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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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La differenza tra i due filosofi italiani consiste poi in questo: la categoria<br />

risolutiva per Vico era il pudore 178 , virtù innata, infusa dalla Provvidenza per<br />

risollevare l’uomo dalla condizione semibestiale; Rosmini, con l’acume che gli era<br />

dato dal tragico avanzamento dell’errore nella storia, fondava il suo sistema sul lume<br />

intellettuale, cioè sull’idea dell’essere, che è presente alla ragione quale elemento<br />

decisivo dei giudizi e delle scelte morali. L’assioma dell’etica rosminiana recita<br />

appunto “Ama l’essere ovunque lo conosci, in quell’ordine ch’egli presenta alla tua<br />

intelligenza”.<br />

A ben vedere le due risposte alla sfida moderna, quella vichiana e quella<br />

rosminiana, non sono strutturalmente incompatibili, poiché entrambe sono desunte<br />

dalla tradizione agostiniana e in quanto tali non opposte intenzionalmente al<br />

tomismo. Vico affermava che il progresso dell’umanità verso il bene dipende da una<br />

facoltà innata – il pudore – Rosmini ne attribuiva la causa ad un’idea innata - l’idea<br />

dell’essere -; tutti e due però concordavano nel rifiutare l’inverosimile ipotesi<br />

razionalistica, che attribuiva l’inizio <strong>della</strong> vita civile ad uno stratagemma escogitato<br />

da improbabili filosofi di età arcaica (come opinavano ingenuamente i credenti<br />

nell’età dell’oro e Thomas Hobbes).<br />

Negare quest’evidenza significa credere l’assurdo: che l’uomo destituito, descritto<br />

da Lucrezio nel “De rerum natura”, abbia posseduto la saggezza dei fondatori del<br />

diritto civile. Ancora una volta la questione del peccato originale occupava il centro<br />

<strong>della</strong> riflessione antropologica.<br />

Rosmini non apparteneva al partito dei reazionari e tanto meno nutriva indulgenze<br />

nei confronti dell’assolutismo 179 , al quale faceva risalire alcune delle più desolanti<br />

idee dei moderni 180 . Il fine <strong>della</strong> sua attività di studioso era il progresso nel vero<br />

bene, cioè l’appagamento dell’anima, un bene che investe l’intera natura umana, e<br />

rappresenta una cosa reale, opposta alla indefinita e irrealistica felicità annunciata<br />

178 “Si vanno a truovare tutti i princìpi dell’Umanità nel pudore” “Princìpi di una scienza nuova”,<br />

[1725], c. IV. “At quia Deus simplicissimis rationibus agit et regit cuncta, cum primum parentem<br />

peccaturum providisset, et in eo generis humani naturam corruptam iuri, cupiditatem praegravaturam<br />

rationi, ac proinde sensus esse imposituros menti, hominem ita fabricarat ut pudore afficeretur, qui<br />

universi iuris naturalis fons est.” “De constantia iurisprudentis”, c. III, § 4.<br />

179 L’indimenticabile don Sergio Fabiocchi, in “Considerazioni sulla nozione di stato in Tommaso<br />

Hobbes ed in G.B. Vico”, (cfr.: Aa. Vv.: “Vico maestro <strong>della</strong> tradizione”, Thule, Palermo, 1976)<br />

osserva che l’assioma del massimo teorico dell’assolutismo è “che negli uomini le passioni prevalgono<br />

necessariamente sulla ragione, la natura dell’uomo è siffatta che egli cerca di ottenere ciò che gli<br />

piace... l’uomo ricerca unicamente il proprio vantaggio e pur di ottenerlo è disposto a rompere ogni<br />

patto, egli non ha alcuna nozione di bene”. Francisco Elias de Tejada si spinge oltre e mostra il<br />

collegamento tra l’eresia luterana e la formazione, da parte di Jean Bodin, del concetto (assolutista) di<br />

souverainité. Cfr. <strong>“La</strong> monarchia tradizionale”, Torino, Edizioni dell’Albero, 1966, pag. 35. Di<br />

opinione contraria è invece Roberto De Mattei, che, in un recente saggio, ha rivalutato le tesi<br />

souverainiste di Bodin.<br />

180 <strong>Antonio</strong> Rosmini, “Della naturale costituzione <strong>della</strong> società civile”, Introduzione: “Questa dottrina<br />

[l’assolutismo] fondatrice e giustificatrice <strong>della</strong> tirannia civile cominciò ad essere fabbricata<br />

sistematicamente sotto Luigi XI e andò perfezionandosi in Europa sotto tutta la lunga serie dei despoti<br />

che a quello successero”.<br />

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