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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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coincide perfettamente col concetto d’una attività relativa ad una realtà, non presupposta,<br />

ma creata, ossia appunto col concetto dell’agire” 51 .<br />

Ora Stefanini si opponeva alla soluzione gentiliana obiettando che è impossibile<br />

concepire il conoscere come attività creativa senza compromettere la trascendenza di Dio e<br />

la molteplicità dei soggetti. Di qui la proposta di una riforma che esclude la creatività umana<br />

secondo Gentile e però contempla il conoscere quale ricreare: “Tutto è prima di noi, senza<br />

di noi; nulla è per noi se non in virtù del nostro atto. Nella luce <strong>della</strong> coscienza, da ciò che<br />

è nulla per me, nasce ciò che per me è: ex nihilo facio. Ma nel mio fiat non si risolve tutto il<br />

reale: anzi nessuna cosa è risolta completamente in esso, perché se una cosa sola fosse<br />

contenuta interamente in quel fiat, tutto vivrebbe in esso. Non creo, ma ricreo, e ricreo in<br />

minima parte ciò che sempre si sottrae, nelle profondità misteriose, all’atto che vorrebbe<br />

contenerlo: ricanto per mia gioia qualche nota del poema che è stampato nelle cose” 52 .<br />

<br />

Nel numeroso e qualificato gruppo dei pensatori spiritualisti di formazione gentiliana,<br />

Michele Federico Sciacca 53 è stato, senza dubbio, il più vicino alla soluzione cattolica e<br />

tomistica del nodo moderno.<br />

Lo ha sostenuto magnificamente il compianto Gianni Maria Pozzo, uno dei più acuti e<br />

coraggiosi interpreti <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> di Gentile e dei suoi esiti spiritualistici.<br />

In un saggio dall’eloquente titolo, “Assonanze umanistiche tra Sciacca e Gentile”, Pozzo<br />

scriveva: “Proprio perché la <strong>filosofia</strong> ha per scopo la conoscenza, la comprensione e<br />

l’educazione dell’uomo nella sua totalità – e Sciacca appunto denomina la propria<br />

‘<strong>filosofia</strong> dell’integralità’ – sembra al filosofo di Giarre che nel mondo contemporaneo con<br />

particolare urgenza si debba recuperare l’umanesimo autentico, di cui parla diffusamente<br />

51 Cfr. “Lezioni di pedagogia”, Le Lettere, Firenze 2001, pag. 147<br />

52 Citato da Sciacca, “Dall’attualismo allo spiritualismo critico”, op. cit., pag. 341.<br />

53 Michele Federico Sciacca (Giarre 1908 – Genova 1975) completò gli studi di <strong>filosofia</strong> iniziati a Catania<br />

seguendo i corsi di <strong>Antonio</strong> Aliotta nell’università di Napoli. Negli anni dell’università ebbe modo di<br />

confrontare le opere di Benedetto Croce, che giudicò influenzate dalla mentalità empiristica e positivistica:<br />

“crocianesimno e positivismo sono i negatori <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> e dei suoi primi problemi”, mentre di Gentile lo<br />

affascinò il rigore metafisico, l’afflato religioso, l’acuta sensibilità del problema morale, la ricchezza di umanità.<br />

(Per le note biografiche cfr.: Michele Federico Sciacca “Il mio itinerario a Cristo”, SEI, Torino 1944). Dopo la<br />

laurea collaborò con Aliotta nella redazione <strong>della</strong> rivista “Logos”, dove sostenne le tesi dell’attualismo. Il<br />

periodo gentiliano si conclude nel 1935, quando su invito di Gentile, inizia lo studio di Rosmini. Frutto di questa<br />

ricerca sono i saggi su Rosmini e su Platone e il primo manifesto del suo pensiero, “Linee di uno spiritualismo<br />

critico”, pubblicato nel 1936. Sciacca fu docente di <strong>filosofia</strong> teoretica e di storia <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> nelle università di<br />

Palermo, Pavia e Genova. Nel campo degli studi rosminiani, conquistò, con merito indiscusso, il ruolo di<br />

protagonista nel centro studi di Stresa, intitolato al roveretano. Nel 1946 fondò il “Giornale di metafisica”, che<br />

diventò il luogo del dibattito intorno al rinnovamento <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> italiana. Nella sua ingente produzione, saggi<br />

su Platone, Rosmini, Pascal, Kierkegaard, Blondel, Agostino e Tommaso. A Genova fu protagonista, insieme<br />

con il card. Siri, di quella felice stagione <strong>della</strong> cultura cattolica, che fu brutalmente interrotta dall’onda<br />

limacciosa del Sessantotto e dall’irruzione degli spettri negnostici. Nell’istituto universitario a lui intitolato i suoi<br />

allievi (Maria Adelaide Raschini, Pier Paolo Ottonello, Tommaso Bugossi, Santino Cavaciuti, Franco Percivale,<br />

Bruno Perazzoli, Anna Maria Tripodi, Maria Luisa Facco, Carlo Lupi ecc.) hanno continuato e continuano il suo<br />

lavoro di ricerca. Nel XXV <strong>della</strong> morte il dipartimento di studi sulla storia del pensiero europeo “M.F. Sciacca”<br />

dell’università di Genova ha organizzato un convegno (“Michele Federico Sciacca e la <strong>filosofia</strong> oggi”, i cui atti<br />

in due volumi sono stati pubblicati nel 1996 dall’editore Leo Olschki di Firenze.<br />

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