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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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certi versi, anticipa le eccentriche elucubrazioni del Maritain maturo (l’autore di<br />

“Umanesimo integrale”) intorno all’effetto benefico dell’apostasia moderna.<br />

Non stupisce, dunque quello che Maritain confesserà, in un candido frammento<br />

autobiografico, dove scrive di essere diventato ateo e socialista a tredici anni: l’ozio<br />

salottiero <strong>della</strong> belle époque è il padre di tutte le sciagure partorite dalla sinistra<br />

francese. Il socialismo dell’adolescente Jacques si coniuga squisitamente con i<br />

complessi <strong>della</strong> borghesia intellettuale, i cui sogni frequentano gli esempi proposti<br />

dai letterati zuccherosi e grondanti, come Tolstoi, contorto padrone, che mantiene<br />

una numerosa corte di famigli per servirli personalmente a tavola 241 .<br />

Non è peraltro ignoto il fatto che l’oligarchia massonica non è refrattaria alle<br />

commedie popolari inscenate dai socialisti, quando l’allestimento costituisce la<br />

copertura di azioni intese a ledere i fondamenti morali <strong>della</strong> società.<br />

A questo proposito non si può dimenticare che, negli anni Sessanta l’Italia<br />

cattolica ha assistito alle manfrine oligarchiche intorno al centrosinistra, che, lo ha<br />

rammentato appassionatamente Paolo Emilio Taviani 242 , fu varato solo grazie al<br />

placet e alla benedizione impartita <strong>della</strong> setta iniziatica 243 , in vista dei catastrofici<br />

risultati, che sono sotto gli occhi di tutti: l’allontanamento dei giovani dalla Chiesa<br />

cattolica (gli iscritti all’Azione cattolica passati da quattro milioni dell’epoca Gedda<br />

ai trecentomila dell’epoca Bachelet-Bindi), aborto, denatalità, sfascio delle famiglie,<br />

sviluppo <strong>della</strong> criminalità, diluvio pornografico, dissesto <strong>della</strong> finanza pubblica 244 .<br />

Al liceo Henri IV, la scuola esclusiva frequentata dai ragazzi dell’oligarchia<br />

parigina, Jacques, che, nella crescita aveva assunto l’aspetto delicato e vaporoso del<br />

241 Va da sé che la grottesca figura del padrone-cameriere di Tolstoi occupava una nicchia nel<br />

pantheon fantastico del giovane Maritain.<br />

242 Cfr. “Politica a memoria d’uomo”, il Mulino, Bologna 2002, pag. 103: “Tutti noi ci eravamo<br />

abbeverati alle dottrine di Maritain e Mounier”. Taviani ricordando questa torbida fase <strong>della</strong> storia<br />

democristiana, si autodefinisce lungimirante. La responsabilità di Taviani, peraltro, risulta attenuata<br />

quando si rammentano le confusionarie pagine scritte da Alcide De Gasperi (si direbbe) per evidenziare<br />

i risvolti secolaristici e storicistici <strong>della</strong> <strong>filosofia</strong> maritainiana. Nel 1935, De Gasperi, recensendo un<br />

asaggio di Maritain (“Idéal historique d’une nouvelle chrétienté”) scriveva, nel suo acerbo italiano:<br />

“Qale può essere l’immagine prospettica di un cristianità nuova? Essa corrispondera non più ad una<br />

concezione sacra, ma ad una concezione profana cristiana [sic!] del temporale e si fonderà su di un<br />

umanismo integrale teocentrico”. E poco più avanti, rispondeva alla domanda sul fine <strong>della</strong> nuova<br />

cristianità chiarendo che “se non potrà più essere, come nel medio evo, la realizzazione per mezzo<br />

dell’uomo di un’opera divina sulla terra, sarà almeno la realizzazione di un’opera umana da<br />

attuarsi sulla terra per il passaggio di qualche cosa di divino”. Cfr.: “I cattolici all’opposiziojne”,<br />

Laterza, Bari 1955, pag. 373 e 375. Si tratta di un totale rovesciamento <strong>della</strong> teologia <strong>della</strong><br />

provvidenza: la storia non è più lo scenario delle geste divine compiute per mezzo dei cristiani, ma il<br />

lugo delle opere umane compiute in funzione di qualcosa di divino.<br />

243 Cfr.: “Politica a memoria d’uomo”, il Mulino, Bologna 2002, pag. 264.<br />

244 Secondo una testimonianza dello storico Gabriele De Rosa Augusto Del Noce era pericolosamente<br />

attratto dal giudizio lato sull’eresia modernistica, giudizio che avrebbe implicato una condanna senza<br />

appello del movimento democristiano. Del Noce, peraltro, “rimproverò De Gasperi, per essere stato<br />

più conforme al perché non possiamo non dirci cristiani del papa laico, che ai dettami del papa<br />

cattolico, Pio XII”. Cfr.: “I rapporti tra A. Del Noce e C. Fabro”, in Aa. Vv., Augusto Del Noce.<br />

Essenze filosofiche e attualità storica”, Edizioni Spes - Fondazione A. Del Noce, Roma, 2000, pag. 67.<br />

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