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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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sia, nel rione di San Giovanni, realizzata su tre livelli e circondata da unbell’appezzamento di terreno.L’accoglienza è rivolta a persone con patologie appartenenti all’area delle psicosischizofreniche, prive di un riferimento familiare valido (o perché realmenteassente o perché disturbante e patogeno), con un carico familiare oggettivo o soggettivoelevato, con alle spalle un tempo di malattia non superiore agli otto anni(questo in linea di principio…).L’Azienda Servizi Sanitari assicura, attraverso il Dipartimento di Salute Mentale(con il quale la Comunità è convenzionata), la programmazione delle attivitàda svolgersi, il controllo e la verifica di qualità.Nei progetti, sempre concordati con gli operatori dei Centri di Salute Mentale,c’è una componente di tipo farmacologico, ma soprattutto c’è la vita di comunità.Noi crediamo fermamente che ogni persona, per quanto oppressa dalla sofferenzapsichica, abbia comunque in sé una parte sana. E’ su questa parte che la Comunità,proponendo una dimensione di normalità, pensa di poter far leva. Ci sembra chetutta l’esperienza di questi anni in tal senso possa essere garanzia della bontà delmetodo usato nell’affrontare questo tipo di disagio.Anzitutto le nostre case hanno sempre un numero molto limitato di ospiti - seinella casa di San Giusto, dieci in quella di via Brandesia - perché il progetto deveessere individualizzato e la persona deve poter godere di un’attenzione particolaree allo stesso tempo molto “normale”.Crediamo che meno specializzato è l’intervento della Comunità tanto piùduraturi e profondi possono essere i risultati ottenuti. La nostra proposta terapeuticaconsiste essenzialmente nel condividere la gestione del quotidiano con i nostriospiti, nell’accompagnarli in un lavoro riabilitativo finalizzato principalmenteall’apprendimento di competenze basilari quali la cura di sé e del proprio ambiente,l’indipendenza nella vita quotidiana, la capacità di tessere relazioni significativedal punto di vista familiare e sociale. Vivere assieme e confrontarci nei frequentimomenti di verifica, spesso ci permette di vedere quali sono stati gli snodi problematicidi tipo affettivo riconducibili ad esperienze infantili o adolescenziali chehanno portato alla malattia ed a mettere in atto progetti riparatori.L’ospite non è solo in questo suo cammino di recupero, ma è sempre sostenutodagli operatori (nella casa di San Giusto lavora un’equipe di quattro operatori piùun responsabile, nella casa di via Brandesia un’equipe di sei operatori più un responsabile)e dai volontari della Comunità che sono diventati degli amici. Abbiamomolta cura di questa dimensione. Nessun ospite viene catapultato da un giornoall’altro da noi: coi Servizi siamo sempre particolarmente fermi su questo punto.La persona deve accettare liberamente la Comunità, il suo stile, i primi piccoli ravvicinatiobiettivi. Per questo l’accoglienza residenziale viene sempre preceduta daun periodo - di qualche settimana o anche, a volte, di un paio di mesi - di preaccoglienzadurante il quale magari le si propone una presenza soltanto diurna inComunità. Appena dopo l’accettazione e l’entrata si costruisce il progetto vero eproprio, chiamando la persona stessa ad essere protagonista delle scelte che la riguardano.42

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