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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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Il tentativo di passaggio dalla fenomenologia husserliana alla metafisica di san<br />

Tommaso, dunque, deve essere considerato alla luce <strong>della</strong> concomitante evoluzione<br />

spirituale 95 , e alla ricerca intesa a superare l’indifferenza religiosa, ricevuta da quel diffuso<br />

stato d’animo, che, a caval di secolo, ispirava l’integrazione ebraica nella cultura <strong>della</strong><br />

Germania cristiano-liberale e positivista.<br />

Ora l’ascesa di questa coraggiosa protagonista <strong>della</strong> riconquista filosofica non ha inizio da<br />

una situazione di disordine morale, ma da un moralismo rigido, freddamente agnostico,<br />

come quello che era prodotto dall'incontro del formalismo ebraico con il fatalismo luterano<br />

e il conservatorismo prussiano. Nel frammento autobiografico già citato, la filosofa<br />

carmelitana, ormai totalmente consacrata alla lotta contro l’amor proprio, confessa<br />

umilmente di essere stata incline ad una severità implacabile, da istitutrice svizzera: “Avevo<br />

sempre considerato mio pieno diritto puntare il dito senza riguardo su tutte le cose negative<br />

di cui mi accorgevo: debolezze, errori, mancanze delle altre persone, spesso in tono di<br />

scherno e di ironia. C’era gente che mi trovava squisitamente cattiva 96 . Un’immagine<br />

diversa da quella che offriva a coloro che la conobbero dopo la conversione e la clausura,<br />

l’abate Beuron, ad esempio, che la ricorda così: “Raramente hp incontrato un’anima che<br />

riunisse in un solo spirito tante e così eccelse qualità. Era la semplicità e la naturalezza in<br />

persona. Aveva conservato tutta la sua natura femminile, il sentimento tenero – anzi<br />

materno – di non voler mai importunare nessuno. Dotata di uno spirito mistico, nel vero<br />

senso <strong>della</strong> parola, il suo contegno non aveva nulla di ricercato e di sostenuto: era semplice<br />

coi semplici, dotta coi dotti, senza nessun’aria di superiorità, una che cerca con coloro che<br />

cercano” 97 . Il fatto è che il suo giovanile rigore, quantunque moralistico e non ancora<br />

autenticamente morale 98 , era addolcito e riscattato da un’incrollabile benevolenza, che la<br />

faceva refrattaria a qualsiasi meschinità.<br />

Sofia Vanni Rovighi, dal suo canto, ha disegnato un ritratto indimenticabile dell’umiltà<br />

<strong>della</strong> filosofa, “che, per convertirsi, per aderire a Dio, non prese la strada delle<br />

argomentazioni e dei sillogismi: seguì la luce dell’esempio <strong>della</strong> vita cristiana vissuta;<br />

seguì, potremmo dire, una vita intuitiva. Ma quando ebbe aderito alla verità, volle rendersi<br />

ragione <strong>della</strong> dottrina cristiana e si mise a studiare san Tommaso. Per chiedere il<br />

battesimo, le bastò il catechismo e il messalino; per vivere la vita cristiana così come la<br />

doveva vivere lei che era una studiosa, cercò i testi di san Tommaso. Capi che la vita non<br />

può aspettare il ragionamento, ma che la ragione deve illuminare la vita; evitò<br />

l’unilateralità di un intellettualismo esclusivo e quella di un pseudo-intuizionismo” 99 .<br />

E’ significativo il fatto, rievocato nelle memorie, che niente la offese più dell’accusa,<br />

rivoltale da un compagno di studi, di provare gioia per il male altrui: “A stento potevo<br />

deve credere alle voci di una conversione di Husserl”. L’uso di tanta cautela autorizza a credere che la notizia<br />

<strong>della</strong> conversione finale di Husserl abbia un serio fondamento. Cfr. <strong>“La</strong> ricerca <strong>della</strong> verità”, op. cit., psg. 131.<br />

95 Hanna-Barbara Gerl cita Gertrud Kuznitzky-Koebner, una delle poche testimoni <strong>della</strong> ricerca interiore di Edith<br />

Stein, la quale ricorda le comuni letture (compiute nel 1918) di Kierkegaard e Teresa d’Avila. Cfr. “Edith Stein<br />

Vita – Filosofia – Mistica”, op. cit., pag. 25.<br />

96 “Storia di una famiglia ebrea”, op. cit., pag. 178. Altrove, op. cit. Pag. 69, Edith Stein confessa che a salvarla<br />

dalla tentazione dell’ira fu “la vergogna e la ripugnanza nei confronti degli scoppi di collera degli altri, il<br />

sentimento vivo <strong>della</strong> mancanza di dignità insito in questo modo di lasciarsi andare”.<br />

97 Citato da Cornelio Fabro, in “Edith Stein, dalla <strong>filosofia</strong> al supplizio”, op. cit.<br />

98 Ad esempio valga il raffreddamento dell’amicizia con il letterato Eduard Metis, perché autore di una<br />

recensione in cui gli argomenti erotici erano trattati in modo frivolo: “Non volevo aver a che fare con gente che<br />

non fosse assolutamente perbene su questo punto”. Op. cit., pag. 193.<br />

99 Cfr.: <strong>“La</strong> figura e l’opera di Edith Stein”, in “Studium”, a. L, n. 9-10, Roma ottobre 1954.<br />

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