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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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domestiche. Questo però si alterna a momenti in cui gli operatori sembrano doverassumere un ruolo più energico che quasi si sostituisce alla delega che l’ospite pone.Il traguardo verso l’autonomia, infatti, ha un costante bisogno di stimoli daparte degli operatori per coinvolgere ogni giorno gli ospiti nelle mansioni domestiche,quali la preparazione del pranzo e della cena, le pulizie delle proprie stanze edei luoghi comuni della convivenza. Il tempo libero è autogestito, ma non mancanole uscite domenicali e infrasettimanali, nelle quali si ritrova sempre il piacere distare insieme. Presto, comunque, alcune delle casette hanno raggiunto un livello diautogestione. Qualcuna è diventata proprio casa di qualcuno e si è caratterizzataprogressivamente come luogo dove il ruolo dello staff misto è diventato irrilevante.Nel territorio genovese, proprio vicino ad una delle casette, sono stati promossialcuni gruppi di auto aiuto, ad esempio, il gruppo ET telefono casa per chi necessitadi reperire un alloggio e per chi l’alloggio già ce l’ha, ma è solo e vorrebbecondividerlo. È nato poi il gruppo Giovani in cerca di lavoro, dove le persone possonoaffrontare e, possibilmente, risolvere le problematiche relative all’inserimentolavorativo. Infine abbiamo un gruppo di auto aiuto per familiari ed uno per donneche condividono problematiche femminili.PAOLA OLIVIERIGruppo auto-aiuto “Donne in evoluzione”, Genova-BolzanetoBuona sera a tutti, sono Paola. Se l’argomento di questo incontro è ‘ritrovarele parole’ per dirci cosa fare insieme, noi utenti e gli operatori del Servizio di salutementale, sarebbe bello anche ricordare ciò che abbiamo fatto insieme anche nelpassato, in quei momenti così difficili in cui nemmeno trovavamo le parole per e-sprimerci, e neppure i luoghi. In quei momenti in cui avevamo l’impressione chenessuno volesse ascoltarci e non ci fosse nessun posto dove parlare.A volte il fare insieme spaventa anche un po’. A volte si ha paura che gli altriinsieme possano fare qualcosa contro di noi, invece che per noi e con noi.Il rapporto con mio marito è sempre stato molto difficile. Neppure la nostrapartecipazione al Club degli alcolisti in trattamento serviva ad allentare le tensionie a promuovere cambiamenti positivi. Daniele, mio figlio, ne soffriva. Il Consultorioed il Servizio per i minori ci aveva affiancato alcuni educatori che, a turno, a-vrebbero dovuto aiutarlo nei compiti. Invece le cose andavano sempre peggio. Alcunieducatori credevano e ci facevano pesare di essere i genitori più bravi e capacie questo mi faceva soffrire sempre di più . È stato a questo punto che mi sono apertae mi sono confidata fino in fondo con alcuni operatori del Centro di salute mentale,dove sono conosciuta per un disturbo depressivo. Ci siamo accordati perché ilServizio di salute mentale si desse da fare per riunire intorno ad un tavolo gli operatoridel Consultorio familiare, i volontari del Centro di ascolto della parrocchia,le insegnanti delle scuole elementari, una volontaria della Comunità ‘Papa GiovanniXXIII’ e non so chi altri potessero aiutarci in quel tempo.133

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