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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Finalmente la giornata propizia venne e partimmo. Dato che l’altra coppia – marito e moglie – era<br />

perfetta, la signorina sarebbe stata la mia compagna.<br />

Essa non era bella. Aveva trent’anni e già si avvertiva sul suo volto e in tutta la sua persona quella<br />

specie di languore, che a quell’età, somiglia un po’ al languore dei fiori che soffrono per mancanza di<br />

umore.<br />

Ma era assai simpatica e aveva un modo di trattare tra il gentile e il riservato: il segreto di quelle<br />

femminilità ardenti e insieme pudiche, che covano in certi caratteri come un fuoco nascosto. Io la<br />

accettai volentieri come compagna. Mi lusingava un poco la curiosità di esplorare il suo intimo, quasi<br />

direi di tentare la sua scoperta.<br />

La salita fino alla baita fu piacevolissima. La mia compagna parlò con me a lungo, ilare, spigliata e<br />

con una insospettata libertà. Si fece sorreggere nei passi difficili; durante la sosta per la colazione<br />

mangiò il pane che io le spalmai di burro e marmellata e volle che bevessi l’acqua freschissima nel<br />

cavo delle sue mani. Ripresa la marcia, dopo un pisolino sull’erba, giungemmo davanti alla baita che<br />

il sole scompariva dietro gli scheggioni della montagna. Le mucche affluivano scampanando alla<br />

stalla, e due giovani sull’uscio sorvegliavano con in mano i secchi per la mungitura.<br />

Noi ci arrestammo trafelati davanti ad una specie di lago scuro, denso, che stagnava in una conca di<br />

sassi davanti alla stalla, e il mio amico salutò il padrone in quella specie di patois tedesco, che in<br />

quell’alta valle valdostana è il linguaggio familiare dei valligiani.<br />

Fummo accolti festosamente, ma la mia compagna guadagnava con una certa apprensione il lago<br />

graveolente, dal quale si sprigionava un acre e potente fetore. Era la concimaia…<br />

- È questo il rifugio dove dormiremo questa notte? – mi chiese.<br />

- Questo… perché?<br />

- Perché non so come faremo a dormire con questa puzza orrenda.<br />

- Vedrete che dentro la baita non l’avvertiremo più.<br />

Di fatti, come vi entrammo, fummo assaliti da un nuovo forte odore, quello della zangola, e da quello<br />

nativo del latte, che si mischiava con l’odore della resina esalante dal camino acceso.<br />

Ci fu offerto del latte tiepido, appena munto, tutto profumato di erbe aromatiche; noi mettemmo fuori<br />

le nostre provviste e la cena fu deliziosa. Poi fumammo delle sigarette, davanti a un bel fuoco, e<br />

quando il padrone e i figli ci lasciarono per manipolare il latte, il mio amico disse: "Adesso, ragazzi,<br />

vi offro il più straordinario spettacolo che sia al mondo: una notte in alta montagna. È uno spettacolo<br />

che bisogna vedere e godere da soli.<br />

- Ah… no – fece la mia compagna allarmata – e si attaccò al mio braccio – io da sola non ci sto, ho<br />

paura.<br />

Il mio amico rise: - Signorina… la donna non è che la metà dell’uomo. Quando un uomo e una donna<br />

sono insieme, non formano che una persona sola. Arrivederci a dopo lo spettacolo…<br />

Prese la moglie sottobraccio e uscì all’aperto. Io e la signorina lo seguimmo ma, giunti sul prato<br />

davanti alla baita, ci arrestammo smarriti.<br />

Il buio era denso, quasi palpabile…<br />

- Dove andiamo – chiese la giovane – stringendosi a me senza esitanza. – Qui vicino c’è l’odore della<br />

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