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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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E’ così presentata la curiosa figura di una “cosa” di cui Dio ha nozione solo per<br />

mezzo di un’iniziativa dell’uomo. Muovendosi lungo il confine tra l’essere e il nulla,<br />

Maritain giunge ad affermare che il male è una novità non prevista da Dio. E una<br />

novità che mette in discussione l’onnipotenza di Dio: “L’opera di Dio corre dei<br />

rischi, dei rischi reali, perché il dramma non è soltanto rappresentato, ma<br />

realmente vissuto ... (le azioni dei malvagi) stupiscono l’autore stesso del dramma,<br />

nel senso che se egli conosce nella sua scienza di semplice intelligenza tutto il male<br />

possibile, non è però lui, ma la creatura che inventa il male esistente e in tale<br />

invenzione va al di là d’ogni attesa”. 285<br />

In effetti, l’idea di un rischio reale, di un’insidia portata dall’azione imprevedibile<br />

dell’ente creato, costituisce un’inaudita apertura allo storicismo dialettico, dove<br />

l’attività nientificante dell’uomo è, appunto, contemplato e ricondotto alla dialettica<br />

del progresso l’intervento nientificatore dell’uomo. Se non che lo storicismo<br />

dialettico, che nella versione più coerente con il principio d’immanenza, descrive la<br />

circolazione dal niente dell’essere originario al niente del risultato, esclude la<br />

perfezione <strong>della</strong> causa prima.<br />

Maritain, invece, propone una <strong>restaurazione</strong> <strong>della</strong> metafisica, che contempla il<br />

potere nientificante dell’uomo. Di qui la folla delle contraddizioni che avvolgono<br />

tutto il “sistema” maritainiano, a cominciare dalla teoria del lievito cristiano, che<br />

agisce nella storia verso il basso producendo un depauperamento progressivo <strong>della</strong><br />

vera dottrina. La dottrina cristiana, secondo Maritain. si incarna nella storia per<br />

effetto dell’azione nientificatrice dell’uomo.<br />

Al proposito, osserva opportunamente Ennio Innocenti: “Per il cristiano c’è solo<br />

un’incarnazione, quella del Verbo, persona preesistente, eterna, unica e<br />

inconfondibile. Lo spirito non s’incarna perché non preesiste al corpo. Tanto meno<br />

s’incarna il Cristianesimo, che non è affatto una realtà extra Ecclesiam che aspetti<br />

d’incarnarsi in un ente collettivo. Queste espressioni, che sanno più di paganesimo<br />

che di Cristianesimo, potrebbero indurre qualche lettore a pensare il<br />

soprannaturale in una pendenza irreversibile verso il naturale, il carnale, lo storico,<br />

il collettivo, ossia a pensare il Cristianesimo, alla fine, in termini di<br />

secolarizzazione collettivistica, invece che di indiamento personalistico” 286 .<br />

Di conseguenza è lecito sostenere che, a malgrado delle sue aspre invettive contro<br />

l’hegelismo, l’integralismo libertario e storicistico, che Maritain ha appreso da Léon<br />

Bloy non è molto lontano dal punto di vista che Hegel ha avuto in eredità<br />

da Jacob Böhme, un visionario <strong>della</strong> disturbata risma di Bloy 287 .<br />

285<br />

Dieu et la permission du mal, II, 6.<br />

286<br />

Ennio Innocenti, in “Riflessioni critiche sul convegno maritainiano di Venezia”, “Idea”, Roma,<br />

XXXIII, n. 9-10, 1977.<br />

287<br />

Nel testo appena citato, Ennio Innocenti si chiede se per Maritain filosofo, Dio è veramente<br />

trascendente e risponde in questi termini: “In Umanesimo integrale egli afferma che l’umanesimo<br />

occidentale ha sorgenti religiose e trascendenti e spiega che trascendenti significa che ammettono al<br />

principio del mondo uno spirito superiore all’uomo. Questo concetto di trascendenza non è affatto<br />

quello cattolico di Dio libero creatore ex nihilo sui et subiecti; è, invece, un concetto che può andar<br />

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