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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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irrefutabile dell’illogicità delle teorie cosmologiche e sociologiche poste a<br />

fondamento del fatalismo, del casualismo e del comunismo.<br />

Mediante l’analisi filologica dei miti - indagine “delle volgari tradizioni, con<br />

iscovrirne i motivi del vero e le cagioni onde poi ci pervennero ricoverte del falso” –<br />

Vico smentì la moderna diceria intorno all’età dell’oro e dimostrò l’infondatezza dei<br />

ragionamenti “sull’uomo gittato in questo mondo senza cura ed aiuto divino” 174 .<br />

Infine confermò la notizia biblica dell’Adamo caduto, che non avrebbe potuto<br />

elevarsi alla civiltà senza il soccorso <strong>della</strong> divina Provvidenza 175 .<br />

Confutate le leggendarie argomentazioni dell’antropologia moderna, Vico<br />

rivendicò legittimamente la verità <strong>della</strong> Provvidenza, che sostiene la libertà degli<br />

uomini sulla via dell’autentico sviluppo, “il progresso delle umane idee intorno al<br />

Giusto naturale ... che le religioni sono quelle unicamente per le quali i popoli<br />

fanno opere virtuose per sensi” 176 . Ora le conclusioni <strong>della</strong> “Scienza nuova”<br />

vichiana costituirono il punto di riferimento dell’analisi politologica condotta da<br />

<strong>Antonio</strong> Rosmini.<br />

Nei primi decenni del XIX secolo, quando l’utopia dei moderni aveva messo la<br />

maschera fascinosa <strong>della</strong> scienza dimostrata, il roveretano riprese e sviluppò<br />

coerentemente le teorie vichiane per confutare, con nuovo vigore, i risultati di una<br />

speculazione sofistica, invecchiata dall’innesto di racconti puerili. La fedeltà di<br />

Rosmini allo spirito <strong>della</strong> scienza nuova, si evince dalla stima per gli autori di Vico,<br />

Platone e sant’Agostino e soprattutto dall'accordo sulla confutazione del moderno<br />

per mezzo <strong>della</strong> ricostruzione filologica delle origini <strong>della</strong> società civile.<br />

Nel rapporto tra Vico e Rosmini, continuità non significa ripetizione pedissequa,<br />

ma approfondimento e aggiornamento creativo, infatti la difficoltà affrontata da<br />

Vico era l’alluvione dei mitologemi nel campo del diritto. Rosmini si confrontò<br />

invece con la <strong>filosofia</strong> che, sulla base di quei miti, aveva costruito una<br />

fenomenologia storicistica, antitetica ai classici princìpi <strong>della</strong> ragione.<br />

D’altronde, le astratte elucubrazioni sui princìpi del diritto, che Vico contestava ai<br />

suoi avversari, al tempo di Rosmini si erano incarnate nella storia, assumendo quel<br />

“carattere di crudezza e inumanità, di cui fu segnata a strisce di sangue la seconda<br />

metà del XVIII secolo” 177 .<br />

Il compito <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> vichiana era la difesa <strong>della</strong> Cristianità, minacciata dal<br />

sonno <strong>della</strong> ragione. Rosmini doveva invece fronteggiare gli incubi rivoluzionari in<br />

carne ed ossa.<br />

174 Id., l. I, c. V.<br />

175 Thomas Molnar, nel saggio <strong>“La</strong> controrivoluzione”, Roma, Volpe, 1970, pag. 173, cita un articolo<br />

pubblicato da Ignazio Silone (nell’aprile del 1968 sulla rivista “Encounter”) che definisce esattamente<br />

l’errore rivoluzionario: “I profeti dell’emancipazione sociale hanno fatto i conti senza il vecchio<br />

Adamo”.<br />

176 Nella Conchiusione <strong>della</strong> Scienza nuova seconda [1744], Vico riafferma la superiorità <strong>della</strong><br />

religione cattolica, “che è vera e tutte le altre false, che, nella nostra, fa virtuosamente operare la<br />

divina grazia per un bene infinito ed eterno”.<br />

177 “Filosofia <strong>della</strong> politica”, l. I, c. IV.<br />

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