ambiguità. Una persona che ha partecipato al corso per promuoverel’autostima si è sentita di cominciare ad affiancarmi e di essere lei la facilitatricedel gruppo e adesso va meglio, e sono contenta.Praticamente, dall’inizio, quando siamo partiti con un progetto promossodall’USL con operatori propri, molte cose sono cambiate. Adesso le risorse principalisono i familiari, le persone con disagio generico e le persone sole. Si formanospontaneamente i gruppi per i bisogni dei familiari, aumenta la rete dell’amiciziacon spettacoli ed uscite nei fine settimana. È nato il gruppo “Domenica in”, formatocompletamente da utenti e familiari, che si incontra due volte al mese per programmarealcune gite. Poi c’è l’aiuto a persone che stanno male e lo scambio di lavoried aiuto psicologico reciproco. Quindi aumenta la qualità della vita in un climadi reciprocità e circolarità.Questi sono i punti principali. Adesso, la cosa più interessante è l’esperienza eper questa, passo la parola a Maddalena.MADDA<strong>LE</strong>NA D’AMORAGruppo di auto aiuto “Porte aperte”, Arzignano, VicenzaSalve. Volevo dire, che forse non ve ne siete accorti, ma stiamo applicando inpieno i principi dell’auto aiuto, perché siamo scesi in campo in gruppo ed abbiamouna fifa che non vi dico. La verità è questa.Questo, per noi, è il secondo incontro a “Le parole ritrovate” e a me personalmentedà la misura del cammino che abbiamo fatto finora. E credo che di camminone abbiamo fatto! Siamo venuti l’anno scorso e stavamo movendo i primi passi.Siamo tornati quest’anno e mi sono accorta che qualcosa in più s’era mosso, proprioa livello organizzativo.Mi chiamo Maddalena Damora, sono una facilitatrice di gruppi di auto aiuto evolevo cominciare cogliendo due spunti di quello che Arturo Paoli ha detto. Il primoè “Alzati e cammina”, che rappresenta proprio lo spirito del self-help. “Aiutati,muoviti, comincia da te!” Questo alzarsi e camminare, secondo me è importante.L’altro spunto, poi, è il discorso dell’analogia tra le Torri di New York e quella diBabele, che rappresenta la tentazione presente nell’animo umano di andare semprein alto e sempre oltre. E da qui la necessità di mantenerci un attimo con i piedi perterra, concretamente.Allora eccoci qua. Cecilia ha presentato il progetto. Io parto dal nostro pieghevoleche rappresenta lo spirito del nostro self-help: “Porte aperte”. In effettisembra che siano due braccia che si aprono per accogliere e si aprono su un programma.Questo pieghevole si articola soprattutto su tre punti: “Chi siamo”, “Cosa94
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Maurizio, un cittadino, nel senso c