Dall’esperienza maturata in questi anni troviamo significativo puntualizzarealcuni concetti che ci sono stati utili nel nostro cammino.Anzitutto l’importanza dello stare al fianco del soggetto, accompagnandolonell’esperienza in corso. Ci siamo ritrovati a lavorare in tal modo e ciò ha mossodegli interrogativi. In effetti la persona malata non è più un bambino, nonostante ledifficoltà incontrate, e pertanto non si giova di qualcuno che fa al posto suo. Parallelamentequesta persona non è in grado di sbrigarsi autonomamente come in generefanno gli adulti e pertanto necessita di un aiuto.Una strategia efficace per fornire l’aiuto sembra quella che in genere adottiamocon l’adolescente, persona che non è più bambino e non è ancora adulto.Anche la persona con problemi psichici si trova infatti in un’area intermedia,orientato verso un maggior benessere personale tutto da conquistare.Pertanto, come per l’adolescente è fondamentale potersi sperimentare concretamentesapendo di avere comunque vicino i genitori che mantengonol’accoglienza nei suoi confronti e lo aiutano a gestire opportunamente le nuove e-sperienze, così è cruciale per l’utente avere un luogo di accoglimento dove stare,sapendo di poter far conto sulla presenza di figure di riferimento in grado di accompagnarlonel suo percorso.Abbiamo riscontrato l’utilità di un affiancamento che si costituisca come sicuro,fermo ma non privo di ironia, di giocosità, disponibile anche ad una rimessa indiscussione del proprio agire.Dalla chiarificazione dei reciproci ruoli va risaltando sempre più come nel potersisperimentare l’utente può raggiungere traguardi che entrano a far parte del suopatrimonio personale.Un secondo concetto riguarda l’utilità di lavorare sulla casa esterna ma anchesu quella interna, perché esterno e interno costituiscono una dimensione unitaria.Nella nostra operatività ci siamo trovati spesso impegnati a delimitare ciò chedoveva stare entro il nostro intervento e cosa era opportuno che rimanesse fuori.L’aspetto curioso è che si sono andate definendo sempre più cornici entro cui ciòche era esterno per l’una diveniva interno per l’altra, in quanto non ignorabile.Siamo così partiti dal lavoro di gruppo in appartamento e quindi dal soggetto,considerato come interno nel suo rapporto con l’esterno, la casa e i coinquilini.Ci si è tuttavia accorti che si innescavano problematicità con gli ospiti presentinel condominio e quindi si è creata un’occasione di incontro fra gli inquilini deisingoli appartamenti, considerati come interno, e gli altri coinquilini del palazzo,vissuti abitualmente come esterno.Da lì è andata prendendo maggior corpo l’esigenza di interagire con l’esterno,stavolta inteso come territorio e relativi cittadini.L’èquipe stessa ha sentito maggiormente la necessità di articolarsi in modo piùdefinito al suo interno e, nel contempo, nel rapporto con l’esterno rappresentatodagli altri servizi dell’Unità Operativa di Psichiatria, al fine di costruireun’integrazione maggiore dei propri interventi.E’ un percorso che non sembra avere mai fine, ma che nel suo snodarsi consentedi mettere in relazione dialettica noi stessi con gli altri, promovendo unamaggiore crescita.39
In effetti, abbiamo scoperto che ogni volta che individuavamo un “altro” consideratocome esterno, avvicinandoci scoprivamo che là risiedeva anche qualcosadi noi con il quale era importante confrontarsi.Per concludere l’esposizione della nostra esperienza si può delineare un assuntoche ci ha accompagnato nel nostro cammino “partire da ciò che sia ha (se stessi,l’abitazione transitoria, etc.) per crescere in ciò che si è” e potere poi trasportareanche in altri luoghi queste competenze. E potremmo aggiungere “con un aiuto adavvicinarsi a quanto ciascuno sente come soddisfacente per Sé”.MARIA ANTONIETTA MARAGLINOCentro diurno ‘Samarcanda’, Massafra, TarantoSalve. Sono la dottoressa Maria Antonietta Maraglino, veniamo dal Centrodiurno Samarcanda di Massafra in provincia di Taranto. Stasera noi presentiamouno spettacolo tratto da “Don Chisciotte” di Cervantes. È un’opera che bene o maletutti conoscono,però abbiamo tratto una parte e le abbiamo addirittura il titolo:“Storia di un cavaliere”. Siete tutti invitati. Il nostro spettacolo inizia alle ore 21.30.Quello che volevo dirvi è che questo spettacolo è molto importante per il nostrogruppo, perché è la prima volta che si esibisce al Nord, quindi davanti ad un pubblicocompletamente diverso dal solito circondario. Quest’anno, infatti, abbiamofatto molti spettacoli nelle varie amministrazioni locali, con gente che, comunque,si conosceva. Quindi abbiamo anche bisogno del sostegno della gente del Nord.Quest’anno, purtroppo, c’è stata una variazione come spesso capita nel nostro lavoro:un ragazzo non è potuto venire e la sua parte sarà sostituita dall’attore registache ci aiuta a mettere su le varie rappresentazioni che facciamo ogni anno. Questa èla quinta rappresentazione del nostro gruppo teatrale.Inoltre, gli organizzatori del convegno, mi hanno invitata a dirvi che alle 20.30si esibisce in questa sala il gruppo rock “Gli onirici”, quindi siete tutti invitati apartecipare alla serata che si preannuncia abbastanza allegra. Buona continuazione.MARIAROSA TOSIANIComunità di S. Martino al Campo, TriesteBuona sera, io sono Mariarosa Toscani della Comunità di S. Martino al Campo.La Comunità di San Martino al Campo ha partecipato, negli anni ’70, allosmantellamento del manicomio. Franco Basaglia era arrivato a Trieste nel 1971.Dopo aver lavorato a Gorizia ed essere riuscito a realizzare in modo parziale il suoprogetto di deistituzionalizzazione, aveva vinto il concorso per la direzionedell’ospedale psichiatrico di Trieste. Lo conoscemmo di persona in occasione della40
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