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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
Il canonico posò la pipa sopra un tavolo di pietra lì vicino, ed entrò in cucina.<br />
- Ebbene? – disse al Carabetto con fare gioviale. – Come sta il mio amico notaro Pantaleo?<br />
- Bene, signor Canonico, vi manda questi capponi e tanti auguri "ad murtosano".<br />
- Grazie, grazie – fece il canonico sorridendo. – Ma come va che sono due? La lettera mi parla di tre.<br />
- Signor canonico, quello che mi ha dato il mio padrone io ve l’ho portato.<br />
- Vediamo – disse il canonico, prendendo i capponi in mano.<br />
- Quanto tu dici non è esatto, perché la lettera mi annunzia tre e tu me ne hai portati due. Guarda bene:<br />
uno e uno due.<br />
E presi i due capponi ciascuno in una mano, li alzò in aria.<br />
- Ebbene, signor canonico, - fece il Carabetto – uno e due non fanno tre?<br />
Il canonico guardò il Carabetto con gli occhi piccoli piccoli:<br />
- Ah! Ho capito! Tu sei una specie di Bertoldo, figlio mio, - disse aggrottando le ciglia – ma a me non<br />
la farai. Stai bene attento. Qui siamo in tre: io, tu e la serva. Se i capponi fossero tre, come dice la<br />
lettera, ce ne spetterebbe uno ciascuno; uno a me, uno a te e uno alla serva. È giusto sì o no? Rispondi.<br />
- Giusto, signor canonico, - fece il Carabetto – ma guardate che le parti le avete fatte voi. Io accetto.<br />
- Allora vediamo – riprese il canonico trionfante, senza badare molto a quello che diceva il Carabetto.<br />
– Ora facciamo la distribuzione delle parti. Questo è il mio – e prese in una mano per le zampe uno<br />
dei capponi.<br />
- Quest’altro è della serva, - e porse il secondo alla domestica – e il tuo dov’è?<br />
- È vero, - rispose dopo un momento di esitazione Bastiano – manca proprio il mio.<br />
- E allora – domandò il canonico – il tuo dov’è?<br />
- Vi spiego io tutto, signor canonico – disse il Carabetto.<br />
Ricordatevi che le parti le avete fatte voi. Il vostro l’avete, la serva ha il suo, va bene? Manca il mio.<br />
Per il mio ecco… per il mio, signor canonico, non datevi pensiero. Io l’ho mangiato alla vostra salute.<br />
NINO MARTINO<br />
Nino Martino era un celebre brigante, la cui fama volava da un capo all’altro della terra Calabra.<br />
Egli viveva nei boschi, a capo di una banda numerosa ed agguerrita che, giusto l’espressione della<br />
leggenda, egli trattava "alla riale", e cioè, colla magnificenza di un re. I suoi compagni vestiti di<br />
splendidi velluti, avevano armi sopraffine, mangiavano robustamente, e vivevano come i lupi della<br />
montagna, magnifici, temuti a cento miglia d’intorno.<br />
I giovani animosi che avevano un sopruso da vendicare, o una giustizia da rendere, accorrevano a lui,<br />
e volentieri si assoggettavano alla sua cavalleresca ma inflessibile autorità.<br />
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