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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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ziare, con quali modalità, con delle regole che vengono precisate nel contratto chelui firma. Io penso che, nell’ambito psichiatrico, un intervento del genere non èfrequente. In genere il paziente non sceglie la comunità terapeutica, non sceglie lapersona con cui condividere la stanza, non sceglie di ritornare a casa e quando. Invecein questa esperienza ci sembra si possa davvero sottolineare questo aspetto divero protagonismo da parte dell’utente. L’utente, naturalmente, deve accettare ilprogramma. È all’interno di un programma terapeutico globale che viene previstoquesto inserimento. Quindi rimangono le figure degli operatori del territorio: lopsichiatra, l’assistente sociale, l’équipe di riferimento, a cui si affianca un’altra é-quipe un po’ più specializzata per individuare le famiglie, selezionarle e farel’abbinamento. A grandi linee è questa l’accoglienza familiare. Naturalmente èprevista una quota di rimborso per la famiglia per le spese che sostengono.Tutte queste cose le abbiamo scritte in una delibera, che speriamo venga approvataal più presto. È da circa un anno e mezzo che stiamo trattando conl’amministrazione, in special modo con l’ufficio legale. A noi sembra che ci stiacreando tutta una serie di ostacoli, anche se ci rendiamo conto che effettivamente cisono problemi da risolvere: dall’assicurazione, perché la famiglia viene garantitaanche attraverso un’assicurazione per la responsabilità civile, alle modalità di rimborso,ai problemi fiscali...Nel frattempo ci siamo resi conto che, di fatto, a Verona - e penso in tante altreparti d’Italia - di queste esperienze di affido, di accoglienza, ce ne sono già. Nonformalizzate, non istituzionalizzate, non sancite con una delibera, ma esistono, cisono, basta cercarle.Noi solo a Verona ne abbiamo “trovate”, quasi per caso, cinque di queste realtà.Ora vorremmo regolamentarle e sopratutto valorizzarle con questo progetto.Uno dei casi - o meglio, delle persone - che abbiamo trovato, l’abbiamo trovata acasa di Claudio e Aurora. Non mi dilungo oltre e lascio proprio la parola a loro,perché al di là di quello che possiamo dire noi operatori, penso che sia molto importantela loro testimonianza, proprio perché loro fanno esperienza quotidiana dicosa vuol dire questa accoglienza, nella semplicità, rispettando le regole di un viverecomune, di un vivere in famiglia. Perché vivere in famiglia non vuol dire farequello che si vuole, ci sono regole che vanno rispettare, ma soprattutto - penso –c’è l’amore, la disponibilità di accogliere una persona che è in difficoltà, ma che,comunque, è lì e condivide con loro questa esperienza di vita familiare.Quindi io li ringrazio per quello che hanno fatto, per quello che stanno facendoper l’impegno che continueranno e lascio a loro la parola per questa testimonianza.24

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