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LE PAROLE RITROVATE

Convegno nazionale di Trento 2001 - Le Parole Ritrovate

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mento e di intervento, come un Servizio si poneva, quindi, di fronte al ‘soggetto/famiglia’come ad un soggetto con il quale costruire un rapporto paritario e dicui vedeva la partecipazione attiva nella promozione della salute mentale. Era ilmarzo 1995. Seguì ancora un anno di approfondito dibattito, necessario per costruirecon cura l’iniziativa e per mettere a punto un programma che individuasse diversiobiettivi a più livelli e per l’esattezza:Livello psicoeducativo/informativo. Aumento della conoscenza della malattia, delleaspettative e dei limiti dell’intervento terapeutico del Servizio.Livello terapeutico soggettivo. Riduzione dello stress e dell’ansia attraverso la possibilitàdi confrontarsi, scambiando così nel gruppo il proprio peso.Livello di rete. Rafforzamento della rete sociale attraverso l’aumento della qualità edella quantità di scambi tra i familiari e tra questi e il mondo circostante, come nelleorganizzazioni culturali, del tempo libero, etc. e grazie alla promozionedell’aiuto reciproco anche nei momenti di emergenza.Livello associativo. Rafforzamento dei genitori al lavoro delle associazioni dei familiariper la difesa dei diritti fondamentali della persona affetta da malattia mentalee della sua famiglia, per il reperimento delle risorse alternative di sostegno, persviluppare una contrattualità con gli amministratori.Era il marzo del ‘96 quando nacque il gruppo di auto aiuto dei familiari diMartina Franca e Crispiano. L’esperienza è iniziata con una serie di incontri informativimonotematici, finalizzati ad approfondire insieme temi di interesse generalenell’ambito della salute mentale. Questi incontri, che erano aperti anche alla presenzadi familiari e di operatori provenienti da altri comuni, furono da subito alternatiad incontri ispirati al modello del self help, che vedevano i genitori protagonistie che offrivano loro l’occasione per parlare di tutto, scambiandosi esperienze.Questa organizzazione fu mantenuta fino all’estate, periodo in cui, per decisioneassunta dal gruppo, gli incontri si tennero una volta al mese, per riprenderepoi, con scadenza quindicinale, alla fine di settembre dello stesso anno.A dire il vero, noi operatori avevamo, a quel punto, dubbi e perplessità sullapossibilità che il gruppo potesse suscitare interesse senza le ‘lezioni’ o altre ‘iniziative’e quindi cercavamo il modo di ‘come’ continuare. Si pensarono varie possibilità,quali proposte di discussione a tema, la produzione di una pubblicazione, lacreazione di un verbale per documentare quel che accadeva... Alla fine, vinse laspontaneità.I genitori sono i protagonisti del gruppo e perciò bisogna dare il massimo spazioa ciò che spontaneamente essi portano. Ciò, inizialmente, espose il gruppo allaquestione di riempire il vuoto di un obiettivo prefissato ed alla conseguente produzionedi ansia sul da farsi. Preoccupazione, ad onore del vero, più degli operatoriche dei familiari ma, funzionando anche in un clima di incontro formale tra personecon lo stesso problema “solo chi è come me può capirmi”, produsse immediatamenteuna buona interazione e cominciarono a crearsi relazioni indipendenti daglioperatori (percorso casa-gruppo fatto insieme o parzialmente insieme, dolci daconsumare al gruppo, capannelli dopo il gruppo...).Spesso al gruppo non si parla di eventi squisitamente riguardanti la ‘malattia’,ma di fatti di vita che nulla hanno a che vedere con essa (raccolta delle olive, andarea funghi, ristrutturazione della casa, proprietà ed infusi di erbe...). Ciò serve a far89

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