dei servizi. Poi, alla fine, tuo figlio se ne frega e tu dici: “Ma come, io ti ho datotutto, i migliori servizi, ti ho bombardato di lingue, di sport, di musica, i miglioriprodotti della società di oggi..” Ma alla fine non c’è relazione e quelle cose nondanno senso alla vita. E non è che non sono cose buone, l’ora di musica, lo sport...anzi, sono cose positive. Ma quando non sono il frutto di una relazione, ma sono ilfrutto, invece, di uno squilibrio: io ti do e tu, contenitore, ricevi, alla fine non dannonessun significato, nessun frutto. E questo vale in tutti i contesti: nel campo dellepolitiche sociali, nel campo delle relazioni internazionali. Anche i potenti dovrebberocominciare a farlo, anche loro, sì, anche quelli che si riuniscono e pensano didecidere dei destini del mondo, dovrebbero cominciare anche loro. Piuttosto cheriunirsi a Genova e pensare come dotti, medici e sapienti. Vi ricordate quella canzonedi Bennato? Che pensano per il mondo e loro fanno bene per il mondo, dovrebberocominciare ad ascoltare il mondo cosa vuole, cosa non vuole, le difficoltà,misurarsi con loro. Perché sennò non ne usciamo. Se qualcuno pensa, qualche familiarepensa, qualche operatore dei Servizi pensa, qualche politico pensa che tuttosi può risolvere con una buona ingegneria progettuale calata dall’alto e sbattuta infaccia a chi ha bisogno, i risultati che ne verranno fuori saranno uno spreco di e-nergie e di risorse, con effetti boomerang mostruosi.Vorrei farvi un esempio molto concreto proprio nel campo del disagio mentale.Vedete la furbizia - un po’ anche tutta italiana dell’Italietta, quell’Italietta pasticcionache spesso, in modo trasformistico azzanna le cose buone, le distrugge etenta di manipolare i risultati anche positivi che si sono raggiunti. Che si fa? Si organizzanoin modo del tutto insufficiente i servizi alternativi. Poca rete. Lo conosceteil Progetto obiettivo per la tutela della salute mentale? Stupendo! Lo si realizzaal 20-30% e quindi si privilegia ancora la cultura dell’abbandono. Le famiglieabbandonate, i territori abbandonati. Dopo un po’ di tempo l’abbandono producebisogno. Cosa faccio, cosa non faccio. A casa, dopo sette, nove anni, i papà, lemamme, i familiari, i parenti più vicini si stancano e comincia, quindi, il bisogno diuna risposta. Il bisogno di una risposta diventa così forte che qualunque sarà la risposta,sarà ben accolta.Noi dobbiamo combattere quest’idea, dobbiamo combattere l’’abbandono,l’idea che tutte le risposte vadano bene. Il grande rischio alla fine è che un po’ tutti,sotto sotto, ci aspettiamo che arrivi qualcuno che risolva per noi il problema. Equalcuno ci sta pensando e provando.Mi trovavo nel mio ufficio, alla Camera, e mi arriva una telefonata “Guardache all’ordine del giorno della Commissione Affari Sociali c’è un progetto di legge,vattelo a vedere, vuole azzerare tutto il lavoro che abbiamo fatto con molta,molta fatica in questi anni”. È così che ritornano i vecchi concetti: chi vivel’esperienza del disagio mentale è pericoloso per sé e per gli altri. È arrivato un disegnodi legge che partendo da questo presupposto fa rientrare dalla finestra quelloche abbiamo buttato fuori dalla porta e propone senza pudore la riapertura dei manicomi.Sono i disegni di legge degli onorevoli Burani Procaccini di Forza Italia edi Marco Cè della Lega.Capite bene che questa cosa mi ha fatto molto, molto arrabbiare, perché ci sonotutti quegli ingredienti che dicevo prima: il fare bene per gli altri. Noi – dicono nelproporre il loro disegno di legge - vogliamo fare un buon intervento, vogliamo essere105
