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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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sapienza anteriore e primordiale, ad esempio il dionisismo (rivalutato da Nietzsche,<br />

Heidegger e i francofortesi) oppure il taoismo (esaltato da Guénon) significa negare<br />

la novità rappresentata dalla contestazione eleatica del mito e far svanire i punti<br />

cardinali <strong>della</strong> storiografia filosofica.<br />

Quando si tiene presente l’inizio vero <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> si fa evidente anche la novità<br />

<strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> dei cristiani: dove Senofane ed i suoi continuatori cercavano (tastoni)<br />

attraverso la riflessione la divinità insudiciata (e di fatto negata) dalle leggende<br />

pagane sull’essere, i cristiani (e san Tommaso in modo specialissimo) ponevano la<br />

domanda preliminare sulla possibilità di dimostrare con rigoroso procedimento<br />

logico la verità che Dio aveva svelato a Mosè annunciandosi come Ipsum Esse.<br />

Il fine e i metodi <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> non cambiano e non potrebbero cambiare. <strong>Antonio</strong><br />

Piolanti, rammentando che san Tommaso respinse energicamente l’intromissione<br />

<strong>della</strong> teologia in campo esclusivamente filosofico, cita un testo che non lascia dubbi:<br />

“Non video quid pertineat ad docrtinam fidei, qualiter philosophi verba exponantur”<br />

222 .<br />

Conoscere la causa finale <strong>della</strong> ricerca filosofica, peraltro, è una facilitazione, non<br />

un trucco invalidante, come è una facilitazione (e non un abuso, paragonabile alla<br />

millanteria dello scalatore di chiacchiere), conoscere la vetta che deve essere scalata<br />

il sentiero che si deve percorrere.<br />

In definitiva, con l’avvento del Cristianesimo cambia solamente l’indirizzo del<br />

pensiero: l’ascesa pagana alla verità procedeva contemplando l’enigma dell’esse<br />

parmenideo attraverso lo specchio degli dei negati, la speculazione cristiana,<br />

sapendo che l’Esse è una Persona misericordiosa e non già un abisso spaventoso,<br />

non ha dubbi sul fine <strong>della</strong> ricerca.<br />

Questa differenza ovviamente non toglie la difficoltà dell’ascesa, tantomeno<br />

trasforma l’ascesa in un viaggio sulla proverbiale funivia dell’evoliano Renato<br />

Delponte 223 .<br />

I meriti indiscutibili, che Leone XIII e i suoi successori, acquistarono<br />

promuovendo lo studio e l’approfondimento del pensiero tomistico 224 , si devono<br />

222 “Pio IX e la rinascita del tomismo”, op. cit., pag. 353.<br />

223 Renato Delponte è stato esecutore del testamento di Julius Evola. Alpinista appassionato, Evola<br />

volle, infatti, che il suo corpo fosse cremato e le ceneri fossero disperse sul Monte Rosa da uno<br />

scalatore provetto. Il Delponte, insensibile ai valori dell’alpinismo, per eseguire l’ultima volontà del<br />

maestro, scalò la vetta con la funivia.e gettò le ceneri dal finestrino L’alpinismo di Delponte, in tal<br />

modo, è diventato un modo di dire - umoristicamente - la simulazione <strong>della</strong> fatica intellettuale.<br />

224 Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci nacque a Carpineto (Frosinone) il 2 marzo 1810,<br />

da una famiglia <strong>della</strong> piccola nobiltà. Sesto dei sette figli di Ludovico Pecci, colonnello delle milizie<br />

baronali, fu avviato agli studi nel collegio dei gesuiti di Viterbo al quale fu ammesso all’età di otto<br />

anni. Segnalatosi per l’ingegno vivo, per la strabiliante memoria e per la precoce attitudine alla<br />

riflessione, fu avviato allo studio <strong>della</strong> teologia nel Collegio Romano, dove, sotto la guida di padre<br />

Luigi Tapparelli d’Azeglio, intraprese quello studio di san Tommaso che lo appassionerà per il resto<br />

<strong>della</strong> vita. Negli studi superiori di teologia, <strong>filosofia</strong> e diritto (all’Università <strong>della</strong> Sapienza) ottenne<br />

eccellenti risultati. Accettò l’ordinazione sacerdotale tardivamente, nel 1837, dopo un lungo periodo di<br />

riflessione e dopo l’esperienza di un’epidemia di colera (durante la quale si prodigò eroicamente). Nel<br />

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