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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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Quindi, secondo il punto di vista di noi operatori che lavoriamo nella logica de“Le Parole ritrovate”, quello che spesso manca è la capacità di guardare prima dellapatologia alla risorsa, alle cose più semplici ma più importanti che circondano lapersona.Parliamo di farmaci tutte le volte che serve, però vediamo anche di aiutarequeste persone ad avere dei rapporti che siano significativi, che siano veri, che sianosostanziali. I rapporti familiari, dei vicini di casa, oppure degli amici.Il gruppo di mutuo aiuto ha un po’ questa funzione, anche perché è difficileche una persona con problemi psichiatrici venga accettata in un gruppo di cosiddetti‘normali’. È vero. È inutile che ci raccontiamo balle, perché poi, di fatto, se ungruppo di persone normali regge tre ore di cinema e la persona che ha qualche problemanon ce la fa, questo crea disagio e la prossima volta non lo si invita più.Per cui, per finire, l’importante è creare queste relazioni. I gruppi di auto aiuto,che sono gruppi che condividono lo stesso problema, hanno una grossa forza inquesto. Ed è anche importante accettare che questa malattia, questa patologia, provochiuna diversità, come il diabetico ha una sua diversità, il cardiopatico ha unasua diversità, ecc. Quindi è assurdo negarla, perché c’è. Però ci si può dare unamano per affrontare meglio quello che è il quotidiano.Mi pare che questa dimensione di relazione, di rapporto, emerga con forza daivari racconti. Quindi vorrei sollecitare, se possibile, l’intervento anche di altre personesu questo punto.ATTILIO FOGLIAZZAAssociazione “La Svolta”, Cinisello Balsamo, MilanoBuonasera a tutti. Mi chiamo Attilio Fogliazza. Sono un papà che ha un figlioche soffre di disagio psichico ormai da undici anni e che però, per la verità, ultimamentesta abbastanza bene.Visto che ho l’opportunità di farlo, vorrei raccontarvi che cos’è l’auto aiuto eche cosa è stato per me. Io vi racconto la mia esperienza personale e di come l’autoaiuto ha cambiato la mia vita ed il mio rapporto nei confronti di mio figlio. Mio figlioce l’aveva a morte con me, come tanti ragazzi nei confronti dei loro genitori,perché io ero troppo pignolo, ero troppo esigente e tutte queste cose. Prima non locapivo, adesso, dopo tanti anni di auto aiuto, mi sono reso conto che ho fatto moltierrori. Il primo grosso errore che ho fatto - e adesso non lo riconosco più come unsenso di colpa, ma proprio come errore - è che davo per scontato che quello chepensavo io fosse giusto. Adesso capisco che non è necessariamente giusto, perchénon tutti la pensiamo allo stesso modo, specialmente i figli nei confronti dei genitori.E questo, negli anni, mi ha riavvicinato a mio figlio, siamo ridiventati un papà eun figlio con tutti i loro problemi, con tutte le loro controversie. Però adesso si parla,cosa che prima non succedeva. Io restavo della mia idea, lui restava della sua eprobabilmente questo atteggiamento, insieme a tanti altri, ha contribuito a far sì chemio figlio cadesse nel disagio.45

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