molto moderni, quindi, moduli con 50 posti letto. Pensate, 50 posti letto! E poi chefai? I moduli, lo dice la parola, li puoi mettere assieme, li sommi, 50 più 50 più 50…Poi si possono riutilizzare le vecchie aree manicomiali, poi, possono fare questecose i privati e chi può e chi decide è chiunque ne abbia interesse. Chiunque neabbia interesse ti piglia e ti sbatte lì dentro. Chiunque ne abbia interesse. E poi mettiamocipure un bel Trattamento Sanitario Obbligatorio, fino a sessanta giorni, prorogabilefino a quando non si sa….Io sono stato Presidente della Commissione parlamentare antimafia. L’annoscorso, quando sono venuto qui, avevo questa funzione. Tutte le volte che vogliamofare qualcosa contro i mafiosi, garanzie a non finire. Tutte le volte che si vuole,invece, prendere un soggetto socialmente debole e garantirlo, di garanzie non ce nesono. Per i potenti, per i forti, per i mafiosi - e lo dico per l’esperienza fatta - garanziea non finire. Faccio un esempio, per gli immigrati, quelli li si può prendere acalci, buttare via, sospendere tutte le garanzie di questo mondo. Adesso anche perchi vive una condizione di disagio mentale, che è un soggetto debole, quindi dovrebbeessere più garantito del soggetto forte che si garantisce con i soldi, con ilpotere e con i suoi mezzi. Dovrebbe avere più servizi, più sistemi di relazione, menoabbandono, più opportunità. Invece no!In questi giorni avete sentito in TV delle rogatorie internazionali, la vicendadell’abuso, del falso in bilancio, ecc. Pochi potenti vanno in tribunale, c’è un processo,hanno delle difficoltà, il giudice gli dimostra che loro non possono superarequelle difficoltà, quello dice “ Non ti preoccupare”, ride in faccia al giudice, escefuori, si cambia il vestito da avvocato, si mette quello di parlamentare, si fal’emendamento a suo favore e quel potente ha risolto tutti i suoi problemi.A noi invece, per applicare il Progetto obiettivo sulla tutela della salute mentale,sono occorsi mesi e mesi. Il potente in un mese risolve tutti i suoi problemi. Perintervenire in un contesto, occorrono anni e anni. Allora, in Commissione, propriointervenendo su questo disegno di legge, dicevo: “Piuttosto che punire ed esaltarele responsabilità di chi non ha applicato la 180, il Progetto obiettivo, tutte le leggiche ci danno degli strumenti come non mai nella storia del nostro paese edell’Europa intera; piuttosto che far emergere queste responsabilità, premiamo invecequelli che hanno boicottato la 180, quelli che hanno boicottato il Progetto o-biettivo”.Quelle diventano le persone da premiare. Quelli che hanno bloccato in modotrasformistico in attesa di un intervento di questo tipo, adesso si stropicciano lemani e pensano che noi siamo stati ingenui e stupidi. Quelli che non hanno applicatola legge, che non sono stati rispettosi della legalità, quelli che hanno disapplicatoin modo illegittimo la legge, adesso vengono premiati in nome di quel modo paternalistadel ‘fare per’. Adesso ci penso io! Voi illusi idealisti, voi che volevate fare iservizi a rete, voi che volevate personalizzare l’intervento, voi che volevate mettereil contesto del disagio mentale dentro una logica integrata, dove c’è bisogno di tantimomenti di prevenzione e momenti anche di cura, momenti anche di intervento perle fasi acute, ma anche momenti di intervento lavorativo, voi che vedevate la questionein modo globale, nel senso giusto, la globalizzazione ricca di interventi, voiche vedevate tutti questi aspetti, basta! Bisogna semplificare. Basta con tutte questeidee. Arrivano i moduli, li mettiamo lì!106
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