ma ciascuno si senta autorizzato ed invitato a dire cosa desidererebbe per quel periodoche trascorre lì.Un desiderio molto forte da parte di molte persone che hanno frequentato ilnostro Centro è stato quello di approfondire le tematiche riguardanti la propria malattia,la propria situazione e quindi fare un percorso di consapevolezza. Per questoil nostro è un Centro dove si parla moltissimo, dove ci sono molti gruppi che siconfrontano fra di loro, e di questo parlerà poi meglio Paolo. Del parlare ci siamoresi conto che c’era bisogno comunque, di fare delle iniziative concrete che cambiasserola situazione.Per questo si è iniziato da cose semplici, cioè realizzare concretamente piccoleattività proposte e iniziare a cambiare alcune cose anche all’esterno del Centrodiurno. Ad esempio, un gruppo ha iniziato a partecipare alla riunione del repartoinsieme a persone ricoverate. Questo perché persone ricoverate e da poco dimessevolevano rendere più vitale quell’ambiente, spesso triste e monotono.Altra cosa che è stata proposta da utenti del Centro è quella di proporre delletematiche di discussione a tutto il Servizio. Quindi non più riunioni fatte fra operatoridel centro, ma anche riunioni a tema con il coinvolgimento anche di familiari edi persone che in quel momento erano inserite oppure frequentavano in qualchemodo il Centro. Un’altra iniziativa importante è stata quella della sensibilizzazionefatta nei quartieri e nelle parrocchie.PAOLO MATTIVICentro Diurno, TrentoIo mi chiamo Paolo e sono un utente. Il nostro Centro diurno si è dato ancheun nome scelto da tutti noi e si chiama “Terra di mezzo”. Perché questo nome?Perché in realtà un Centro diurno è una terra di mezzo, cioè un passaggio di variepersone: chi frequenta più spesso, chi non frequenta, chi sta via per un certo periodo,ecc.Al di là di questo, la cosa più importante è la riunione della mattina. Ci troviamodalle 9,30 alle 10,30 parlando e discutendo tutti quanti, operatori ed utenti,dei nostri problemi. E questo è un incontro fondamentale perché, ad esempio, perquanto riguarda me, quando ho iniziato a frequentare il Centro diurno, avevo ilbrutto difetto di piangermi addosso e mi rendevo conto che se io ho dei problemi,questi li hanno anche gli altri. Questa riunione, quindi, mi ha permesso di nonpiangermi più addosso e di vedere che anche gli altri hanno delle problematiche daportare nel gruppo. Le soluzioni vengono prese in assemblea da noi utenti tutti insiemee mai imposte - come diceva Stefania - dalle operatrici.Un rovescio della medaglia potrebbe essere il rischio che è venuto fuori dallanostra assemblea cioè, c’è stato un termine che mi ha colpito “il Centro non deveessere una campana di vetro”. Può essere una campana di vetro per chi in quelmomento non riesce a reagire o sta veramente male, però non deve essere neancheuna protezione, cioè una campana di vetro sotto la quale nascondersi e stare lì fer-147
mi, anzi, c’è bisogno di essere presi a “calci” per reagire ed uscire da questa campanadi vetro.Ci sono anche dei momenti in cui possono esserci degli scontri, possono essercidei momenti in cui fra di noi utenti ci diciamo anche quattro parolacce, peròanche questo, se lo osserviamo attentamente, è positivo, perché parlarsi anche daarrabbiati può portare fantasia, può portare rimedi, può portare un modo diverso dirapportarsi. Tenersi tutto dentro non fa bene, qualche volta fa bene anche sfogarsi,anche se magari certe volte le parole possono fare male. Questo può portare a deimomenti di disorganizzazione, ad esempio durante il pranzo quando siamo in tanti,c’è un po’ di disorganizzazione e bisogna darsi da fare per far funzionare le cose edin questo le operatrici sono molto brave.Concludo dicendo che c’è stata la richiesta da parte di tanti utenti che il Centrodiurno deve essere aperto anche il sabato e la domenica, però questo, almeno per ilmomento, è un po’ un’utopia. GrazieMARIANNE HOLZKNECHTCentro Diurno, TrentoIo sono Marianna, sono un’utente del Centro di salute mentale di Trento. Partecipoagli incontri di sensibilizzazione nelle scuole, nei quartieri e nelle parrocchie.Vado a farlo volentieri per non sentirmi bollata ed etichettata e vedo che vabene, la gente è sensibile, riesce a capire e mi sento anche un po’ meno diversa daprima. Basta.CARMEN MOSERCentro Diurno, TrentoBuona sera. Io sono Carmen e frequento il Centro diurno da circa un anno emezzo. Partecipo alla riunione nel reparto dell’ospedale e per me è anche un modoper fermarmi, dopo la riunione, con gli ammalati e delle volte ci sono anche deimalati del mio paese e sono contenti se mi fermo a fargli compagnia. A vedere cheloro stanno più male di me, sono riuscita ad accettare la mia malattia. Per me, questariunione, è un modo per andare a trovare quelle persone, perché andarci da solanon sarei capace.148
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