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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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(pensate ad un violino e ad una sua esecuzione), ma non dello strumentista, cioè chisuona, in questo caso chi parla.Quante volte abbiamo sentito le espressioni “usa un linguaggio troppo tecnico”,oppure “ma parla come mangi!” (un dubbio: se mangiassi soltanto cucina cinese,parlerei cinese?), o spesso “parli come un politico”, ma al di là delle varieforme del linguaggio, la forma a noi più comune è quella del quotidiano, del cosiddettolinguaggio ordinario appunto quotidiano.I nostri problemi derivano dal fatto, non tanto perché ci sentiamo attrattidall’esplicare una nozione di significato (i problemi allora sparirebbero a livellocomprensivo, poiché diremmo sempre e tutti la stessa cosa), ma perché cerchiamodi dare un valore al nesso che esiste tra il significato medesimo e il concreto problemadel comprendere le regole del linguaggio, nella varietà dei suoi usi e dellesue finalità.Ma anche oltre il comprendere segnatamente proprio ogni singola parola. O-gni parola ha il suo peso, la sua forma, ha un colore, un profumo; in sintesi ha unrimando semantico oggettivo che comunque trova origine nel rapporto soggetto/realtà.A volte una parola può essere ambigua, avere un duplice significato: se iodicessi fallo, beh, questo termine rimanda sostanzialmente a due ambiti: uno calcisticoe l’altro, diciamo, fisico. Per la maggior parte di noi quello stesso termine rimandaimmediatamente ad uno dei due ambiti e questo sta a significare che ogniparola in sé è neutra, ma se inserita nel rapporto soggetto/realtà acquista un peso,un colore, una propria spazialità. Si potrebbe fare un altro esempio con il terminemembro, ed altri ancora.Ho iniziato citando Wittgenstein ed il suo rimando al silenzio. Siamo qui perparlare di parole, spesso però in seguito ad eventi traumatici, delittuosi, nefasti, ciòche ci riesce meglio è stare zitti ed osservare un minuto di silenzio. Senza più parole.Grazie.A<strong>LE</strong>SSANDRO MORETTI“La tribù del Boldù”, VeneziaMi chiamo Alessandro e sono un utente del Day Hospital di Palazzo Boldù diVenezia. Sono nato e vivo nel Centro Storico della città ed ho seguito per lunghianni l’evolversi delle realtà istituzionali, terapeutiche e di animazione del nostroCentro di Salute Mentale. È in atto un sempre maggiore sforzo di creare contatticon l’esterno e con realtà sociali diverse. A questo fine è di grande rilievo l’apportodato dal nostro periodico che da qualche tempo si occupa anche di politiche sociali.La grande quantità di lavoro elaborato, di forte qualità, ci ha consentito la creazionedel “Libro delle storie”. Così si chiama il libretto di color rosso che abbiamofatto passare prima per la sala, e che è anche fuori sul tavolo. Contiene materialevario e assume quanto di meglio è stato possibile raccogliere dei lavori creati dagliutenti in questi ultimi anni.57

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