Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio
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VII - Lo spiritualismo dopo Rosmini<br />
La vigoria e il fervore <strong>della</strong> cultura meridionale, fonte di quel movimento restauratore, che,<br />
nella prima metà del XX secolo, condurrà alla fede cattolica i più nobili ingegni <strong>della</strong><br />
<strong>filosofia</strong> italiana 1 , sono descritti in una splendida pagina di Francesco Acri 2 , il sagace<br />
precursore dell’insorgente <strong>filosofia</strong> spiritualistica: “Gli hegeliani si fecero forti e possenti<br />
specialmente dopo svanito il moto del quarantotto ... ed erano feroci in propugnare la loro<br />
<strong>filosofia</strong>. Però quelli <strong>della</strong> scuola giobertiana contendevano con loro, e le contenzioni –<br />
parlo di Catanzaro – erano zuffe tra maestri e maestri, e tra scolari di un maestro col<br />
contrario maestro, e tra scolari e scolari: nelle scuole e nelle botteghe di caffè e per le vie<br />
<strong>della</strong> città e nelle selve di castagni fuori <strong>della</strong> città; quelle zuffe che ora si fa tra le sette<br />
politiche, quelle si faceva allora tra le sette filosofiche, ma più belle più vive, più giovanili.<br />
... E tanta battaglia era per l’opposizione dei princìpi e dei conseguenti: per noi Dio è, per<br />
quelli si fa ... per noi sola la religione di Cristo è la vera, le altre no; per quelli sono tutte<br />
vere, ciascuno a suo tempo ... per noi la religione sta sopra la <strong>filosofia</strong>, per quelli la<br />
<strong>filosofia</strong> sta di sopra alla religione ... per noi la privilegiata schiatta umana è la latina e<br />
l’ombelico <strong>della</strong> terra è la sacra Roma, per quelli è la germanica, è Berlino” 3 .<br />
Il potere culturale esercitato dai gramsciazionisti ha censurato il ricordo <strong>della</strong> sua vasta<br />
opera, ma questo non diminuisce la parte cospicua che Francesco Acri ebbe nell’evoluzione<br />
religiosa <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> italiana dopo Gioberti e Rosmini. Non per niente, il principale<br />
interprete europeo dell’idealismo, Giovanni Gentile, scrisse un magnifico, sincero e<br />
cavalleresco elogio di Francesco Acri, che, peraltro, si dichiarava avversario dell’attualismo.<br />
1 Bernardino Varisco, Pietro Mignosi, Armando Carlini, Luigi Stefanini, Augusto Guzzo, Balbino Giuliano,<br />
Vincenzo La Via, Felice Battaglia, Gaetano Chiavacci, Carmelo Ottaviano, Renato Lazzarini, Michele Federico<br />
Sciacca, Marino Gentile, Giulio Bonafede, per citare solamente i nomi più noti dei i numerosi filosofi, per lo più<br />
di scuola gentiliana, che approdarono ovviamente e felicemente alla fede e alla <strong>filosofia</strong> cattolica. Maria Adelaide<br />
Raschini ha dimostrato l’appartenenza <strong>della</strong> maggioranza di questi autori a quella destra gentiliana, che rifiutò di<br />
assumere la <strong>filosofia</strong> in funzione <strong>della</strong> prassi, coniugando il problema del “pensare come concreto” con<br />
l’affermazione dell’autonomia strutturale del soggetto rispetto agli oggetti. Cfr.: “Gentile e il neoidealismo”,<br />
Marsilio, Venezia 2001, pag. 267.<br />
2 Francesco Acri (Catanzaro 1834 – Bologna 1913) ottenne il diploma di <strong>filosofia</strong> nel 1852, nel Real Collegio di<br />
Catanzaro, diretto dai padri delle Scuole pie. Nel 1857 si laureò in Legge, ma senza intenzione di intraprendere<br />
la carriera forense. A Napoli seguì le conferenze (d’impronta rosminiana) tenute da don Vito Fornari, erede e<br />
continuatore <strong>della</strong> scuola umanistica fondata dal letterato e patriota Basilio Puoti. Dopo aver svolto la funzione<br />
di precettore presso alcune famiglie nobili di Cosenza e di Catanzaro, nel 1861 ottenne l’incarico d’insegnante di<br />
<strong>filosofia</strong> nella scuola degli Scolopi di Rieti. Alla fine del 1861, però, vinse una borsa di studio e si recò a<br />
Berlino, dove seguì i corsi universitari di Adolf Trendelenburg e di Karl Ludwig Michelet. Nel 1864 ebbe la<br />
cattedra di <strong>filosofia</strong> a Modena, dal 1867 al 1871 fu incaricato di <strong>filosofia</strong> teoretica nell’Università di Palermo,<br />
dove si scontrò con positivisti e con gli allievi di Bertando Spaventa. Ebbe infine la cattedra di storia <strong>della</strong><br />
<strong>filosofia</strong> nell’Università di Bologna. Si affermò nella politica bolognese, difendendo strenuamente i diritti dei<br />
cattolici. Traduttore di Platone, universalmente apprezzato per il rigore filologico e per l’eleganza dello stile<br />
italiano, è stato autore di alcune importanti opere: “Abbozzo di una teoria delle idee” (del 1870, ripubblicata nel<br />
1907, con il titolo “Videmus in aenigmate”), “Moto e fine secondo A. Trendelenburg” (1911). Acri ottenne la<br />
consacrazione soltanto nel 1908, quando Giovanni Gentile gli dedicò uno studio dal tono elogiativo, studio che<br />
fu pubblicato nelle pagine <strong>della</strong> prestigiosa “Critica” di Benedetto Croce. Nel 1910 Rodolfo Mondolfo gli dedicò<br />
un’ampia monografia, che fu edito da Carabba di Lanciano. Da segnalare infine il saggio di Armando Carlini<br />
(<strong>“La</strong> <strong>filosofia</strong> di Francesco Acri”), pubblicato nel 1950 in “Filosofia”. Una selezione dei suoi testi preceduta da<br />
un breve profilo biobibliografico di Giuseppe Faggin si trova nella “Grande antologia filosofica” diretta da<br />
Michele Federico Sciacca ed edita da Marzorati.<br />
3 Da “Amore, Dolore, Fede”, citato da don Giuseppe Muzio nell’introduzione al saggio “Della cognizione<br />
secondo San Tommaso e Aristotele”, Quaderni di Soliditas thomistica, Roma 1965, pag. 8-9.<br />
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