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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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Dall’esperienza maturata in questi anni troviamo significativo puntualizzarealcuni concetti che ci sono stati utili nel nostro cammino.Anzitutto l’importanza dello stare al fianco del soggetto, accompagnandolonell’esperienza in corso. Ci siamo ritrovati a lavorare in tal modo e ciò ha mossodegli interrogativi. In effetti la persona malata non è più un bambino, nonostante ledifficoltà incontrate, e pertanto non si giova di qualcuno che fa al posto suo. Parallelamentequesta persona non è in grado di sbrigarsi autonomamente come in generefanno gli adulti e pertanto necessita di un aiuto.Una strategia efficace per fornire l’aiuto sembra quella che in genere adottiamocon l’adolescente, persona che non è più bambino e non è ancora adulto.Anche la persona con problemi psichici si trova infatti in un’area intermedia,orientato verso un maggior benessere personale tutto da conquistare.Pertanto, come per l’adolescente è fondamentale potersi sperimentare concretamentesapendo di avere comunque vicino i genitori che mantengonol’accoglienza nei suoi confronti e lo aiutano a gestire opportunamente le nuove e-sperienze, così è cruciale per l’utente avere un luogo di accoglimento dove stare,sapendo di poter far conto sulla presenza di figure di riferimento in grado di accompagnarlonel suo percorso.Abbiamo riscontrato l’utilità di un affiancamento che si costituisca come sicuro,fermo ma non privo di ironia, di giocosità, disponibile anche ad una rimessa indiscussione del proprio agire.Dalla chiarificazione dei reciproci ruoli va risaltando sempre più come nel potersisperimentare l’utente può raggiungere traguardi che entrano a far parte del suopatrimonio personale.Un secondo concetto riguarda l’utilità di lavorare sulla casa esterna ma anchesu quella interna, perché esterno e interno costituiscono una dimensione unitaria.Nella nostra operatività ci siamo trovati spesso impegnati a delimitare ciò chedoveva stare entro il nostro intervento e cosa era opportuno che rimanesse fuori.L’aspetto curioso è che si sono andate definendo sempre più cornici entro cui ciòche era esterno per l’una diveniva interno per l’altra, in quanto non ignorabile.Siamo così partiti dal lavoro di gruppo in appartamento e quindi dal soggetto,considerato come interno nel suo rapporto con l’esterno, la casa e i coinquilini.Ci si è tuttavia accorti che si innescavano problematicità con gli ospiti presentinel condominio e quindi si è creata un’occasione di incontro fra gli inquilini deisingoli appartamenti, considerati come interno, e gli altri coinquilini del palazzo,vissuti abitualmente come esterno.Da lì è andata prendendo maggior corpo l’esigenza di interagire con l’esterno,stavolta inteso come territorio e relativi cittadini.L’èquipe stessa ha sentito maggiormente la necessità di articolarsi in modo piùdefinito al suo interno e, nel contempo, nel rapporto con l’esterno rappresentatodagli altri servizi dell’Unità Operativa di Psichiatria, al fine di costruireun’integrazione maggiore dei propri interventi.E’ un percorso che non sembra avere mai fine, ma che nel suo snodarsi consentedi mettere in relazione dialettica noi stessi con gli altri, promovendo unamaggiore crescita.39

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