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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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hanno provocato disturbo, difficoltà, in altri, visto l’elevato impatto emotivo dellacosa, ci sono stati momenti di emozione.Un’ulteriore fase del lavoro è stata quella di proporre il metodo del problemsolving: da una semplice situazione come, ad esempio, lavare i piatti e dormire, ifamiliari si suddividevano in sottogruppi e provavano a dare spiegazione, consiglioe metodo per arrivare alla risoluzione del problema. Interessante, in questa fase,come i genitori che avevano figli sofferenti della stessa patologia suggerisserocomportamenti diversi. Alla fine di questa prima parte del Corso abbiamo elaboratoun ulteriore questionario di chiusura per avere suggerimenti su cosa e come continuare.Per avere comunque una continuità con i famigliari anche durante il periodoestivo, abbiamo mantenuto i rapporti familiari anche con incontri informali, tipouna pizza, oppure con contatti telefonici.Successivamente gli operatori, per motivi vari, sono rimasti in due: io e la psichiatra.A questo punto il problema era come gestire un gruppo di familiari in dueoperatori. Il dubbio non era su come proseguire il Corso, ma su come migliorarel’interazione. Durante il Corso si erano notati alcuni comportamenti, quali il silenziodi alcuni genitori. Altri parlavano solo del problema del figlio. Altri familiarilamentavano di non avere uno spazio di ascolto in cui poter dare sfogo alle loro difficoltà.Parlando con la psichiatra si era deciso che quest’ultima parte l’avrei gestitaio, facilitata dal fatto che, come figura non medica, e in qualche modo non invischiatanella relazione terapeutica con l’utente, potevo essere “libera” da qualsiasipregiudizio nei confronti della famiglia; dall’altra, i familiari si sentivano liberi anchedi lamentarsi del medico se, secondo loro, non dava un giusto ascolto. Comeprimo obiettivo, per facilitare che i genitori potessero sfruttare questo momento, siè programmato uno spazio libero pomeridiano (giovedì) dove il genitore si sentivalibero di dire come era cambiata la propria vita, avendo a casa una persona conproblemi psichici.Oltre a questo, cercavo di far emergere situazioni che, a volte, erano uscite duranteil dibattito precedente quali, ad esempio, sensi di colpa, solitudine, vergogna.Devo dire che questi aspetti sono stati molto utili durante il dibattito anche perchéuscivano vari sentimenti, varie frustrazioni, varie problematiche che a volte era difficileportare nel gruppo.Questo spazio, a mio avviso, è un momento importante per il genitore, unospazio in cui sa che davanti a lui ha una persona che, da un lato, cerca di dare risposteai suoi perché, dall’altro, una persona con cui condividere la sofferenza cercandodi elaborarla nel migliore dei modi.Personalmente ritengo che questo lavoro con i familiari è per me stessa unCorso formativo dove si tocca con mano la sofferenza di persone che si chiedono incontinuazione il “perché” e che colpe hanno, che sbagli hanno fatto. E la difficoltàmaggiore è di non riuscire a dare una risposta convincente e giustificante, ancheperché una risposta giusta non esiste.118

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