Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio
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Giovanni Paolo II può sostenere senza tema di smentita che “le correnti di<br />
pensiero che si richiamano alla post-modernità meritano un’adeguata attenzione.<br />
Secondo alcune di esse, infatti, il tempo delle certezze sarebbe irrimediabilmente<br />
passato, l’uomo dovrebbe ormai imparare a vivere in un orizzonte di totale<br />
assenza di senso, all’insegna del provvisorio e del fuggevole” 22 .<br />
I lumi dell’inizio baldanzoso sono ormai ridotti al lumicino del nichilismo<br />
postmoderno, la finestra di Gilles Deleuze è aperta su scene di rovente pornografia e<br />
delirio suicidario. Nell’agosto del 2002 il quotidiano dei progressisti a scoppio ha<br />
celebrato lo “splendido” suicidio di uno scrittore con gli stessi toni “festosi” e<br />
“trionfali” usati dai giornalisti <strong>della</strong> destra nana e decadente.<br />
Nella direzione indicata dai segnavia di Heidegger e Sartre corrono a perdifiato i<br />
progressisti dell’autodistruzione e del pensiero debole. Le magnifiche sorti e<br />
progressive ormai si traducono correntemente nelle battute tombali e ridarellare di<br />
Woody Allen. Isaiah Berlin, nelle conferenze del 1965 23 , ribaltando la classica tesi<br />
di Lukács, affermava che l’illuminismo (e al proposito citava Kant), il romanticismo<br />
(e al proposito citava Fichte) e l’esistenzialismo (e al proposito citava Sartre)<br />
condividono l’opinione secondo la quale il mondo non ha alcun sostegno:<br />
“L’universo in realtà è una sorta di vuoto, in cui noi e soltanto noi esistiamo e<br />
facciamo quel che c’è da fare, di qualunque cosa si tratti, e siamo responsabili di<br />
ciò che facciamo”.<br />
Con trentacinque anni di ritardo su Berlin, Eugenio Scalfari giunge alle stesse<br />
conclusioni, tracciando una rovinosa linea di pensiero che, sulle rovine dei punti<br />
cardinali, congiunge Spinoza a Diderot e Spinoza-Diderot a Nietzsche, per celebrare<br />
degnamente la fine <strong>della</strong> ragione.<br />
Di qui ha inizio una penosa scorribanda attraverso Leopardi, Schopenhauer e<br />
Nietzsche: “I passi dello Zibaldone dove si parla del rapporto tra la verità,<br />
l’illusione, l’azione, la morte, il nulla, configurano un pensiero di altissima<br />
profondità, Non so se Schopenhauer lo conoscesse quando scrisse il suo Mondo<br />
come volontà e rappresentazione pochi anni dopo, né se lo conoscesse Nietzsche<br />
quando scrisse la genealogia <strong>della</strong> morale ... ma è certo il nucleo filosofico<br />
leopardiano costituisce uno dei cardini del pensiero moderno” 24 .<br />
Siamo al punto del naufragio titanico, ma la trionfale sinfonia del conformismo<br />
continua impassibile, come la musica suonata dalla mitica orchestra <strong>della</strong> nave in<br />
affondamento.<br />
Le voluminose e grevi storie <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> per i licei (monumentali, insinuano i<br />
malpensanti, per offrire ai giovani l’occasione virtuosa di un trasporto pesante; ai<br />
genitori l’opportunità squisitamente sportiva di far sudare il portafoglio con profitto<br />
degli editori illuminati) costituiscono un esempio impressionante <strong>della</strong> censura e<br />
22 “Fides et ratio”, § 91.<br />
23 Ora raccolte nel volume “Le radici del romanticismo” , Adelphi, Milano 2001.<br />
24 Eugenio Scalfari, “Attualità dell’Illuminismo”, La Terza, Bari 2001, pag. 122.<br />
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