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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
Allora vuoi proprio partire?<br />
ODILIA – FANCIUL<strong>LA</strong> NORDICA<br />
Sì – rispose lei, sollevando appena le ciglia sui grandi occhi verdi come le foglie del limone.<br />
Parto stasera col diretto delle 8,30 per Napoli.<br />
E dove andrai?<br />
Mi fermo a Roma due o tre giorni, per salutare un pastore del mio paese; poi mi recherò a Chézers, in<br />
Svizzera, dove ho un caro amico che mi attende da parecchio tempo.<br />
E poi?<br />
Starò con lui una quindicina di giorni e dopo andrò ad Insbruck. Un mio compagno di scuola è medico<br />
là. In una casa di salute, e mi ha scritto che desidera tanto vedermi. Anche lui mi aspetta da tanto.<br />
E poi? Da Insbruck passerò a Monaco, dove ho un altro amico fabbricante di birra; e da Monaco<br />
finalmente tornerò al mio paese. Vi troverò già la neve e con gli sport invernali riprenderò il mio<br />
lavoro.<br />
Sai che sono già stanca del tuo sole?<br />
Il giovane abbassò la testa con un’espressione disperata, e continuò ad arrotolare meccanicamente<br />
sulla tovaglia delle briciole di pane. Poi chiese ancora, ma timido: - Come va hai tutti codesti amici<br />
sparsi per il mondo?<br />
- Come va? – fece la donna.<br />
È semplicissimo. Io viaggio sempre, e dovunque vado conosco delle persone, che diventano miei<br />
amici.<br />
Tu non sei uno di questi? Come ho conosciuto te…<br />
- Ah come hai conosciuto me…<br />
La fissò un istante negli occhi e poi abbassò il capo, perché l’altra non leggesse nei suoi occhi lo<br />
smarrimento.<br />
Quelli di lei, così grandi e belli, erano tranquilli, indifferenti come quel dolce cielo settembrino che si<br />
stendeva sul loro capo.<br />
Guardavano un po’ trasognati verso occidente dove la cima dell’Etna, fumava in una nebbiolina<br />
d’opale, si profilava appena in lontananza come nel delicato disegno di una stampa giapponese.<br />
I due giovani erano seduti sul terrazzo dell’albergo a Reggio Calabria, e avevano appena finito di fare<br />
colazione. La giornata era bella, ma il cielo dietro la giogaia dei monti siciliani, aveva quella<br />
trasparenza caratteristica dei cieli di settembre, in cui pare rispecchi già la malinconia dell’autunno<br />
imminente.<br />
Lungo i fili telegrafici, che si disegnavano sul mare sottostante alcune rondini meriggianti sembravano<br />
note musicali tracciate sopra un gigantesco pentagramma, e di quando in quando, spollinando, fra i<br />
beccucci le penne delle ali e della coda forcuta, pareva le affilassero a lungo il volo del ritorno. Invano<br />
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