(pensate ad un violino e ad una sua esecuzione), ma non dello strumentista, cioè chisuona, in questo caso chi parla.Quante volte abbiamo sentito le espressioni “usa un linguaggio troppo tecnico”,oppure “ma parla come mangi!” (un dubbio: se mangiassi soltanto cucina cinese,parlerei cinese?), o spesso “parli come un politico”, ma al di là delle varieforme del linguaggio, la forma a noi più comune è quella del quotidiano, del cosiddettolinguaggio ordinario appunto quotidiano.I nostri problemi derivano dal fatto, non tanto perché ci sentiamo attrattidall’esplicare una nozione di significato (i problemi allora sparirebbero a livellocomprensivo, poiché diremmo sempre e tutti la stessa cosa), ma perché cerchiamodi dare un valore al nesso che esiste tra il significato medesimo e il concreto problemadel comprendere le regole del linguaggio, nella varietà dei suoi usi e dellesue finalità.Ma anche oltre il comprendere segnatamente proprio ogni singola parola. O-gni parola ha il suo peso, la sua forma, ha un colore, un profumo; in sintesi ha unrimando semantico oggettivo che comunque trova origine nel rapporto soggetto/realtà.A volte una parola può essere ambigua, avere un duplice significato: se iodicessi fallo, beh, questo termine rimanda sostanzialmente a due ambiti: uno calcisticoe l’altro, diciamo, fisico. Per la maggior parte di noi quello stesso termine rimandaimmediatamente ad uno dei due ambiti e questo sta a significare che ogniparola in sé è neutra, ma se inserita nel rapporto soggetto/realtà acquista un peso,un colore, una propria spazialità. Si potrebbe fare un altro esempio con il terminemembro, ed altri ancora.Ho iniziato citando Wittgenstein ed il suo rimando al silenzio. Siamo qui perparlare di parole, spesso però in seguito ad eventi traumatici, delittuosi, nefasti, ciòche ci riesce meglio è stare zitti ed osservare un minuto di silenzio. Senza più parole.Grazie.A<strong>LE</strong>SSANDRO MORETTI“La tribù del Boldù”, VeneziaMi chiamo Alessandro e sono un utente del Day Hospital di Palazzo Boldù diVenezia. Sono nato e vivo nel Centro Storico della città ed ho seguito per lunghianni l’evolversi delle realtà istituzionali, terapeutiche e di animazione del nostroCentro di Salute Mentale. È in atto un sempre maggiore sforzo di creare contatticon l’esterno e con realtà sociali diverse. A questo fine è di grande rilievo l’apportodato dal nostro periodico che da qualche tempo si occupa anche di politiche sociali.La grande quantità di lavoro elaborato, di forte qualità, ci ha consentito la creazionedel “Libro delle storie”. Così si chiama il libretto di color rosso che abbiamofatto passare prima per la sala, e che è anche fuori sul tavolo. Contiene materialevario e assume quanto di meglio è stato possibile raccogliere dei lavori creati dagliutenti in questi ultimi anni.57
Il libro delle storie, come il nostro giornale, sono l’inizio della qualità cheman mano il Centro acquisisce. Sono rivelatori del salto di qualità che siamo riuscitia darci negli ultimi anni. Per presentare Il libro delle storie, vi dico che contieneracconti, storie con spunti autobiografici, poesie, massime, disegni e pitture createda noi. Non rimane che leggerlo. Sarà una carrellata su tante interessanti testimonianze.Il periodico del nostro Centro, nasce nel giugno 1997. Allora, in una vivaceassemblea tra utenti ed operatori, venne scelto, quasi per caso, il titolo “La tribùdel Boldù” per la sua testata. Ci precipitiamo a mettere insieme i primi lavori dastampare la settimana seguente. Nascono così le le prime sedute della Tribù, che daallora si tengono tutti i martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9 alle 10. Io, frattanto,eseguivo ad olio una tela intitolata la “La tribù del Boldù siamo noi”. Come redattoreho scritto il mio primo articolo sul musicista compositore Gustav Mahler esull’impatto fortissimo che la sua musica ha avuto su di me, soprattutto nel periodoche seguì la mia prima crisi che ho avuto a 17 anni. Quell’articolo fu ospitato permetà nel numero zero e per metà nel numero uno, perché era molto lungo.Oltre ad articoli lunghi, e forse anche un po’ pesanti, come era quel mio primo,mi piace scrivere cose leggere in modo scherzoso, tecnica che io uso largamentenel raccontare di gite e ricordi buffi. Quando leggo articoli dotati di buonavena ironica in altri giornali dei vari CSM italiani, mi ci ritrovo con piacere ed ioho la sensazione che l’uso della trama umoristica sia un segno della evoluzioneraggiunta non solo dai singoli redattori, ma anche un indice della capacità di scambioe cooperazione all’interno del gruppo giornale. Armonia e lavoro di gruppo,cooperazione tranquilla, dibattiti fruttuosi non solo per noi utenti, ma anche per glioperatori, sono garantiti dal metodo che seguiamo, che consta di quattro punti:1) occuparsi di qualsiasi cosa senza preclusioni, pregiudizi e trattarne nel modopiù semplice;2) ascoltarsi l’un l’altro senza togliere la parola a nessuno e cercare di percepirese stessi, il proprio insight in relazione al parlare degli altri, democraticamentein armonia con sé e con lo spirito del gruppo;3) chiunque può partecipare alle sedute della redazione con la premessa che ci siaun minimo di spirito democratico in chi vuole inserirsi. Non è necessaria unapresenza regolare, perché abbiamo avuto ottimi articoli da persone che vengonosolo sporadicamente. Tutti sono redattori, tutti possono far sentire la lorovoce;4) ad un libro delle presenze, si affianca un libro nel quale si stende il verbale allafine di ogni seduta. Il verbale serve per orientarsi fra i vari materiali portati,gli argomenti discussi, le proposte di nuove linee, ritocchi alla grafica, propostedi gite, visite, viaggi, interviste, appuntamenti culturali. Il verbale è importanteanche per la stesura dei successivi articoli e per la loro impostazione ed èanche un memorandum per le successive sedute.Il giornale accoglie al suo interno varie attività sue specifiche, come gite, e-scursioni, viaggi per i suoi redattori. Non sono solo gite di svago, le nostre, ma anzipiù che mai mirate alla visita di musei, mostre, monumenti e realtà varie di altrecittà che forniranno altro materiale per la nostra Tribù del Boldù. Naturalmente nonsfuggirà ai partecipanti la dimensione ludica da vivere e scriverne scherzosamente.58
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Maurizio, un cittadino, nel senso c