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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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totale sintonia con i teologi <strong>della</strong> Riforma cattolica, la stretta connessione tra religione e<br />

morale.<br />

Che questa sia l’indicazione vichiana non c’è dubbio. “Perdendosi la religione ne’ popoli,<br />

nulla resta loro per vivere in società; né scudo per difendersi, né mezzo per consigliarsi, né<br />

pianta dov’essi reggano, né forma per la quale essi sien affatto nel mondo”. Dove viene<br />

meno la religione viene meno anche la morale. Una morale coerentemente atea è<br />

un’assurdità del genere legno di ferro.<br />

Dall’epistolario vichiano, sappiamo d’altronde che il bersaglio, contro il quale Vico<br />

indirizzava la sua riflessione filosofica, era il libertinismo, identificato con l’opera<br />

dell’immoralista Pierre Gassendi. In questo, l’intenzione fondamentale di Vico conveniva<br />

con quella di Nicolas Malebranche, come ha più volte sottolineato Del Noce 186 .<br />

Se non che l’occasionalismo malebracheano non rappresentava una sufficiente garanzia<br />

contro il determinismo. Abbandonare Spinoza per Malebranche e Geulincx non significa<br />

chiudere tutte le porte alle filosofie deterministiche, che si erano affermate “dopo Cartesio”.<br />

Del Noce intuì che la teoria vichiana dell’etrogenesi dei fini era adatta per chiarire e<br />

superare gli errori e le ambiguità dell’occasionalismo e perciò la adottò.<br />

Fu questa appropriazione che gli consentì di evitare le trappole del tradizionalismo<br />

reazionario, di scoprire il cuore libertino dell’irreligiosità moderna e di elaborare la<br />

fondamentale teoria del “totalitarismo <strong>della</strong> dissoluzione”.<br />

Vico oltrepassa gli stretti limiti <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> occasionalista di Malebranche,<br />

approdando ad una teologia che, nella libertà umana, contempla “il fabbro del mondo delle<br />

nazioni”, nella Provvidenza “la divina architetta”. Vico in tal modo può indicare ai moderni<br />

la via per quale sono evitabili gli errori del tradizionalismo spurio (Gerdil, Bonetty, Bonald,<br />

De Maistre, La Mennais ecc.) che da Malebranche derivano. In tal modo la sua scienza<br />

riesce a coniugare la rivendicazione dei princìpi tradizionali con il rafforzamento <strong>della</strong> base<br />

metafisica e teologica <strong>della</strong> teoria del progresso.<br />

La “Scienza Nuova” rovescia lo scetticismo libertino e l’illuminismo (albeggiante in<br />

Bayle) negando la possibilità di un incivilimento realizzato da una ragione sovrana, che<br />

proclamava non indispensabile l’esistenza di Dio onnipotente. “L’opera di Vico, ha scritto<br />

Rocco Montano, è la risposta eloquente e sublime <strong>della</strong> coscienza classico-cristiana,<br />

cattolica, alla riduzione <strong>della</strong> politica e del diritto alla legge dell’utile e <strong>della</strong> forza, alla<br />

negazione di ogni principio trascendente nell’uomo e nella storia” 187 .<br />

Affermando che l’onnipotenza di Dio non esclude la libertà dell’uomo, Vico evita tuttavia<br />

l’eccesso dell’occasionalismo di Malebranche, che contemplava una certa menomazione<br />

<strong>della</strong> libertà umana.<br />

Ma la conquista fondamentale <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> vichiana è la coniugazione dell’istanza<br />

morale con le esigenze del progresso civile. Questa novità, preambolo dell’autentica<br />

modernizzazione, ha affascinato l’istinto morale di un moderno come Giovanni Gentile.<br />

A ben vedere, Vico ha sostenuto, in sintonia con Hobbes e Bayle, che la storia è<br />

indirizzata all’incivilimento. Ma a differenza di Hobbes e di Bayle, ha rifiutato la<br />

spiegazione semplicistica, che, ponendo l’inizio dell’incivilimento a un’astuzia <strong>della</strong><br />

ragione, attribuiva ai primitivi la capacità di compiere un calcolo di convenienza. In forza di<br />

tale rifiuto, Vico ha potuto confutare l’utilitarismo razionalistico di Hobbes, dimostrando,<br />

mediante la sua filologia, che gli iniziatori <strong>della</strong> vita sociale non erano in grado di filosofare.<br />

186 Cfr. la lettera all’abate Degli Esperti.<br />

187 Op. cit.<br />

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