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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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Inoltre il presupposto logico <strong>della</strong> deiezione è una caduta temporale, come evento storico:<br />

“Bisogna dire che l’insegnamento <strong>della</strong> Chiesa che riguarda il peccato originale è la<br />

soluzione dell’enigma che emerge dalla descrizione di Heidegger dell’essere deietto. Da<br />

dove deriva allora la conoscenza di un essere autentico che è necessariamente<br />

presupposta? La voce <strong>della</strong> coscienza avverte ciascuno. Essa chiama l’Esserci dallo stato di<br />

abbandono nell’essere deietto al suo essere autentico. Ma il chiamante, secondo la<br />

concezione di Heidegger deve essere di nuovo l’Esserci. ... Ma quale testimonianza<br />

abbiamo che, contro ogni apparenza, il chiamato stesso sia contemporaneamente il<br />

chiamante? 144 .<br />

Non è da credere che la confutazione <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> esistenzialista di Heidegger da parte<br />

di Edith Stein sia fine a se stessa. La tradizione filosofica del cattolicesimo non è retta da<br />

un’intenzione iconoclasta e sciabolatoria, ma da quella coscienza <strong>della</strong> verità avanzante<br />

attraverso il dubbio e l’errore, che guidò l’audacia di san Tommaso, utente e fruitore di<br />

Aristotele contro l’opinione immobilistica dei conservatori.<br />

Infatti la parabola fallimentare del pensiero heideggeriano, iniziando dalle acute<br />

considerazioni sullo smarrimento <strong>della</strong> metafisica occidentale nel dedalo essenzialista e<br />

nell’oblio dell’essere, può e deve essere usata secondo un’opposta intenzione.<br />

Edith Stein, pertanto, ha fatto proprio il giudizio <strong>della</strong> collega e amica Hedwig Conrad-<br />

Martius, secondo la quale Heidegger aveva prima di tutto posto l’essere nei suoi pieni<br />

diritti, anche se in un solo punto, l’Io umano: “E’ così aperta la via – senza gli ostacoli del<br />

problema critico, consistente nel chiedersi come l’Io conoscente possa andare oltre se<br />

stesso – per esaurire questa comprensione dell’essere propria dell’essere umano, e per<br />

comprendere non solo l’essere proprio ma anche l’essere del mondo e tutto l’essere creato<br />

come Essere divino fondante. Invece l’Io viene rimandato a se stesso. Heidegger spiega il<br />

suo procedere dall’analisi del Dasein con il fatto che può chiedersi quale sia il senso<br />

dell’essere solo un ente al cui essere appartenga una comprensione dell’essere. ... Ma già<br />

da questa motivazione non consegue anche l’opposto? L’uomo non ha a disposizione solo il<br />

suo essere come unica via possibile per comprendere il senso dell’essere” 145 .<br />

Edith Stein riconosce lealmente che, in “Essere e tempo”, Heidegger afferma in maniera<br />

eccellente, che l’uomo si trova nell’Esserci senza sapere come vi sia caduto, ma con ciò non<br />

viene eliminato il problema dell’origine: “Per quanto si cerchi forzatamente di passarlo<br />

sotto silenzio o di proscriverlo come senza senso, torna sempre a riproporsi dalla<br />

specificità dell’essere dell’uomo in modo irrecusabile, esso esige un Essere che, senza<br />

fondamento, sia fondato in sé, e fondi a sua volta l’essere dell’uomo, esige un Essere che<br />

getti il gettato. In tal modo l’essere gettati, la deiezione (Geworfenheit) si svela come<br />

creaturalità” 146 .<br />

In tal modo è tracciato il programma delle due grandi opere teoretiche scritte da Edith<br />

Stein nel Carmelo, il saggio (finora inedito) “Potenza e atto” 147 e il monumentale trattato<br />

“Essere finito e Essere eterno”, che ne è il laborioso rifacimento: verificare se la <strong>filosofia</strong> di<br />

san Tommaso, sulla quale la Chiesa cattolica ha giocato il suo prestigio culturale e<br />

scientifico, oggi può essere riletta come risposta anticipata al problema posto da Heidegger<br />

144<br />

Cfr. <strong>“La</strong> ricerca <strong>della</strong> verità”, op. cit., pag. 187.<br />

145<br />

Citato in “Essere finito e Essere eterno”, op. cit., pag. 186.<br />

146<br />

Id., id., pag. 91.<br />

147<br />

Il saggio “Potenza e atto” fu completato prima dell’ingresso di Edith Stein nel Carmelo di Colonia (1932).<br />

“Essere finito e Essere eterno Una indagine sulla <strong>filosofia</strong> perenne”, fu scritta nel biennio 1935-1936, dopo la<br />

pronuncia dei voti perpetui.<br />

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