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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Sulla parete, proprio nel centro del rettangolo dove era inchiodata l’immagine lacerata, un bombo<br />

grigio, peloso, palpitò con le ali un istante, si staccò dal muro ronzando, poi, dopo un rapido giro nella<br />

stanza, infilò la finestra e scomparve nell’aria rosea della mattina di maggio.<br />

PICCO<strong>LA</strong> MADRE<br />

Alla signora Molari da parecchi anni non era capitata più una donna di servizio brava, laboriosa e<br />

affezionata come quella friulana. Poteva avere vent’anni e sebbene fosse robusta e discretamente<br />

nutrita, aveva l’aspetto pallido e sofferente di chi esce appena da una malattia. Era tutt’altro che<br />

brutta, con bei capelli castagni, occhi chiari e grandi e un sorriso buono; solo nella sua persona si<br />

notava un contrasto singolare tra il volto assolutamente fresco, da fanciulla, e una certa maturità di<br />

espressione, quel non so che di molle e di languido che si riscontra nelle giovani spose.<br />

In casa era un tesoro. Timida, che pareva volesse dissimulare la sua presenza, silenziosa come una<br />

farfalla, ubbidiva senza discutere, non aveva grilli per la testa e non prendeva conversazione con le<br />

ragazze del vicinato.<br />

L’unica cosa da notare nella sua condotta era questa: che lei aveva pregato, con una certa insistenza,<br />

di essere lasciata libera la domenica all’una e mezza, perché voleva partire col tram di Monza, dove si<br />

recava a passare il pomeriggio in casa di una sua zia che abitava in una cascina, tra Sesto e Monza. E<br />

quando veniva la domenica, sbrigava rapidamente le sue faccende e partiva come un razzo, ritornando<br />

la sera sempre un po’ tardi.<br />

- Curiosa questa zia – disse un giorno a tavola il signor Molari – purché non sia uno zio.<br />

- Non credo – fece la signora che aveva preso una vera affezione alla servetta friulana – mi pare tanto<br />

buona, anzi per certi argomenti mi pare anche sciocca.<br />

- Può darsi – disse il signor Molari – tanto sveglia non pare neanche a me. Certo è curioso che,<br />

nell’unico giorno che ha libero, lasci la città, e vada a passare quelle poche ore in campagna.<br />

Da lì a qualche settimana la signora si accorse che la ragazza, quando usciva la domenica per il suo<br />

pomeriggio festivo, portava sempre con sé un involtino che pareva contenere biancheria. Insospettita<br />

fece una rapida ispezione al guardaroba, ai suoi vestiti, all’argenteria. Nulla! Tutto in perfetto ordine.<br />

Eppure la servetta qualche cosa portava in quel fagotto, e quel qualche cosa lo aveva preso in casa,<br />

perché fuori non le risultava avesse acquistato nulla. La condotta della ragazza cominciava a<br />

diventarle un po’ enigmatica.<br />

Un pomeriggio di domenica dopo che la ragazza era uscita, la signora si recò nella soffitta, dove<br />

quella aveva la sua stanzetta per dormire, e si mise a rovistare nei cassetti in cerca di qualche lettera<br />

rivelatrice. L’armadio era chiuso. Nel cassetto del tavolino da notte trovò un vecchio portafoglio di<br />

cuoio, con dentro alcune ricevute di vaglia postali. I denari erano spediti a certa Anna Ricca, cascina<br />

Brambilla, Sesto San Giovanni, e ciò regolarmente tutti i mesi. D’invio di denari alla sua mamma non<br />

una traccia. Era la zia quell’Anna Ricca a cui la servetta mandava ogni mese il suo salario? La sera<br />

stessa la signora Molari ne parlò al marito.<br />

- Io comincio a preoccuparmi – disse la signora – la condotta di questa ragazza non è affatto chiara.<br />

Questa misteriosa zia a cui manda i denari, tutti i mesi, questa premura di andarla a trovare tutte le<br />

settimane, è una cosa tutt’altro che rassicurante.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (20 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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