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Piero Vassallo “La restaurazione della filosofia ... - Maconi, Antonio

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suo generoso e puntuale intervento non valse a scuotere la coscienza degli intellettuali<br />

intorpiditi dal conformismo. L’incomprensione, l’ignoranza e il furore autodemolitorio<br />

abbandonarono Vico in ostaggio dei neohegeliani, che dispersero nel vento dell’irrealismo<br />

insaziabile il più cospicuo contributo alla liberazione dall’impostura moderna 163 .<br />

Solamente a partire dal 1925 (bicentenario <strong>della</strong> prima edizione <strong>della</strong> Scienza Nuova) due<br />

eminenti studiosi cattolici, Agostino Gemelli ed Emilio Chiocchetti, che l’esperienza<br />

neoscolastica aveva finalmente preparato ad affrontare gli errori <strong>della</strong> modernità,<br />

svilupparono le intuizioni controcorrente di Francesco Acri, e diedero inizio alla riconquista<br />

e alla restituzione dell’opera vichiana a quelle originarie intenzioni antimoderne -<br />

anticartesiane e antianarchiche - che sono apertamente dichiarate nell’autobiografia, nelle<br />

orazioni inaugurali, negli scritti polemici e nell’epistolario.<br />

Oggi, grazie alla fatica di questi pionieri dimenticati e al successivo contributo di filosofi,<br />

storici ed eruditi, quali Francesco Orestano, Giorgio Del Vecchio, Armando Carlini 164 ,<br />

Giuseppe Capograssi, Pietro Mignosi, Francesco Amerio 165 , Lorenzo Giusso, Luigi<br />

Bellofiore, Michele Federico Sciacca, Nicola Petruzzellis 166 , Francisco Elias de Tejada 167 ,<br />

Augusto del Noce, Silvio Vitale, Giulio Bonafede, Rocco Montano, Dino Pasini, Sante<br />

Albrighi, Maria Adelaide Raschini, Pier Paolo Ottonello, Tommaso Bugossi, Tommaso<br />

Romano, Lino Di Stefano, Giano Accame, Lino Di Stefano, Giovanni D’Espinosa, Ennio<br />

Innocenti, Dino Del Bo, Paolo Caucci, Sergio Fabiocchi, Francesco Grisi, Pier Francesco<br />

163 Un allievo di Sciacca, Pier Paolo Ottonello, nel rivendicare l’ortodossia cattolica di Vico, rammenta il<br />

pregiudizio antiscolastico di cui fu vittima Giovanni Gentile, secondo cui il pensiero italiano, da Petrarca a Vico,<br />

“non si stacca mai del tutto dalla matrice sua, che è la <strong>filosofia</strong> scolastica ... la grave mora sotto la quale per<br />

secoli e secoli è stata oppressa la nostra spontaneità e intimità religiosa e filosofica”. Cfr. Sciacca: la rinascita<br />

dell’Occidente”, Marsilio, Venezia 1995, pag. 100. E’ evidente che, alla luce di questo pregiudizio, la<br />

comprensione di Vico e fortemente ridotta.<br />

164 “Vico, secondo Carlini, è in posizione di netta superiorità rispetto all’idealismo, in quanto tiene ferma la<br />

distinzione fondamentale fra Dio e spirito umano, tra religione e <strong>filosofia</strong>, fra interiorità assoluta e interiorità<br />

umana”, scriveva Maria Adelaide Raschini, cfr. “Gentile e il neoidealismo”, Marsilio, Venezia 2001, pag. 270.<br />

165 Amerio autore di una eccellente “Introduzione allo studio di G. B. Vico” (SEI, Torino 1947) ha definito<br />

l’arbitrarietà dei tentativi di dimostrare la convergenza dello storicismo vichiano e dello storicismo idealistico e<br />

transidealistico, dimostrando che l’accostamento è stato suggerito da una lettura equivoca: la dottrina vichiana<br />

dei corsi e ricorsi, infatti, si atteggia come legge del divenire storico, ma non induce né la necessità né la<br />

ripetizione degli eventi, perché non riguarda il contenuto degli eventi ma soltanto la loro forma. L’opinione<br />

secondo cui Vico avrebbe contemplato la storia alla luce del fatalismo, “un divenire irresistibile che domina<br />

tutta la storia umana” ricorre spesso nelle pagine degli interpreti decadenti di Vico. Cfr. ad esempio Isaiah<br />

Berlin, “Vico e l’ideale dell’Illuminismo”, in Aa. Vv., “Leggere Vico”, Spirali, 1982, pag. 59. L’idea, che<br />

avvicina Vico a Nietzsche e Spengler, è del tutto gratuita: nei testi vichiani niente incoraggia un tale errore. In<br />

definitiva, Vico è lontano tanto dalle filosofie che contemplano la necessità di un progresso rettilineo quanto<br />

dalla filosofie pessimistiche degli autori (Oswald Spengler e Arnold Toynbee, ad esempio) che affermano<br />

l’inevitabilità <strong>della</strong> caduta di ogni civiltà. Su questo cfr.: Cornelio Fabro, “Il mondo cancellato”, Medusa, Milano<br />

2002, pag. 31.<br />

166 Cfr. la sua brillante prolusione al convegno vichiano promosso nel 1985 da Sindacato Scrittori, e pubblicato<br />

negli Atti, dall’editore Tommaso Romano (Aa. Vv., Silvio Vitale, Enzo Vittorio Alfieri, Dino Del Bo, Giulio<br />

Bonafede, Nicola Petruzzellis, <strong>Piero</strong> <strong>Vassallo</strong>, Giovanni D’Espinosa, Lino Di Stefano, Francesco Grisi, Giulio<br />

Puccioni, Giovanni Torti, Maurizio Spina, Vittorio Vettori, “Attualità del pensiero di Vico”, a cura di Pino Tosca<br />

e Umberto Balisteri, Thule, Palermo 1988).<br />

167 . Miguel Ayuso Torres mette in evidenza la perfetta sintonia del pensare di Vico e de Tejada: <strong>“La</strong> clave de su<br />

concepción iusnaturalista non está en otro lugar, al tiempo che debemos a su dedicación a la obra del genial<br />

napolitano una autentica recuperación de su auténtico sentido, saltando por entre interpretaciones torcidas o<br />

desviadas” <strong>“La</strong> <strong>filosofia</strong> juridica y politica de Francisco Elias de Tejada”, Madrid, Fundacion Elias de Tejada,<br />

1994.<br />

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