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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
neppure le medicine. Sapete cos’ha risposto? Che le sue arance valgono più della mia gamba. Pure<br />
che ci vuoi fare? Loro sono i signori. Se vuoi mangiare!…<br />
Per la terza volta i ragazzi tacciono, come oppressi da una invisibile minaccia. Si guardano intorno e<br />
poi guardano in alto. Dall’abbraccio del sole con la terra a loro viene la provvidenza: le mandorle, le<br />
lattughe, i gambi aspri dei cardi, il miele delle api selvatiche.<br />
Siamo in aprile. L’aria è piena di densi odori vegetali. Sui poggi fioriti di ginestre si alternano ombre<br />
di nuvole e isole di sole. L’erbe invadono tutto: nelle celle campanarie, ai piedi dei santi, nelle nicchie<br />
esterne, su gli embrici: dovunque il vento ha accumulato un po’ di terriccio spuntano nepitelle e<br />
soffioni. Affacciata sul cornicione della chiesa, una pianta di violacciocche, col suo saio di velluto<br />
monacale, sembra una piccola suora che sporga la testa per spiare il mondo.<br />
I ragazzi guardano il giuoco delle nuvole estatici e i loro volti si rasserenano. Gli uomini sono cattivi,<br />
ma il cielo è buono.<br />
Improvvisamente un brivido di freddo li circonda: un enorme nuvolone candido ha velato il sole. Si<br />
levano in piedi e, come uno stormo di passeri, si mettono a cantare.<br />
"Nesci suli, nesci suli,<br />
pe’ lu Santu Salvaturi<br />
pe’ lu cielu, pe’ li stilli,<br />
pe’ nui poveri piccirilli:<br />
N’uma nenti da mangiari,<br />
nesci suli a caddiari.<br />
"Esci, sole, esci sole – per il Santo Salvatore – per il cielo per le stelle – per noi poveri bambini – non<br />
abbiamo nulla da mangiare – esci sole a riscaldarci".<br />
IL DIAVOLO DELLE DOLOMITI<br />
A Perra di Fassa, dove abitava e dove molto probabilmente conduceva ancora un albergo (io non lo<br />
vedevo dal 1939), per una banale caduta dalla bicicletta, è morta il 6 agosto la guida più famosa<br />
dell’Alto Adige, Tita Piaz, che tutti chiamavano "il diavolo delle Dolomiti".<br />
La popolarità di Tita nel Trentino era unica ed aveva risonanza internazionale guida preferita ed<br />
amico del defunto re Alberto del Belgio, che lo ebbe ospite più di una volta alla reggia di Bruxelles;<br />
scalatore di incredibile audacia, autore di diecine di salvataggi nelle condizioni più difficili, le<br />
maggiori avventure delle Dolomiti negli ultimi quarant’anni lo ebbero protagonista ed eroe. Nei casi<br />
estremi non c’era che lui per risolvere le situazioni impossibili. Chi andava con lui era sicuro del fatto<br />
suo, perché egli non solo conosceva ogni angolo ed ogni spigolo delle sue montagne come la palma<br />
della propria mano, ma ad un coraggio temerario accoppiava l’acume di una viva intelligenza, che<br />
faceva di lui un poeta dell’alpinismo.<br />
Io ricordo ancora il modo bizzarro con cui lo conobbi nella estate di quell’anno, alla vigilia dello<br />
scoppio della seconda guerra mondiale.<br />
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