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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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fascino sinistro <strong>della</strong> rivoluzione giacobina, per mezzo <strong>della</strong> quale stava trionfando<br />

la c.d. <strong>filosofia</strong> dei lumi, ebbe occhi per vedere la china lugubre e rovinosa<br />

dell'apostasia moderna 79 .<br />

“Noi sappiamo”, scrive Amato Masnovo, “che l’opera filosofica del Buzzetti 80 ,<br />

non passò senza frutti e senza contrasti, se, pigliando occasione da essa, il Gazola<br />

lamenta che uomini dotti siano trattati da pazzi perché, intesi a ristorare la buona<br />

<strong>filosofia</strong>. Eco del contrasto e del frutto sono anche le parole dell’abate Alfonso<br />

Testa 81 piacentino allusive ad alcuni, i quali vorrebbero ritornare al mondo<br />

l’antico bastardume che dicevasi <strong>filosofia</strong> 82 ”.<br />

Buzzetti, invece, oppose una strenua resistenza all’equivoca suggestione del<br />

tradizionalismo reazionario, che, durante l’ultima fase del pontificato di Pio VII,<br />

Lamennais 83 aveva diffuso in ambienti curiali.<br />

Nel 1818, infatti, Buzzetti soggiornò a Roma, dove frequentò monsignor<br />

Lambruschini, su invito del quale iniziò un carteggio col Lamennais. Le lettere sono<br />

state smarrite, ma il loro contenuto si può dedurre, oltre che dalle risposte, nelle<br />

quali Lamennais dichiara l’intenzione di correggere alcune espressioni, che facevano<br />

pensare alla tendenza a naturalizzare il soprannaturale (e non a torto: non sono pochi<br />

grammatica nel seminario vescovile, attenendo nel frattempo a compiere la propria istruzione<br />

teologica. Dopo due anni (era ormai sacerdote) passò alla cattedra di <strong>filosofia</strong>, che tenne per un<br />

biennio soltanto, venendo destinato nel 1808, in età di 31 anni ad occupare la cattedra di teologia<br />

dogmatica”. Cfr. “Il neotomismo in Italia”, op. cit., pag. 71. E’ il caso di rammentare che il<br />

“bianchetto” degli storici <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> atea – primo fra tutti Nicola Abbagnano, che al neotomismo<br />

dedica solo poche frettolose e sussiegose righe – nascondono la figura e l’opera di Buzzetti dietro il<br />

muro di un silenzio rigoroso.<br />

79 Secondo un testimone attendibile, citato da Amato Masnovo, Vincenzo Buzzetti era solito dire: “Ho<br />

sempre aborrito con tutto l’animo il giansenismo e il filosofismo del secolo XVIII”, Amato Masnovo,<br />

op. cit., pag. 73.<br />

80 Prima dell’opera di Buzzetti una summa tomistica fu pubblicata dal domenicano Salvatore Maria<br />

Roselli (1722-1784), un autore sul quale Cornelio Fabro avanza serie riserve: la sua opera, infatti, “non<br />

è immune da infiltrazioni razionaliste, come, ad esempio, la divisione wolfiana <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> e<br />

l’assunzione del principio leibniziano di ragion sufficiente”, cfr.: “Introduzione al tomismo”, Ares,<br />

Milano 1996, pag. 122. Vincenzo Buzzetti, divenuto professore di teologia e <strong>filosofia</strong> nel seminario<br />

piacentino diede al suo insegnamento una decisa impronta tomistica. La sua opera principale,<br />

“Institutiones sanae philosophiae iuxta divi Thomae atque Aristotelis inconcussa dogmata”, fu edita nel<br />

1940 da Amato Masonovo. Secondo Cornelio Fabro (cfr. “Introduzione al tomismo”, op. cit., pag. 215-<br />

216) fu l’espressione matura del movimento di idee, che era iniziato a Piacenza, nel Collegio Alberoni,<br />

durante la seconda metà del XVIII secolo..<br />

81 Alfonso (o Angelo) Testa (1788-1873) alunno di Bartolomeo Bianchi fu successore di Buzzetti nella<br />

cattedra del Collegio Alberoni, ed anche curatore <strong>della</strong> sua opera.<br />

82 “Il neotomismo in Italia”, pag. 64. Su Bozzetti cfr. anche: Giorgio Giannini, <strong>“La</strong> <strong>filosofia</strong><br />

neoclassica”, Grande antologia filosofica diretta da Michele Federico Sciacca, Marzorati, Milano 1977,<br />

vol. XVII, pag. 260 e seg.<br />

83 Hugues-Felicité-Robert de Lamennais (Saint-Malo 1782 – Parigi 1854) dopo la giovanile adesione al<br />

giacobinismo, approdò alla fede cattolica ed iniziò una intensa attività pubblicistica, funzionale alla<br />

polemica del tradizionalismo contro la ragione. Ordinato sacerdote nel 1816 ebbe una fitta<br />

corrispondenza con il Lambruschini, che lo introdusse nella curia di Pio VII. Passato in seguito alla<br />

corrente dei cattolici liberali, fu condannato da Gregorio XVI nel 1832 (enciclica Mirari vos)<br />

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