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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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utenti, siano andate negli anni mantenendosi costanti. Nella nostra esperienza, isoggetti considerati, concluso il periodo di tre anni all’interno dell’alloggio donne,sono stati dimessi in apparente situazione di autonomia, ma, nel corso del tempo, cisiamo resi conto delle grosse difficoltà di mantenere con costanza le abilità di gestionerecuperate attraverso il percorso fatto con noi. Infatti, il tema che pare ricorrente,dopo un primo periodo di ristabilizzazione delle utenti, è quello della solitudine,che le paralizza, mette in crisi le relazioni acquisite in precedenza con il mondodel lavoro e, non ultimo, con le persone conosciute fino a quel momento.I dati, sostengono l’ipotesi che tale situazione si verifichi in prevalenza nelleutenti che sono state rifiutate dai familiari, i quali non sono disposti a mantenere unrapporto costante con esse, temendo di investire affettivamente, oppure sono venutia mancare, o si sono trasferiti in altre città. Sovente, sono le stesse utenti a crearsifantasie sulle proprie relazioni con i familiari, fantasie che, quasi sempre, vengonodistrutte. In questo quadro piuttosto deludente, abbiamo inoltre rilevato che le possibilitàdi riuscita sono maggiori nelle giovani donne, e decisamente inferiori nelledonne d’età medio alta.A questo punto, vorrei presentare l’esperienza di una ragazza di nome Katiache ha portato a termine brillantemente il percorso riabilitativo, della durata di treanni all’interno dell’Alloggio donna, e che riunifica il significato collaborativo cheunisce tale struttura al Centro riabilitativo-formativo.Ritengo sia utile presentare un caso positivo di fronte, ahimè, a molte altre situazioniche, purtroppo, per i motivi già esposti non si risolvono adeguatamente.Ciò potrebbe, per noi, essere occasione sia di riflessione che speranza.Katia, sette anni fa, ebbe un ricovero in SPDC, a causa di un tentativo di suicidio,il terzo in breve tempo.Le motivazioni di tali agiti autolesivi, a detta dei suoi operatori sanitari, siconfiguravano in un disturbo della personalità correlato a episodi anoressiformi.Successivamente, la ragazza fu assegnata ad una comunità terapeutica ed infine,come anello successivo della catena riabilitativa, entrò nella nostra comunità.Katia è stata dimessa nel febbraio scorso, dopo un percorso svolto con pienamotivazione e una certa autonomia. Oggi vive in una casa in affitto, condivisa constudenti universitari, in un quartiere periferico, ma non degradato, della nostra città.Mantiene il suo lavoro, da oltre tre anni, continua ad avere contatti con gli operatorisanitari, con gli educatori dell’alloggio - che frequenta tutt’ora - e possiede un discretavita sentimentale e un’attiva vita sociale.In merito al percorso che Katia ha svolto nell’acquisizione di una completa autonomia,vorrei soffermarmi a riflettere sull’ importanza che ha avuto la sua partecipazionealle attività ricreative organizzate dal CIRS.Nel corso dei tre anni la ragazza ha partecipato costantemente ai corsi mostrandoun progressivo interesse proporzionale al suo percorso di crescita personale.Sono lieto di constatare, dopo questo lungo periodo, che Katia, grazie alle nostresollecitazioni, abbia potuto familiarizzare con una nuova forma di comunicazione,un tramite espressivo che è molto forte in lei e che sicuramente l’ha aiutata el’aiuterà a conoscersi meglio e a dar voce ad una propria emotività.154

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