Quindi, secondo il punto di vista di noi operatori che lavoriamo nella logica de“Le Parole ritrovate”, quello che spesso manca è la capacità di guardare prima dellapatologia alla risorsa, alle cose più semplici ma più importanti che circondano lapersona.Parliamo di farmaci tutte le volte che serve, però vediamo anche di aiutarequeste persone ad avere dei rapporti che siano significativi, che siano veri, che sianosostanziali. I rapporti familiari, dei vicini di casa, oppure degli amici.Il gruppo di mutuo aiuto ha un po’ questa funzione, anche perché è difficileche una persona con problemi psichiatrici venga accettata in un gruppo di cosiddetti‘normali’. È vero. È inutile che ci raccontiamo balle, perché poi, di fatto, se ungruppo di persone normali regge tre ore di cinema e la persona che ha qualche problemanon ce la fa, questo crea disagio e la prossima volta non lo si invita più.Per cui, per finire, l’importante è creare queste relazioni. I gruppi di auto aiuto,che sono gruppi che condividono lo stesso problema, hanno una grossa forza inquesto. Ed è anche importante accettare che questa malattia, questa patologia, provochiuna diversità, come il diabetico ha una sua diversità, il cardiopatico ha unasua diversità, ecc. Quindi è assurdo negarla, perché c’è. Però ci si può dare unamano per affrontare meglio quello che è il quotidiano.Mi pare che questa dimensione di relazione, di rapporto, emerga con forza daivari racconti. Quindi vorrei sollecitare, se possibile, l’intervento anche di altre personesu questo punto.ATTILIO FOGLIAZZAAssociazione “La Svolta”, Cinisello Balsamo, MilanoBuonasera a tutti. Mi chiamo Attilio Fogliazza. Sono un papà che ha un figlioche soffre di disagio psichico ormai da undici anni e che però, per la verità, ultimamentesta abbastanza bene.Visto che ho l’opportunità di farlo, vorrei raccontarvi che cos’è l’auto aiuto eche cosa è stato per me. Io vi racconto la mia esperienza personale e di come l’autoaiuto ha cambiato la mia vita ed il mio rapporto nei confronti di mio figlio. Mio figlioce l’aveva a morte con me, come tanti ragazzi nei confronti dei loro genitori,perché io ero troppo pignolo, ero troppo esigente e tutte queste cose. Prima non locapivo, adesso, dopo tanti anni di auto aiuto, mi sono reso conto che ho fatto moltierrori. Il primo grosso errore che ho fatto - e adesso non lo riconosco più come unsenso di colpa, ma proprio come errore - è che davo per scontato che quello chepensavo io fosse giusto. Adesso capisco che non è necessariamente giusto, perchénon tutti la pensiamo allo stesso modo, specialmente i figli nei confronti dei genitori.E questo, negli anni, mi ha riavvicinato a mio figlio, siamo ridiventati un papà eun figlio con tutti i loro problemi, con tutte le loro controversie. Però adesso si parla,cosa che prima non succedeva. Io restavo della mia idea, lui restava della sua eprobabilmente questo atteggiamento, insieme a tanti altri, ha contribuito a far sì chemio figlio cadesse nel disagio.45
Io frequento un gruppo di auto aiuto come genitore ed un altro gruppo comefacilitatore. Per me, come per tanti altri, è stato importantissima la frequenza algruppo, è stato come poter usufruire di un carica batterie. Io sono arrivato al gruppoche ero scarico, completamente, non ce la facevo più, non sapevo più da cheparte attaccarmi, non sapevo a chi rivolgermi. Questa era la cosa più brutta: mi sentivosolo. Non sapevo che c’era il Centro Psico Sociale, non sapevo che c’era gentedisposta ad aiutarmi. Arrivai al gruppo e il primo impatto è stato un po’ traumatico.Trovarsi in mezzo a tanta gente che non conosci, non sapendo neanche bene checosa stai facendo e ti viene detto che devi raccontare agli altri la tua esperienza, tuttele tue cose, i tuoi dolori, le tue paure, le tue ansie... Non è facile! C’è la paura diessere giudicati, la paura di essere additati e tante belle cose. Poi, invece, andandoavanti col tempo, parlando con gli altri, ti accorgi che, purtroppo, non sei il solo alquale è caduta in testa la mattonella. E questo non è il solito “mal comune, mezzogaudio”… Ti accorgi che è importante sentire le esperienze degli altri, il vissutodegli altri. Ti accorgi che dalle esperienze e dal vissuto degli altri puoi trarre dellecose che fino ad allora non conoscevi, perché non le sapevi.In questo percorso io ho ritrovato la voglia di vivere, la voglia di andare avanti.Ho ritrovato dei nuovi impulsi, cose che non sentivo più. C’è stato un periodo incui avevo fatto anche brutti pensieri, come ho scoperto era successo anche a tantialtri.Io ho sempre detto: “Ho il problema in casa”. Anche altri hanno il problema incasa, però se riusciamo a fare questo salto di qualità e non considerare più il figliomalato “il problema” che hai in casa, che non ti fa più vivere, che non ti fa più pensare,ti ingessa, se tu riesci a considerarlo non più “il problema”, ma “un problema”,allora riesci ad andare avanti. Riesci ad affrontare quel problema, riesci a capireche una volta affrontato il problema, puoi dedicare ancora spazio alla coppia,all’altro figlio, cosa che per anni non facevi più, perché non ne avevi più la forza,non ce la facevi più.Ecco l’auto aiuto, per me, è stato tutto questo. Non so cos’altro dire. Io mi trovomolto bene, quando non riesco ad andare al gruppo, come durante le ferie, sentoche mi manca qualcosa. Spero di continuare sempre questa esperienza e cerco, perquanto posso, di dare la possibilità ad altri di avere questo beneficio.Un’ultima cosa vorrei dire. Io prima non lo sapevo, adesso lo so che dietroquella porta, a qualsiasi ora del giorno, c’è sempre qualcuno che ha voglia diaiutarti, che ti aiuta e non ti chiede niente in cambio. Vuole solo sapere che èriuscito a darti un briciolo di serenità in più, quella è la sola cosa che ti chiede incambio. Grazie!46
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