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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
Quando udì il passo di lei che si avvicinava si volse, e poiché la Dores giunta davanti alla cattedra<br />
rimase muta per qualche tempo, egli la chiamò per nome:<br />
- Signorina Nella… - sì sono io, signor professore – fece la ragazza soffocata dalla emozione, - sono<br />
venuta per… sì … per vedere se ha bisogno di qualche cosa se ha ancora bisogno di me…<br />
Il professore sorrise, con un visibile sforzo di mostrarsi disinvolto.<br />
- Venga qua – disse – mi dia le mani come quando recitavamo la lezione.<br />
La signorina Dores porse le mani. Il cuore le si divincolava nel petto come una piccola bestia<br />
catturata.<br />
- La ringrazio, figliola, la ringrazio proprio di cuore delle affettuose premure che ha sempre avuto per<br />
me. Veda di far bene gli esami e fatemi conoscere l’esito. Che cosa pensa di fare, conseguito il<br />
diploma, la insegnante? – Non so professore – rispose la ragazza – forse sì.<br />
- Bene. Se farà l’insegnante si ricordi che quella è una missione alta e nobile.<br />
Si arrestò un istante pensieroso, poi serrandole le mani più forti, aggiunse : - Che se voi invece foste<br />
chiamata ad una missione : - più dolce e più dolce, quella della madre! Arrovesciò ancora la testa con<br />
un sospiro profondo e rimase come assorto in un tormentoso pensiero. Seguì un silenzio lungo,<br />
inesplicabile. Nell’aula entravano per i finestroni i garriti dei passeri e il rombo sordo della strada.<br />
La signorina Dores, sbigottita, ansante sentiva un tremenda voglia di scappare. Avrebbe voluto essere<br />
lontana mille miglia, e per tutto l’oro del mondo non avrebbe data quella emozione che la<br />
sconvolgeva tutta.<br />
Ruppe il silenzio lei per uscire da quell’orgasmo, ed anche per togliere lui dalla pena, perché vedeva<br />
che soffriva.<br />
- Professore – disse – quale che sia il mio avvenire, io mi ricorderò sempre di lei, e avrei tanto caro<br />
che lei si ricordasse di me qualche volta.<br />
Il professore si riscosse come da un sogno: "Sì, cara, io mi ricorderò sempre di lei. La ricorderò come<br />
posso. Ricorderò la sua voce, le sue manine, il rumore dei vostri passi, che mi era diventato familiare,<br />
e certo amerei tanto ricordare il suo viso. Oh, si tanto! Ma come fare?".<br />
Rimase un istante perplesso, poi lasciò andare le mani di lei e, brancolando con le sue cercò il viso.<br />
- Lasci disse con voce alterata – lasci che io la veda col toccare delle mani. Oh, sa, le mie mani sono<br />
fedeli, più fedeli degli occhi. Non dimenticheranno più.<br />
Dopo averle stretto il bel viso ovale fra le palme, cominciò a scorrervi sopra con le dita ansiose: - Così<br />
– mormorava come estatico – così vi avevo immaginato, così bella e soave. Con quanta gioia la<br />
ricorderò.<br />
La signorina Dores credeva di soffocare. Ora mi bacia – diceva tra sé – mi bacerà sulla bocca, ed io<br />
gli cadrò fra le braccia. Ma il professore, dopo essere rimasto per qualche istante col viso di lei fra le<br />
mani, come assorto, la congedò bruscamente.<br />
- Vada, figliola, addio. Sia felice.<br />
- Addio – pronunciò senza voce la signorina Dores – e uscì a precipizio.<br />
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