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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
GHITINETTA<br />
Guarda, dicevo a Ghitinetta, accarezzandole le belle gambe brune e nervose, che sembravano levigate<br />
dal sole e dal mare, guarda, piccina, che tu dai un calcio alla fortuna.<br />
Quell’imbecille ti sposa se tu smetti di civettare con tutti noi. Ghitinetta, che aveva finito di sbucciare<br />
un cioccolatino, se lo mise in bocca golosamente.<br />
- Lo so che mi sposerebbe, ma io non posso, vedi, è più forte di me. Quando egli mi parla della sua<br />
passione, le sue parole mi fanno l’impressione di un coperchio di cassa che stia per calarmi sulla testa.<br />
È necessario persuaderlo, quel povero ragazzo, che io non sono nata per fare la baronessa, mettere al<br />
mondo una dozzina di figli, sopraintendere ai granai baronali e ricevere gli omaggi dai massari col<br />
berretto lungo. Tu, che non sei uno sciocco come lui dovresti capirlo e farglielo capire.<br />
Pretendere di fare di me una buona moglie borghese è come prendere una rondine e costringerla a fare<br />
la gallina in un pollaio. Non è possibile, caro sull’anima mia.<br />
Io ora, vedi, sto volentieri su questa spiaggia barbaresca a cuocermi al sole e a mangiare le pesche<br />
squisite del baronetto di Santa Gudula perché ci siete voialtri studenti che rallegrate un po’ la<br />
compagnia, e portate qualche eco di vita cittadina, ma tra venti giorni, se non andassi via, mi piglierei<br />
un accidente. Io sono nata per essere libera come l’aria. Non te l’ho mai raccontata la mia storia?<br />
Te la voglio raccontare, anzi sarebbe bene che l’udisse anche lui, così si metterebbe il cuore in pace.<br />
Si arrovesciò sulla sabbia e, riparandosi il volto con le braccia contro il sole che folgorava dal centro<br />
del cielo, chiamò: Riccardo. La spiaggia dove noi eravamo sdraiati era quasi deserta; dalla sabbia<br />
giallastra vaporava nell’afa meridiana una specie di respiro tremolante, come quello che sale dalle<br />
fornaci. Ai piedi delle dune si vedeva disteso qua e là qualche bagnante tutto nascosto<br />
nell’accappatoio bianco, immobile come un morto del deserto avvolto nel suo barracano. Due barche<br />
in secco, scricchiolavano come argani sotto l’azione del calore cocente, e il mare d’un azzurro intenso,<br />
che tendeva al violetto, allungava calmo e metodico sulla sabbia finissima la sua frangia di schiuma,<br />
come un mostro che metta fuori la lingua e la ritragga continuamente.<br />
Al richiamo di Ghitinetta un giovanottone alto e grosso che stava sdraiato ad una cinquantina di passi<br />
da noi, alzò la testa e ci guardò con una faccia rabbuffata.<br />
- Che vuoi?<br />
- Vieni qua, Otello, fece la Ghitinetta ridendo, ti voglio raccontare una bella storia.<br />
Il giovanottone annoiato si arrovesciò supino ancora sulla sabbia, coprendosi il volto con una delle<br />
larghe maniche dell’accappatoio.<br />
- Lasciamolo perdere, fece la ragazza con un gesto d’impazienza; poi appoggiato il capo sulle mie<br />
ginocchia cominciò a parlare.<br />
- Ascoltami, disse, tu narro la mia storia. Non è allegra certamente, anzi quando ci penso una grande<br />
malinconia mi prende, per quello che fu e specialmente per quello che sarà di me nell’avvenire. Ma<br />
sento che nulla io posso fare per modificarla. In questo mondo ognuno di noi nasce col proprio destino<br />
e con la propria vocazione. Uno nasce poeta, un alto guerriero, un altro uomo d’affari, e ognuno è<br />
costretto a seguire inesorabilmente la sua via. Io per esempio, sono nata per far la ragazza di piacere, e<br />
mi facessero regina, lascerei il trono e scenderei ancora sulla strada per ritrovare la mia fame e le mie<br />
avventure. Credi che non abbia avuti dei dispiaceri da questa vita randagia? Oh, sì che ne ho avuti e<br />
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