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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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eccessi in cui il disprezzo dell’antica religione e quello dell’autorità <strong>della</strong> Chiesa<br />

sono stati capaci di spingere gli uomini” 14 .<br />

Nel 1767, Nicolas-Silvestre Bergier pubblica un saggio (<strong>“La</strong> certitude des preuves<br />

du Christianisme”) in cui denuncia il disordine morale alla radice dell’incredulità dei<br />

sedicenti spiriti forti: “Troppo onore si fa ad essi col supporre che solo allora<br />

abbiano cominciato a vacillar nella fede, quando ne hanno esaminati con diligenza i<br />

fondamenti. Se pur alcuni hanno fatto tale esame, essi avevano già preso la loro<br />

decisione: cercavano non tanto ragioni per credere quanto pretesti per confermarsi<br />

nella miscredenza; le passioni, la superbia, l’amore dell’indipendenza sono sempre<br />

state e saranno sempre le vere cagioni dell’incredulità” 15 .<br />

Nella chiara visione di Leone XIII, i guasti prodotti dalla furente sovversione in<br />

atto nella seconda metà dell’Ottocento, erano considerati realisticamente quali<br />

conseguenza del disordine, che si era manifestato (pacificamente fino al 1789) nel<br />

XVIII secolo: <strong>“La</strong> pervicacia degli ingegni intolleranti di ogni legittima soggezione,<br />

il perenne fomento alle discordie, da cui le intestine contese, e le guerre crudeli e<br />

sanguinosissime, il disprezzo di ogni legge di moralità e di giustizia, l’insaziabile<br />

cupidigia dei beni caduchi e la noncuranza degli eterni, spinta fino al pazzo furore<br />

che mena così spesso tanti infelici a darsi la morte, la improvvida amministrazione,<br />

lo sperpero, la malversazione delle comuni sostanze, come pure la impudenza di<br />

coloro che con perfido inganno vogliono essere creduti difensori <strong>della</strong> patria, <strong>della</strong><br />

libertà e di ogni diritto, quel letale malessere infine che serpeggia per le più riposte<br />

fibre <strong>della</strong> umana società, la rende inquiete, e minaccia travolgerla in una<br />

spaventosa catastrofe” 16 .<br />

Purtroppo il partito dell’ateismo moderno, rovesciandosi nella immoralità<br />

postmoderna, ha conservato intatta la sua severa intolleranza nei confronti dei<br />

cattolici. Niente è cambiato dal tempo in cui, imperversando il mito <strong>della</strong> scienza<br />

14 Citato da Marcel De Corte, cfr. “Evoluzione e fondamento <strong>della</strong> nozione d’autorità”, in Aa. Vv.,<br />

“Autorità e libertà”, atti del I Incontro romano <strong>della</strong> cultura, Giovanni Volpe editore, Roma 1974,pag.<br />

34. Analoga la tesi di Vico, esposta nella lettera all’abate Degli Esperti su Gassendi, che suggerirà a<br />

Sciacca l’indicazione del Seicento come età in cui ha inizio il cammino <strong>della</strong> decadenza: “il riso facile,<br />

l’immaginazione sbizzarrita, la sensualità, la dissipazione del tempo, e su tutto la morte ... il Barocco<br />

è decadenza”. “L’oscuramento dell’intelligenza”, Marzorati, Milano 1971, pag. 110. Nel testo<br />

sciacchiano si trova anche un preciso riferimento alla riforma luterana che, “nonostante il suo iniziale<br />

ed equivoco slancio religioso, provoca lo sbilancio in favore degli interessi terreni”.<br />

15 Citato da Alfonso Prandi, “Cristianesimo offeso e difeso. Deismo e apologetica cristiana nel secondo<br />

Settecento”, Il Mulino, Bologna 1975, pag. 170-171. Risalendo al malinteso originario <strong>della</strong> crisi<br />

moderna, Fabro afferma che il lontano precedente dell’ateismo è rappresentato dal “cogito” cartesiano,<br />

che va inteso alla stregua di un vuoto atto di volizione. Al riguardo cfr.: “L’avventura <strong>della</strong> teologia<br />

progressista”, Rusconi, Milano 1974, pag. 177, “Quando Cartesio pronuncia il suo cogito ergo sum,<br />

quel cogito è anzitutto e soprattutto un volo, in quanto il cogito vuole essere un atto ponente,<br />

originario. Infatti un cogito che intende contrapporsi al dubbio radicale e vincerlo, vale a dire il cogito<br />

che pretende salvarsi grazie proprio alla messa fra parentesi universale del contenuto, il cogito che<br />

esclude ogni riferimento di oggetto e di oggettività e afferma la priorità dell’atto sul contenuto ovvero<br />

il cogito attivo non può essere che volontà<br />

16 “Inscrutabili Dei consilio”, 21 aprile 1878.<br />

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