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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

solidarietà.<br />

- Guardate le stelle – dissi io – come sono lontane e come palpitano! Sembrano tanti cuori, miliardi di<br />

cuori dell’universo.<br />

- Perché sono di diverso colore? – mi chiese lei. – Guardate… alcune sono bianche, altre sono azzurre<br />

ed altre hanno riflessi d’oro… Perché?…<br />

- Credo sia per la loro età. Alcune sono vecchie di miliardi di anni e sono vicine a spegnersi; altre si<br />

potrebbe dire comincino adesso la loro corsa. Non ricordo bene se le più vecchie sono quelle bianche<br />

o quelle azzurre…<br />

- Dio mio – gemé la mia compagna – voi state dicendo delle cose terribili!<br />

- Perché?<br />

- Dite che le stelle sono vecchie. Ma è spaventoso! La sola idea che esse abbiano avuto un principio,<br />

che la loro vita ha un rapporto col tempo sconvolge tutte le categorie del nostro pensiero. Se<br />

pensassimo a quello durante il giorno, io credo non sapremmo più trovare la ragione di vivere.<br />

Pensate! La vita dell’universo precaria! Da quando siamo nati, abbiamo considerato come immutabile<br />

almeno quello ch’è sopra di noi… Se pensiamo che l’universo è provvisorio, lo sgomento ci strozza. E<br />

che cosa c’è prima e dopo di esso?<br />

- Cara, c’è quello che, dal tempo dei pastori caldei ad oggi, tutti chiamiamo Dio!<br />

- E noi che cosa siamo, che cosa rappresentiamo nel mondo?<br />

- Nulla… il palpito di un istante!…<br />

- Nulla – stava per ripetere sbigottita la mia compagna; ma la sua voce si spense in un singulto di<br />

spavento.<br />

Una grossa stella sopra la nostra testa parve staccarsi e precipitarci addosso. Segnò il cielo di una<br />

striscia luminosa e dileguò dietro le rocce come un razzo. Seguì uno scoppio a cui risposero gli echi<br />

della montagna.<br />

- È un bolide? – chiese la mia amica.<br />

- Sì, un bolide, il frammento di una stella.<br />

- Dov’è caduto?<br />

- In qualche valle vicina.<br />

Rimanemmo silenziosi. Intorno a noi la montagna pareva vivere di una vita formidabile. Di quando in<br />

quando il silenzio era rotto da voci strane, da rombi, da lamenti misteriosi. La fantasia si eccitava, la<br />

sensibilità era acuita fino allo spasimo. Ad ogni ronzio, ad ogni sibilo, ad ogni fruscio trasalivamo<br />

smarriti. Il passaggio di un insetto nell’aria ci atterriva. Provavamo un senso di annientamento e<br />

guardavamo sopra di noi la sterminata pagina aperta, sulla quale tentavamo invano di leggere qualche<br />

cosa di preciso e d’intelligibile.<br />

Rimanemmo a lungo così, stretti l’uno all’altra come due bimbi smarriti, con la sua guancia sulla mia.<br />

E mai la vicinanza di una donna mi era parsa tanto solidale e tanto pura quanto in quella notte, col<br />

cuore e la mente occupati e attratti da una così misteriosa ansia e da una così intensa elevazione<br />

spirituale.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (88 di 114) [03/09/2002 19.26.02]

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