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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Quell’esserino così fragile, che non avrebbe potuto vivere un giorno senza le cure della sua mamma,<br />

diventava ora per lei una forza protettrice, il presidio del suo avvenire.<br />

Si erano conosciuti durante l’altra guerra.<br />

Lui era ufficiale di fanteria e aveva preso una camera nella sua casa dove da alcuni anni, da quando<br />

era morto suo padre, una camera era sempre subaffittata o a militari o a studenti.<br />

Angelica in quel tempo andava a fare scuola in una frazione vicina a Milano, dove si recava tutti i<br />

giorni in tranvai o, quando il tempo lo permetteva, in bicicletta.<br />

I due giovani si vedevano poco, ma fin dal primo giorno si erano piaciuti reciprocamente. Lui era<br />

bruno, alto come un granatiere, coi capelli neri e lisci, due baffetti fini e gli occhi intelligenti.<br />

Parlava bene, con l’accento romano che è nello stesso tempo maschio e gentile, e quando rideva<br />

mostrava una magnifica dentatura da lupo. Era anche compito, serio, affabile nel trattare, non dava la<br />

minima noia per la camera, e qualche volta, invitato dalla mamma, veniva in tinello a fare quattro<br />

chiacchiere e a prendere una tazza di caffè.<br />

L’Angelica, quando quel giovane era con loro, non aveva mai voglia di andare a letto. Anche lui ci<br />

stava volentieri, e di quando in quando le allungava uno sguardo morbido, significativo, che sembrava<br />

un braccio teso per cingerla alla vita.<br />

Finirono con l’innamorarsi e diventarono amanti. Poi lui era partito e mentre si trovava sul Piave, era<br />

nato il bambino.<br />

Le prime amarezze e i primi dubbi incominciarono quando, alla fine della guerra, egli era stato<br />

congedato ed era ritornato a Roma senza neppur venire a vedere il figlio che non conosceva ancora.<br />

Questo aveva molto impressionato lei e la madre, ma la corrispondenza epistolare era continuata tra i<br />

due affettuosa e frequente. Le lettere di lui erano preoccupate, perché diceva di essere alla ricerca di<br />

un impiego, senza il quale non si sentiva di crearsi una nuova famiglia.<br />

Finalmente, dopo circa un anno, fece sapere che era stato assunto come straordinario in un Ministero<br />

in via del Seminario.<br />

Dopo quella lettera scrisse ancora per qualche mese, lettere sempre più rare e meno espansive, poi<br />

bruscamente si era taciuto, e lei non aveva più avuto notizie di lui.<br />

Che cosa era avvenuto? Per spiegare quell’improvviso silenzio, Angelica e sua madre avevano<br />

formulato le ipotesi più pietose. Avevano scritto, riscritto, telegrafato. Tutto inutile, nessuno<br />

rispondeva più. Allora, dopo lunghe discussioni, avevano deciso che la giovane si recasse<br />

personalmente a Roma, portando con sé il bambino.<br />

- Voglio vedere – aveva detto Angelica – se quando vedrà suo figlio, avrà il coraggio di lasciarmi. Ma<br />

non lo farà, mamma vedrai. È troppo buono e un pochino di bene lo vuole anche a me.<br />

La mamma l’aveva lasciata partire con il cuore nero, ed ora Angelica era alle porte di Roma. Intanto si<br />

era fatto giorno chiaro.<br />

I quattro passeggeri rimasti con Angelica nello scompartimento si erano alzati sbadigliando, avevano<br />

tirate le tendine, abbassato uno spiraglio dei vetri e l’aria frizzante del mattino aveva cominciato a<br />

circolare, mescolando all’odore del fumo e del rinchiuso un sentore buono di erbe nuove e di piante in<br />

fiore.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (76 di 114) [03/09/2002 19.26.02]

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